L'ecologista e Bergoglio

Alexander Langer e Papa Francesco: due profeti del green integrale

L’ecologia integrale di cui parla Bergoglio nella sua enciclica più nota e feconda riecheggia quella concepita 25 anni prima da Alexander: “La Terra ci è data in prestito dai nostri fi gli”

Cultura - di Marco Boato

6 Giugno 2025 alle 18:30

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Alexander Langer e Papa Francesco: due profeti del green integrale

Per una coincidenza del tutto casuale, ma diventata emblematica, nella primavera del 2015 il mio libro Alexander Langer. Costruttore di ponti venne pubblicato in piena concomitanza con la diffusione della enciclica Laudato si’ di papa Francesco, dedicata integralmente alla “cura della casa comune” e a quella che Francesco definì la “ecologia integrale” in tutti i suoi aspetti. Quel documento ebbe una grande risonanza a livello mondiale, perché era la prima volta, nella lunga storia della dottrina sociale della Chiesa cattolica (iniziata nel 1891 con l’enciclica Rerum novarum di papa Leone XIII), che una intera enciclica era stata dedicata ai temi dell’ecologia.

Purtroppo il 21 aprile 2025, lunedì di Pasqua, papa Francesco è morto, e in quell’occasione moltissime ricostruzioni giornalistiche del suo pontificato hanno ricordato l’importanza della Laudato si’, oltre alla successiva enciclica Fratelli tutti, pubblicata cinque anni dopo, nel 2020. È assai significativo che il nuovo papa, che gli è succeduto con l’elezione dell’8 maggio, abbia assunto il nome di Leone XIV, proprio in memoria e continuità con quel Leone XIII che era stato l’autore della Rerum novarum. E nella domenica 25 maggio papa Prevost ha pubblicamente ricordato, ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, proprio il decennale della Laudato si’, sottolineandone la grande importanza, ponendosi quindi in esplicita continuità con l’insegnamento del suo predecessore Francesco.

Per la prima volta nella storia della Chiesa, inoltre, con la Laudato si’ del 2015, papa Francesco volle rivolgersi non solo “a tutti gli uomini di buona volontà”, come aveva già fatto nel 1963 Giovanni XXIII con l’enciclica, ancor oggi di straordinaria attualità, Pacem in terris, ma ancor più “a ogni persona che abita questo pianeta”. Con un linguaggio del tutto inedito, Francesco afferma che “ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale”. Aggiungendo: “La scienza e la tecnologia non sono neutrali, ma possono implicare dall’inizio alla fine di un processo diverse intenzioni e possibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane”.

Nel 1990, nella lettera al “Caro San Cristoforo”, Alexander Langer aveva scritto parole “profetiche”, che sembrano, venticinque anni dopo, riecheggiare pienamente nel monito citato di Francesco: “Bisogna dunque riscoprire e praticare dei limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza)”. E concludeva affermando che bisogna “passare, insomma, dalla ricerca del superamento dei limiti ad un nuovo rispetto di essi e da una civiltà dell’artificializzazione sempre più spinta ad una riscoperta di semplicità e di frugalità” (in quest’ultimo auspicio sembrano inoltre riecheggiare, su un terreno politicamente laico, anche i moniti dell’ex-presidente dell’Uruguay Pepe Mujica, recentemente scomparso, il 13 maggio 2025).

In realtà, alcuni aspetti importanti della “questione ecologica” erano già stati presenti nell’importante discorso che, il 22 settembre 2011, il predecessore di Francesco, Benedetto XVI, aveva tenuto di fronte al Bundestag della Germania, parlando non solo di “ecologia ambientale”, ma anche di “ecologia dell’uomo”.
Per primo Alexander Langer, in Italia e in Europa, aveva parlato e teorizzato in molto suoi scritti e discorsi (ma anche praticato) la necessità di una “conversione ecologica”, della necessità non solo di leggi e norme, ma anche di un profondo cambiamento degli “stili di vita”. E, vent’anni dopo la morte di Langer, nella Laudato si’ c’è un intero paragrafo intitolato appunto alla necessità di una “conversione ecologica”, affermando che “la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore”, aggiungendo che “la conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria”. Più avanti, Francesco afferma inoltre che “la sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante”, ed anche in queste parole riecheggiano i moniti di Langer del 1990, venticinque anni prima della “Laudato si’” .

Un altro tema che esprime una piena sintonia con il pensiero e l’impegno langeriano è quello del “debito ecologico”, a cui lui, dal 1988 al 1993, aveva interamente dedicata l’iniziativa intitolata “Nord-Sud, biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito”. Per parte sua, Francesco ha scritto: “Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”. Ed ha aggiunto: “L’iniquità non colpisce solo gli individui, ma Paesi interi, e obbliga a pensare ad un’etica delle relazioni internazionali. C’è infatti un vero ‘debito ecologico’, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi”.

Se ricordiamo che nel settembre 1986 si tenne a Pescara, promosso dai Verdi nella loro prima fase di formazione, un Convegno internazionale intitolato, proprio su proposta di Langer, “La Terra ci è data in prestito dai nostri figli” (riecheggiando un monito dei nativi indiani americani), troviamo anche in questo caso una significativa assonanza con la Laudato si’ di Francesco, che dedica un paragrafo proprio alla “giustizia tra le generazioni”, secondo cui “la nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future” e “siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi”. Molte volte Langer, e non solo, ma generalmente gli ecologisti, sono stati accusati di “catastrofismo” da parte di certi “poteri forti” interessati a negare i drammi ambientali ed ecologici che incombono su tutta la Terra. Concludo allora questa riflessione sull’attualità del pensiero di Langer in rapporto all’insegnamento di Francesco con un’ultima citazione assai significativa della Laudato si’: “Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni”.

E con queste parole Francesco conclude questo suo monito per il futuro: “L’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipende da ciò che facciamo ora, soprattutto se pensiamo alla responsabilità che ci attribuiranno coloro che dovranno sopportare le peggiori conseguenze”. Quando nel 2015 avevo appena pubblicato il mio libro su Alexander Langer. Costruttore di ponti e contemporaneamente ho letto tutto d’un fiato l’enciclica di papa Francesco, sono rimasto profondamente colpito dalle numerosissime assonanze tra il pensiero di Langer e la Laudato si’, e mi è rimasto, allora come oggi, un profondo rammarico e un grande dolore perché l’anticipata morte di Langer gli ha anche impedito la soddisfazione di veder affermati e riconosciuti dalla Chiesa tanti valori, proposte, moniti e obiettivi a cui lui stesso aveva dedicato la sua giovane vita. Ma a noi, anche dopo la scomparsa recente di papa Francesco, resta la soddisfazione di poter godere di questa profonda sintonia ed anche il dovere di “continuare in ciò che era (ed è) giusto”, sia seguendo il percorso “profetico” di Langer, sia l’insegnamento altrettanto “profetico” di Francesco.

6 Giugno 2025

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