Il caso dell'anarchco

Pene-vendetta per gli anarchici che manifestarono per Cospito

Il Tribunale di Milano ha condannato 10 anarchici a pene tra 1 anno e 6 mesi e 4 anni e 7 mesi di reclusione per gli incidenti scoppiati nella manifestazione.

Cronaca - di Frank Cimini

18 Giugno 2025 alle 14:00

Condividi l'articolo

Foto di Marco Ottico/Lapresse
Foto di Marco Ottico/Lapresse

La vendetta. Pene pesantissime per gli anarchici che parteciparono al corteo di solidarietà con Alfredo Cospito l’11 febbraio di due anni fa mentre era in corso il lunghissimo sciopero della fame per protestare contro l’articolo 41 bis del regolamento penitenziario. Il Tribunale di Milano ha condannato 10 anarchici a pene tra 1 anno e 6 mesi e 4 anni e 7 mesi di reclusione per gli incidenti scoppiati nella manifestazione.

In alcuni casi le condanne sono superiori a quelle richieste dai pm Leonardo Lesti e Francesca Crupi in relazione alle accuse di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, danneggiamento e travisamento per aver messo in atto tattiche di “guerriglia urbana con imbrattamenti di banche e negozi, il danneggiamento di due auto, il lancio di bombe carta e petardi e l’accensione di fumogeni per permettere il travisamento di altri soggetti”. In pratica è come se il Parlamento avesse già approvato quella legge ipotizzata da tempo soprattutto dai sindacati di polizia sul “terrorismo di piazza”. Durante la lettura della sentenza ci sono state grida e slogan. “Non siete i buoni e non lo sarete” scandiva un ragazza.

I giudici ordinavano lo sgombero dell’aula. Gli avvocati Mauro Straini e Eugenio Losco commentano il verdetto parlando di “pene esemplari, sproporzionate rispetto alla reale dimensione dei fatti. Non si è tenuto conto delle ragioni della protesta e nemmeno delle ingiustizie imposte dal 41bis”. A 9 imputati non sono state concesse le attenuanti generiche dai giudici che hanno sposato in toto la tesi dei pm, i quali avevano parlato in requisitoria di “scarsa collaborazione nel processo”. “Nessuno chiede abiure” avevano detto i magistrati, che però accusavano gli imputati di non aver offerto contributi processuali e li “rimproveravano” per essersi avvalsi della facoltà di non rispondere negli interrogatori davanti al gip. L’esercizio di un diritto sacrosanto è diventato un’aggravante.

I pm, assumendo anche il ruolo di critici di moda, spiegavano che gli imputati erano vestiti “in modo aggressivo”. Insomma la sentenza emessa ieri mattina arriva a conclusione di un processo emergenziale, celebrando di fatto una repressione senza sovversione perché il quadro generale non è certo quello di 40-50 anni fa. Il mandante morale di quel corteo viene considerato Alfredo Cospito che aveva sfidato il 41bis non tanto e non solo per sé quanto per gli altri 700 e passa reclusi torturati.

18 Giugno 2025

Condividi l'articolo