La denuncia e il video della Rete No Cpr
Cpr Gradisca è la Guantanamo italiana: ecco cosa succede
Nelle immagini un uomo inseguito dagli agenti. Interrogazioni di Avs e Pd, Serracchiani: “Condizioni estreme, il centro va chiuso”.
Cronaca - di Angela Stella

Un uomo che corre disperato tra le celle del Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), addosso solo un paio di slip azzurri, viene rincorso da agenti di polizia in tenuta antisommossa, lo raggiungono con i manganelli in mano, lo circondano e lo strattonano, poi di peso lo portano in una stanza attigua. Per la rete No Cpr – che ha diffuso video e immagini filtrati dal centro di detenzione amministrativa friulano – lo straniero sarebbe stato vittima di un pestaggio.
Per la questura di Gorizia, invece, nessuna violenza, come spiega in una nota: “La sera del 5 giugno, durante una rivolta con incendi appiccati dagli ospiti nella cosiddetta ‘zona blu’, il personale della Polizia di Stato, con il supporto della Guardia di Finanza, è intervenuto per ripristinare l’ordine e garantire la sicurezza del personale dell’Ente Gestore impegnato nello spegnimento dei roghi. Gli operatori sono stati oggetto di lanci di bottiglie, frutta e altre suppellettili, e hanno dovuto fronteggiare azioni coordinate di disturbo. In questa fase gli ospiti sono stati fatti rientrare nelle rispettive camere, come documentato da un video che mostra un soggetto a torso nudo accompagnato nella propria stanza”. Inoltre “questo momento è distinto da un secondo episodio, in cui lo stesso ospite appare disteso a terra e bagnato, come risulta da altri video e fotogrammi. Circa un’ora dopo – si legge ancora nella nota della Questura – lo stesso straniero si è fatto medicare presso l’infermeria del Cpr. Secondo quanto da lui riferito e registrato agli atti, la ferita riportata (una lesione superficiale di 2 cm al capo) è stata causata da una caduta accidentale”. “Dunque – concludono dalla Questura – non c’è stato alcun pestaggio”.
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Vedremo gli sviluppi della vicenda. Resta comunque il fatto che come denunciato ieri dalla Rete no Cpr, ma in passato anche da altri organismi, “nel Cpr di Gradisca d’Isonzo le condizioni di vita sono in progressivo peggioramento, così come la qualità del cibo. A questo si aggiunge una sospetta epidemia di scabbia, che sta via via contagiando i trattenuti. In questo quadro, si registra una dura repressione, con azioni violente da parte delle forze dell’ordine”. Il partito democratico prima della nota della Questura aveva preannunciato la presentazione di una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
“Un episodio molto grave da chiarire presto e in ogni aspetto. Denunciamo ancora una volta la situazione di degrado insostenibile del Cpr di Gradisca in cui mi sono recentemente recata per una visita ispettiva”, ha detto la responsabile giustizia dem Debora Serracchiani che ha proseguito: “Il centro va chiuso per le condizioni di vita e di lavoro estreme. Ho presentato con altri colleghi una interrogazione affinché venga fatta luce sull’evento oggetto dei video e vengano prese tutte le misure necessarie affinché fatti simili non accadano più”. “Il video mostra quel che accade quasi quotidianamente in quel luogo di disperazione e violenza dove sono al limite – ha concluso la responsabile Migrazioni del Pd Fvg ed ex sindaca della città isontina Linda Tomasinsig – le condizioni della struttura che da settimane è al centro di proteste, danneggiamenti e atti di autolesionismo”.
A chiedere una spiegazione al responsabile del Viminale anche Angelo Bonelli, parlamentare AVS: “Quanto accaduto nel CPR di Gradisca d’Isonzo va immediatamente chiarito dal Governo, e lo chiedo con un’interrogazione parlamentare urgente. La risposta alle proteste per le condizioni igieniche da parte di persone che, a tutti gli effetti, sono detenute nei CPR non può essere rappresentata dai manganelli”. Secondo il parlamentare di +Europa Riccardo Magi, il “andava chiuso e che va chiuso. Peccato però che questo inferno è esattamente il modello che piace al governo Meloni, che vuole esportare all’estero e replicare come avvenuto in Albania”.
Per Gianfranco Schiavone, presidente dell’Ics (Consorzio italiano di solidarietà), “ci troviamo di fronte a una situazione da tempo fuori controllo che non mi stupisce: tutti gli studi e tutti i rapporti di questi anni, da ultimo quello del Comitato Europeo contro la tortura, hanno messo in luce le stesse identiche cose. I Cpr sono luoghi di violenza nei quali non è possibile rispettare lo Stato di diritto” e ha spiegato ancora: “per loro natura quelli dei Cpr sono luoghi dove le regole di gestione all’interno non sono affidate a una normativa di dettaglio, dove diritti e doveri del trattenuto, modalità di gestione e di azione da parte delle forze dell’ordine non sono regolati in base a una norma primaria, come nel regolamento penitenziario – ha aggiunto – Non esiste nemmeno una magistratura di sorveglianza, pur essendo, a tutti gli effetti, luoghi di privazione delle libertà, che non è affatto breve, visto che le detenzioni attuali sono ormai assimilate a quelle penali”.
Come tanti altri Cpr, anche quello di Gradisca è caratterizzato da condizioni disumane e degradanti. Come denunciato anche da Action Aid “dal 2019, il Cpr di Gradisca è stato teatro di numerose rivolte scatenate dalle deplorevoli condizioni di detenzione. Condizioni che hanno guadagnato alla struttura il soprannome di ‘Guantanamo italiana’”. Tra il 31 maggio e l’1 giugno due persone detenute nel Cpr avrebbero tentato il suicidio. Proprio di qualche giorno fa era stato l’appello della Società italiana di medicina delle migrazioni alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri affinché “si proceda nell’immediato alla chiusura dei Cpr e all’apertura di un dibattito a livello europeo per l’abolizione della detenzione amministrativa, in quanto realtà patogene per le persone migranti, di cui violano i diritti fondamentali e mettono a rischio la salute e la vita”.