Medio Oriente in fiamme
Israele pronto a colpire l’Iran, Trump ordina di evacuare personale dalle ambasciate: i negoziati sul nucleare in stallo

Una serie di mosse e suggerimenti, dalla riduzione del proprio personale all’ambasciata di Baghdad, in Iraq, richiamando anche i funzionari non essenziali, al lasciare libertà alle famiglie dei soldati sparsi nelle diverse basi in Medio Oriente di rientrare in patria, che manifesta la chiara precauzione mista a timore degli Stati Uniti di un possibile attacco frontale di Israele in Iran.
Perché Teheran? A collegare le mosse della Casa Bianca ad un nuovo conflitto regionale è quanto accaduto a Vienna, in Austria, sede del consiglio direttivo dell’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica internazionale.
È qui che 19 Paesi hanno votato una risoluzione di censura contro il regime dell’Ayatollah Ali Khamenei in cui sostanzialmente si accusa Teheran di non star rispettando i suoi obblighi in materia nucleare, ovvero lo stop del programma di arricchimento dell’uranio (necessario per costruire l’atomica) oltre i limiti consenti dal Jcpoa, l’accordo siglato tra la parti nel 2016 che aveva portato ad una distensione dei rapporti. Contro la risoluzione dell’Aiea si sono schierati Russia, Cina e Burkina Faso, 11 si sono astenuti e 2 non hanno votato.
Di fronte a questo scenario vi sarebbe la decisione da parte di Israele, che considera l’Iran il suo principale nemico in quanto finanziatore di Hamas ed Hezbollah, di preparare una violenta operazione militare contro il regime di Teheran.
Le tempistiche per ora non sono note, ma i media Usa come New York Times e Cbs News scrivono che ormai da settimane (l’ultima volta lunedì in lunga telefonata) il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è in pressing sulla Casa Bianca affinché gli Stati Uniti forniscano sostegno i raid sul territorio iraniano.
Dall’altra parte in realtà il presidente Donald Trump ha finora sempre mostrato una grossa cautela sul tema del nucleare iraniano, preferendo continuare la strada del negoziato che ad oggi ha visto cinque “round” che non hanno portato grandi risultati: “Ho detto a Netanyahhu che sarebbe inappropriato attaccare in questo momento perché siamo molto vicini a una soluzione”, erano state le parole del tycoon ai cronisti, che però nella giornata di mercledì aveva anche ammesso di “essere sempre meno fiducioso che Teheran possa accettare di rinunciare all’arricchimento dell’uranio”.
Parole seguite dalle minacce di Aziz Nasirzadeh, il ministro della Difesa iraniano: “Se le trattative dovessero fallire e venissimo attaccati, colpiremo le basi americane in Medio Oriente”.