Il costruttore di ponti

Chi era Alexander Langer, l’uomo delle virtù verdi

Politica - di Marco Boato

9 Agosto 2023 alle 17:00

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Chi era Alexander Langer, l’uomo delle virtù verdi

Alexander Langer è morto per scelta volontaria il 3 luglio 1995. Oltre un quarto di secolo dopo, la sua figura continua a segnare in modo emblematico la storia dell’ecologismo politico italiano ed europeo, ma non solo. Scomparso a 49 anni, molte sue intuizioni sono rimaste di una attualità sorprendente, molte sue iniziative sono ancora oggi vive e vitali, la sua eredità spirituale, culturale e politica è ormai patrimonio comune di intere generazioni, anche di quelle più giovani, che non l’hanno conosciuto di persona, ma ora stanno imparando a conoscerlo attraverso i suoi innumerevoli scritti e le sue testimonianze. Ne ho dato conto nel mio libro Alexander Langer. Costruttore di ponti (La Scuola-Morcelliana, Brescia, 2015).

“Ecopax”
Alexander Langer è stato davvero un “costruttore di ponti”: tra etnie e gruppi linguistici, tra identità ideologiche diverse, tra le differenze di genere, tra partiti e società, tra Nord e Sud e tra Est e Ovest del mondo, tra gli umani e la natura, tra la pace e l’ecologia (Ecopax, appunto). In alternativa agli ideologismi astratti si è fatto promotore di “utopie concrete”; rifiutando ogni forma di fondamentalismo si è fatto sostenitore della “conversione ecologica”; superando i muri delle barriere etniche si è fatto protagonista e artefice della “convivenza”; di fronte alla disperazione e al catastrofismo ha cercato di essere “portatore di speranza” ed anche “costruttore di pace”.
Nel Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica ha scritto “dell’importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera”: la sintesi migliore di come Langer concepiva il suo rapporto con i conflitti e con le barriere etniche, politiche e ideologiche.
Nel suo testo più sistematico sulla “conversione ecologica”, ha affermato in particolare: “La domanda decisiva è: come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile? Lentius, profundius, suavius, al posto di citius, altius, fortius. La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta”. Una correzione di rotta oggi più attuale e necessaria che mai, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici.

Le “virtù verdi”
Pochi mesi dopo il primo ingresso dei Verdi nel Parlamento italiano – quando lui era ancora consigliere regionale/provinciale nel suo Trentino-Alto Adige/Südtirol, mentre nel 1989 sarebbe stato eletto per la prima volta nel Parlamento europeo, diventando subito dopo co-presidente del Gruppo Verde europeo -, nell’agosto 1987 Langer tenne una conferenza in Trentino per il gruppo de “La Rosa Bianca” (in ricordo dei giovani anti-nazisti cattolici di Monaco di Baviera), che volle intitolare Un catalogo di virtù verdi. “La prima di queste virtù che voglio richiamare è la consapevolezza del limite. Sicuramente da questo punto di vista la presa di coscienza verde tende anche ad invertire un paradigma culturale egemone almeno negli ultimi due-tre secoli, nel corso dei quali si è affermata per ragioni economiche, ma anche per ragioni culturali, la linea del «tutto quello che si può fare, si fa»”.
Così Langer iniziava la sua lezione, e proseguendo: “Da questo punto di vista, la logica del continuo accrescimento, questa logica a spirale espansionistica («produrre di più, consumare di più, dominare di più, controllare di più, regolamentare di più») è una logica che oggi è sicuramente in crisi e non solo perché le risorse ad un certo momento si mostrano finite e quindi limitate”.
Questa sua riflessione risale a 36 anni fa, ma è ancora oggi – anzi, oggi ancor più di allora – di straordinaria attualità, tanto più nella fase storica in cui la questione dei cambiamenti climatici si interseca con la drammatica crisi economico-sociale. E continuava: “Credo però che una virtù «verde», da questo punto di vista, è quella della auto-limitazione e in particolare della rinuncia a tutto ciò che in qualche modo provoca conseguenze irreversibili generali”.

Conversione ecologica
Dopo la “consapevolezza del limite” e quindi l’“auto-limitazione”, Langer aggiunge un’altra riflessione: “Credo che una delle virtù «verdi» praticabili possa essere quella del pentimento, dove per pentimento intendo l’atteggiamento di chi ha sperimentato l’eccesso, la trasgressione, la violazione e se ne rende conto”. Langer non ha in proposito un approccio fondamentalista, ed è consapevole della complessità di questo monito: “Da questo punto di vista, la nostra civiltà (in particolare l’Europa, l’America, il Giappone, l’industrialismo trionfante e imperante oggi) non può far finta semplicemente di tornare alla natura e sicuramente non può neanche arrestare di colpo la logica di sviluppo e di crescita”. Tuttavia aggiunge: “Ma è possibile forse un atterraggio morbido, rispetto al quale c’è molto da lavorare”.A questo punto Langer introduce un tema, quello della “conversione ecologica”, che poi ritornerà in molti altri suoi scritti degli anni successivi, e che, quasi trent’anni dopo, troveremo ripreso esplicitamente nella Laudato si’ di papa Francesco del 2015: “Questo atteggiamento che chiamavo di pentimento, o forse di tendenziale conversione ecologica, è sicuramente una virtù «verde» importante. La conversione non è solo un termine spirituale (lo è sicuramente in modo molto forte), ma è anche un termine produttivo, un termine economico”.
Langer a questo proposito mette in connessione l’aspetto culturale, etico ed anche spirituale, con la dimensione economica e sociale: “Riconvertire o convertire la nostra economia, la nostra organizzazione sociale verso rapporti di maggiore compatibilità ecologica e di maggiore compatibilità sociale, di minore ingiustizia, di minore divaricazione sociale, di minore distanza tra privilegi da una parte e privazioni dall’altra, è certamente una virtù «verde»”.

