La denuncia
Cpr di Gradisca, inseguito dai poliziotti in tenuta antisommossa e poi pestato: scene horror nel centro per “trattenuti”

Inseguito mentre indossa soltanto l’intimo da agenti in tenuta antisommossa, quindi raggiunto e portato a forza dentro una stanza: qui il video non riprende quanto accade ma è l’audio ad essere evidente, con rumori fortissimi e le grida di dolore provenienti da quella stanza.
Scene riprese in un filmato girato all’interno del Cpr di Gradisca d’Isonzo, il Centro di permanenza per il rimpatrio in provincia di Gorizia, che come le altre strutture simili sparse per l’Italia è da tempo al centro delle polemiche per le condizioni disumane in cui sono costretti gli “ospiti” al loro interno, persone che non hanno commesso alcun reato ma che semplicemente sono senza documenti.
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A diffondere il video è stata la rete ‘No ai Cpr’: in un secondo filmato si vede il prosieguo di quella prima scena, con l’uomo a terra, viso e capo insanguinanti. Qualcuno gli solleva la testa e l’uomo, steso su un pavimento bagnato e sporco, appare quasi incosciente.
Agli attivisti che da tempo chiedono la chiusura dei Cpr arrivano decine di segnalazioni di questo tipo: nei Cpr le condizioni sono ormai al limite tra abusi, condizioni igieniche deficitarie, cibo scarso e assistenza medica inesistente o quasi. Nel Cpr di Gradisca in particolare, denuncia la rete ‘No ai Cpr’, “le condizioni di vita sono in progressivo peggioramento, così come la qualità del cibo. A questo si aggiunge una sospetta epidemia di scabbia, che sta via via contagiando i trattenuti. In questo quadro, si registra una dura repressione, con azioni violente da parte delle forze dell’ordine”.
Sui fatti di Gradisca il portavoce dei Verdi e parlamentare di AVS Angelo Bonelli ha chiesto una interrogazione urgente al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi “Quanto accaduto nel Cpr di Gradisca d’Isonzo va immediatamente chiarito dal Governo, e lo chiedo con un’interrogazione parlamentare urgente. La risposta alle proteste per le condizioni igieniche da parte di persone che, a tutti gli effetti, sono detenute nei Cpr non può essere rappresentata dai manganelli”, si legge in una nota di Bonelli, che definisce quanto visibile dal video come “inaccettabile per uno Stato di diritto”.
Anche nei Cipr, che formalmente non sono strutture di detenzione ma di trattenimento, verrà applicata la stretta securitaria imposta dal governo Meloni col decreto Sicurezza: chi è rinchiuso in un Cpr non ha commesso alcun reato ma potrà vedersi applicato il reato di rivolta carceraria, anche di resistenza passiva, in caso di proteste. Il risultato? Passare dal Cpr al carcere, o vedere le proprie procedure di rimpatrio accelerate.
L’Ansa dà invece voce a “fonti investigative” a conoscenza del caso, che riferiscono come l’uomo ripreso nel video non ha al momento sporto denuncia. Dai vertici delle forze dell’ordine, aggiunge l’agenzia, traspare “indignazione” per le modalità prescelte per la diffusione della notizia e del video. “La trasparenza delle istituzioni è testimoniata dalla concessione del telefonino a tutte le persone trattenute nel centro – dicono gli investigatori locali – che pertanto possono filmare qualsiasi momento della giornata. Nel caso specifico, si nota il personale mentre scorta l’ospite in un’altra stanza. Perché non sono state diffuse anche le immagini successive? C’è poi una seconda ripresa, del tutto distinta, della presunta vittima sanguinante, lasciando ipotizzare che la causa sia un pestaggio di cui non c’è traccia“.