Gli sviluppi sull'inchiesta

“Agenda rossa e borsa di Borsellino consegnate al procuratore Tinebra”, la nota dell’ex questore La Barbera

Perquisizioni nelle case dell’ex procuratore di Caltanissetta affiliato alla massoneria. Gli inquirenti al lavoro sul depistaggio hanno ritrovato in un faldone la nota dell’ex poliziotto

Giustizia - di Paolo Comi

27 Giugno 2025 alle 17:00

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Foto LaPresse Torino/Archivio storico Storico 1992
Foto LaPresse Torino/Archivio storico Storico 1992

L’agenda rossa di Paolo Borsellino non è stata trovata a casa dei familiari dell’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra. A distanza di oltre 30 anni dalla morte del magistrato siciliano, la procura di Caltanissetta ha disposto ieri delle perquisizioni per cercarla. Secondo alcune testimonianze, l’agenda sarebbe stata presa in consegna proprio da Tinebra, morto 8 anni fa.

A dirlo, in una annotazione di servizio datata 20 luglio 1992 – il giorno dopo la strage di via D’Amelio – era stato l’allora capo della squadra mobile di Palermo, poi promosso questore, Arnaldo La Barbera. L’annotazione, di cui si ignorava l’esistenza, era stata acquisita dai magistrati nisseni che stanno indagando sulla sparizione di questa agenda nella quale il magistrato era solito annotare appunti relativi alle sue inchieste più delicate. Di quella relazione, però, non c’era traccia alla Procura di Caltanissetta: pur essendo stata regolarmente protocollata e firmata, non era mai stata trasmessa ai pm, rimanendo per oltre trent’anni in un faldone dell’archivio della Questura del capoluogo siciliano. L’annotazione era stata già utilizzata per motivare il provvedimento di perquisizione domiciliare nei confronti di Serena La Barbera, figlia del dirigente della polizia e di sua moglie. Un supertestimone, il padre di un’amica di Serena, avrebbe riferito una confidenza della figlia.

“La mia amica Serena non si sente più di tenere una cosa di suo padre, che è morto nel 2002, era il questore di Palermo Arnaldo La Barbera. Potresti conservarla tu?”, le parole della ragazza. “Mia figlia – aveva dichiarato il testimone – mi ha raccontato anche un’altra confidenza di Serena La Barbera: sua madre, su indicazione fornita dal marito prima di morire, ha usato la documentazione che nascondevano per fare assumere la figlia ai servizi di sicurezza”. Per la sparizione dell’agenda venne indagato l’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli. L’ufficiale venne immortalato con in mano la borsa di Borsellino. La foto, scattata tra le 17,20 e le 17,30 del 19 luglio 1992, fu scoperta casualmente solo nel 2005. Dopo la sua pubblicazione venne aperta un’inchiesta e Arcangioli, nel 1992 in servizio al Nucleo operativo del comando provinciale di Palermo, finì indagato per il furto dell’agenda da cui sarà prosciolto definitivamente nel 2009.

Nella sentenza d’appello del processo Borsellino Quater a Caltanissetta i giudici dedicarono un capitolo alla sparizione dell’agenda, evidenziando le “molteplici contraddizioni fra le deposizioni dei vari testi esaminati”. Pur prendendo atto dell’assoluzione di Arcangioli, poi promosso generale, i giudici nisseni ne sottolinearono il comportamento “molto grave”. Arcangioli aveva ammesso la circostanza, scrissero i magistrati, “senza fornire alcuna spiegazione plausibile del suo comportamento, poco chiaro, limitandosi a dichiarare che la borsa in questione – dal suo punto di vista – in quel momento, era un oggetto di scarsa o nulla rilevanza investigativa e che non ricordava alcunché”. Per i giudici si trattò di un’affermazione “scarsamente credibile” e anche “in palese contraddizione con la circostanza che il teste, in quel contesto così caotico e drammatico, si premurava di prelevare la borsa dalla blindata, guardando all’interno della stessa”. I nuovi sviluppi dell’inchiesta hanno anche permesso di appurare che Tinebra era affiliato ad una loggia massonica con sede a Nicosia. Si aprono scenari inquietanti sugli ultimi giorni di Borsellino, quanto mai osteggiato in quel periodo dai suoi ex colleghi.

27 Giugno 2025

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