Economia a rischio collasso
Quanto costa la guerra in Iran e Gaza ad Israele: i conti sotto pressione tra spese militari, danni e crollo della produttività
Esteri - di Carmine Di Niro

La pressione su Israele non è solo quella militare, con le difese aeree dello Stato ebraico che hanno mostrato prime sensibili crepe di fronte all’offensiva scatenata dall’Iran in reazione agli attacchi avvenuti nella notte tra giovedì e venerdì 13 giugno con l’obiettivo di mettere KO il programma nucleare della Repubblica Islamica.
A Tel Aviv il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu deve fare i conti con un secondo problema non di poco conto: la tenuta economica del Paese.
L’apertura di un secondo fronte di conflitto dopo quello in corso ormai dall’8 ottobre 2023 nella Striscia di Gaza, che fino alla scorsa settimana aveva impegnato larga parte delle forze militari israeliane, mosse sullo scacchiere mediorientale dal governo Netanyahu anche contro Hezbollah in Libano, rischia di provocare il collasso dell’economia nazionale
“Il fattore principale che determinerà davvero il costo della guerra sarà la sua durata”, ha spiegato al Wall Street Journal Karnit Flug, ex governatrice della Banca d’Israele e ora ricercatrice senior presso il think tank Israel Democracy Institute di Gerusalemme. Flug ha affermato di ritenere che l’economia israeliana possa sostenere una campagna di breve durata. “Se dura una settimana, è un conto. Se dura due settimane o un mese, è tutta un’altra storia”, l’opinoine di Flug.
C’è poi chi ha provato a fare i conti in tasca allo Stato ebraico, a capire ad oggi il costo delle operazioni militari. Secondo The Economic Times, testata indiana in lingua inglese del gruppo The Times, Israele ha speso per il conflitto a Gaza un totale di 67 miliardi di dollari, oltre a 735 milioni al giorno per l’Iran.
Un rapporto di Ynet News cita invece generale Réem Aminach, ex consulente finanziario dell’Idf: le prime 48 ore sono costate 5,5 miliardi di shekel, ovvero 1,45 miliardi di dollari. Ora Israele spende ora circa 2,75 miliardi di shekel, ovvero 725 milioni di dollari al giorno, in operazioni militari dirette nel conflitto iraniano.
Ne deriva che il bilancio di Israele è sottoposto ad uno stress senza precedenti: il budget del ministero della Difesa è quasi raddoppiato in soli due anni ed assorbe ora quasi il 7% del Pil di Israele, secondo solo all’Ucraina a livello globale.
Per gli altri settori dell’economia il rischio se il conflitto proseguirà è di andare incontro ad un disastro: i servizi pubblici come sanità ed istruzione saranno i primi ad essere colpiti dai tagli. A fronte di ulteriori spese per la Difesa, il Paese deve fare poi i conti col drastico calo della produttività: numeri legati al richiamo in servizio dei riservisti, circa 300mila quelli a disposizione dello Stato ebraico, che devono lasciare i propri lavori per arruolarsi nuovamente nell’IDF, per molti anche in prima linea nei combattimenti.
Non ultima la questione legata ai danni subiti negli attacchi portati avanti da Hamas ed Iran. Eyal Shalev, ingegnere strutturale chiamato a valutare i danni alle infrastrutture civili, ha sottolineato al Wall Street Journal che centinaia di edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati e la loro ricostruzione o riparazione costerà centinaia di milioni di dollari.