Obiezione di coscienza
Anche ispirandosi alla lezione drammatica del gruppo giovanile della “Rosa Bianca” nella lotta nonviolenta contro il nazismo (che costò la vita ad alcuni di loro), a quelle già richiamate Langer aggiunge una ulteriore proposta: “Un’altra virtù «verde» che vorrei richiamare è l’obiezione di coscienza. Lo faccio con particolare convinzione ed emozione in un ambiente che si richiama alla «Rosa Bianca».
Nella riflessione di Langer è sempre presente il richiamo non solo alla responsabilità collettiva, delle forze politiche e dei movimenti, ma anche a quella personale, di ciascun individuo chiamato in causa direttamente: “Sempre più oggi ci troviamo di fronte, per esperienza quotidiana di tanti, a dei meccanismi talmente perfezionati, talmente onnicomprensivi e totalitari, che effettivamente non basta lottare perché cambi il sistema (cosa di cui non disconosceremo l’importanza fondamentale), ma occorre anche rifiutare di apportare il proprio contributo anche coattivo, anche estorto con la legge e a volte anche con la violenza un po’ oltre la legge, che ci farebbe essere dei pezzetti di un ingranaggio”. In queste sue parole si ascolta l’eco lontana della lezione di Gandhi ed anche, in Italia, di Aldo Capitini e del movimento nonviolento, a cui Langer si è sempre più ispirato a partire dai primi anni ’80 del secolo scorso.

Le ragioni della democrazia
Proseguendo la sua analisi e proposta sulle “virtù verdi”, Alexander Langer si sofferma inoltre sulla necessità di privilegiare il valore d’uso al valore di scambio, con particolare riferimento al “riciclaggio delle cose già usate”, all’importanza dell’acqua potabile e dell’aria respirabile. Ed aggiunge la scelta di privilegiare la sussistenza rispetto al profitto, al mercato. Analizza inoltre criticamente la scissione tra costi e benefici, “benefici a noi e costi scaricati altrove”, riflettendo sulle conseguenze nefaste di questo squilibrio a livello planetario.
A questo punto Langer affronta il rapporto tra la questione ecologica e la questione democratica: “Mi pare che ci sia una grande difficoltà (e questa sì è una domanda politica) per trovare in qualche modo un luogo, una sede dove conciliare le ragioni ecologiche, le ragioni di sopravvivenza ecologica presente e futura anche con le ragioni della democrazia. La democrazia come la conosciamo oggi è la democrazia dei grandi consumatori di energia, è la democrazia di quelli con la pancia piena. Rispetto al resto del mondo è la democrazia di chi amministra la parte relativamente avvantaggiata della società e del pianeta, spesso con criteri di scarsissima responsabilità ecologica verso l’insieme del pianeta e dell’umanità”.
Trent’anni dopo, questi sono i temi che sono riecheggiati – in particolare rispetto ai cambiamenti climatici – nella coraggiosa testimonianza della allora giovanissima Greta Thunberg e del movimento dei Fridays for Future, che a lei si è ispirato, estendendosi in gran parte del mondo.
Verso la parte finale delle sue riflessioni, Langer richiama ancora una volta alla responsabilità personale e collettiva, rigettando qualunque proposta di “dirigismo ecologico”, con queste parole: “Una logica di pura amministrazione burocratica o autoritaria o repressiva delle risorse e del nostro equilibrio ecologico e sociale del pianeta è una logica che difficilmente può convincere e motivare”. Non è un caso che, alcuni anni dopo, nel 1994, Langer intitolerà una sua relazione presentata ai “Colloqui di Dobbiaco” in questo modo: La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile.

Una forte spinta etica
Ma già nel 1987 Langer anticipava questa sua convinzione in questi termini: “Da questo punto di vista, credo che occorra una forte spinta etica in positivo, non solo la paura di non farcela a sopravvivere, ed anche una dimensione percepibile, una dimensione visibile, entro la quale l’equilibrio ecologico ha un senso che un po’ tutti possono condividere e verificare”. In questa prospettiva della responsabilità ecologica e della partecipazione democratica, si collocano le riflessioni conclusive di Langer nella relazione del 1987: “Se non si trova una dimensione in cui la ragione ecologica possa coniugarsi con la democrazia, allora probabilmente le virtù di cui parlavo prima rischiano di essere un nobile e minoritario esercizio di ascesi ecologica, un nobile esercizio di solidarietà, ma un esercizio probabilmente non in grado di invertire la tendenza, o per lo meno di rallentare o arrestare il degrado, cosa che d’altra parte vorremmo tentare di fare”.
È questo un monito verso un futuro sostenibile che vale pienamente ancora oggi, a tanti anni di distanza da quando fu formulato per la prima volta. La lezione di Alexander Langer è ancora pienamente attuale, anche per affrontare la crisi climatica e l’emergenza economico-sociale, che attraversano su scala planetaria la drammatica realtà attuale.

9 Agosto 2023

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