Ombre sul decesso

Morto nel Cpr di Brindisi, hanno nascosto il cadavere: cosa è successo ad Abel?

Nigeriano, 35 anni, Okubor ha perso la vita nella notte tra l’1 e il 2 maggio. Al deputato dem in visita nel lager non è stata fornita alcuna spiegazione...

Cronaca - di Angela Nocioni

6 Maggio 2025 alle 15:00

Condividi l'articolo

Morto nel Cpr di Brindisi, hanno nascosto il cadavere: cosa è successo ad Abel?

Abel Okubor è morto rinchiuso nel Centro per il rimpatrio di Restinco, vicino Brindisi, aveva 35 anni e veniva dalla Nigeria. È morto, per ragioni tutte da indagare, nella notte tra il primo maggio e il 2. Di quel cadavere sul lettino del lotto A nulla è stato detto a un deputato andato in ispezione qualche ora dopo nel Cpr.
A Claudio Stefanazzi, del Pd, che era lí assolvendo al dovere di controllo delle condizioni in cui lo Stato tiene le persone private di libertà (dovere proprio di tutti i parlamentari e assolto da pochissimi) quel cadavere è stato nascosto.

Ha detto Stefanazzi: “La sensazione è stata, come ogni volta che ci vado, che lí dentro ci sia una assenza di vita ad eccezione di quella biologica. Anche stavolta nelle camerate le persone detenute dormivano, alle 11. Anche stavolta mi è stato riferito che la percentuale di quelli che devono ricorrere a psicofarmaci è di oltre il 50%. Da quando poi il governo ha trasformato il centro in Albania in un Cpr è iniziata una specie di lotteria. Dopo l’ordine da Roma vengono pescati dal mazzo ragazzi con storie diverse, con problemi differenti. E spediti lì senza che sappiano che stanno andando in un altro Paese. Chi ha un avvocato che lo segue in Italia non lo può contattare prima di sbarcare in Albania. Poche ore prima che arrivassi nel Cpr era morto un uomo. Nessuno me l’ha detto. C’era il personale sanitario quando ha avuto il malore? Si poteva fare qualcosa per salvarlo? Vedremo se qualcuno risponderà all’interrogazione parlamentare che depositerò. La cosa incredibile è il silenzio. Cosa stanno nascondendo? Per una cosa del genere cade un ministro. Anche tra i lavoratori del centro, poi, c’è un clima orrendo. I migranti che vengono trasferiti in Albania lo vengono a sapere cinque minuti prima del trasferimento”.

Denuncia la rete Mai più lager – No ai Cpr: “Il centro di Brindisi Restinco è uno di quelli dai quali non siamo riusciti ad avere mai notizie, tanto è ermeticamente chiuso ogni spiraglio che possa lasciare intravedere quella che ha tutti i presupposti per essere una delle più terribili realtà di detenzione amministrativa, in un centro isolato e fuori dalla portata di alcun controllo della società civile”. Cosí descrivono il centro di Restinco gli attivisti che i Cpr li hanno studiati tutti per scrivere l’utilissimo libro “Non ci potete rinchiudere, no ai Cpr” curato da Stefano Galieni e Yasmin Accardo: “Il Cpr di Brindisi Restinco come quello di Bari, nasce come Cpt nel 1999 sotto la gestione dalle “Fiamme d’Argento” (carabinieri in pensione) chiuso poi nel 2007 a seguito del lavoro svolto dalla Commissione De Mistura. Viene riaperto 10 anni dopo, come Cpr, sotto la gestione della cooperativa Auxilium. È in aperta campagna, fra la ex stazione ferroviaria di Restinco e la caserma del battaglione San Marco, è parte di un più ampio complesso che ha al suo interno anche il Cpa, centro di prima accoglienza per richiedenti asilo (ex Cara). Si tratta di una gabbia, in cui il visitatore autorizzato entra dopo accurato controllo, sottrazione dei telefoni e sotto lo stretto controllo delle forze dell’ordine. Muri alti e corridoi stretti e poi i blocchi circondati oltre che da sbarre da plexiglas e chiuse in alto da una rete. Asfissia è la parola cui si pensa quando si entra, e si incrocia il cemento, il caldo, il muro delle forze dell’ordine. Dalle testimonianze raccolte non sarebbero rari i pestaggi. Molto usate le stanze di isolamento spacciate per stanze di prevenzione sanitaria. L’attuale gestione del Cpr e del Cpa è ad oggi affidata al Consorzio Hera, società cooperativa sociale insieme all’Agh Resort Ltd. Entrando nel complesso dell’ex caserma, dall’ingresso principale si incontra un cortile asfaltato. Sul lato sinistro ci sono i moduli dell’ex Cara, sul lato destro invece c’è un secondo fabbricato circondato da mura alte 5 metri, a cui si accede da una porta blindata oltre la quale si trova il Cpr.

Subito di fronte all’entrata, c’è un fabbricato in cemento per gli uffici delle forze dell’ordine e l’infermeria. Esternamente invece, dietro il fabbricato sono presenti i moduli abitativi destinati alla reclusione delle persone straniere. Si tratta di 3 lotti, A, B e C, delimitati da cancellate di ferro, con un lucernario in basso, coperto da cellofan, utilizzato per comunicare con i detenuti. Nella parte antistante ogni lotto, vi è un cortile esterno cementato, interamente coperto da reticolato.
In ogni lotto ci sono i letti a castello e i servizi igienici; anche in questo caso i pasti vengono distribuiti e consumati direttamente all’interno dei moduli. Il Cpr di Restinco normalmente ha una capienza di 48 posti: 20 posti nel lotto A, 14 posti per i lotti B e C. Attualmente è in funzione un solo lotto, quello C. Come per Bari, non è previsto alcun tipo di attività e l’accesso al campo sportivo è proibito. Le persone vengono trattenute per mesi in celle sovraffollate, in attesa del giorno del loro rimpatrio, privi di garanzie, costretti a condizioni di vita tali da causare disagi psicologici, atti di autolesionismo, un costante aumento della richiesta di psicofarmaci, tentativi di suicidio”.

6 Maggio 2025

Condividi l'articolo