Il summit

Negoziati flop in Turchia, la Russia vuole la resa di Kiev: niente tregua e condizioni umilianti nel “memorandum” di Putin

Esteri - di Redazione

3 Giugno 2025 alle 10:41

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Negoziati flop in Turchia, la Russia vuole la resa di Kiev: niente tregua e condizioni umilianti nel “memorandum” di Putin

È un flop quasi totale, salvato parzialmente da un nuovo scambio di prigionieri e di salme tra le parti, il secondo round di colloqui in Turchia, ad Istanbul, tra le delegazioni di Ucraina e Russia.

Il vertice ospitato dal regime di Erdogan si è però ridotto ad un faccia a faccia tra la squadra del ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov e del consigliere presidenziale russo Vladimir Medinskij durato appena un’ora, preceduto però tra un incontro privato i tra due “big” delle delegazioni.

Sul tavolo le posizioni non sono cambiate, in particolare quella del Cremlino: rispetto al primo summit del 16 maggio da Mosca la richiesta è ancora quella di una sostanziale resa di Volodymyr Zelensky. Il “memorandum” di Vladimir Putin ribadisce le pretese ormai ben note del regime dello Zar, dalla smobilitazione dell’esercito ucraino al ritiro completo dei soldati di Kiev dalle quattro regioni parzialmente occupate dalla Russia, con conseguente riconoscimento, fino al ritiro della legge marziale, il ritorno al voto a Kiev entro 100 giorni e la rinuncia ucraina ad un futuro ingresso nella Nato.

Dal vertice non è emersa alcuna intesa per una tregua, che Mosca continua a respingere: l’unica proposta da parte del Cremlino e dal suo inviato Medinskij è quella di un cessate il fuoco parziale di 2-3 giorni per agevolare il recupero delle salme dei caduti.

Unica nota positiva emersa dal summit di Istanbul è la possibilità di un nuovo maxi scambio di prigionieri, che potrebbe permettere ai militari catturati che hanno meno di 25 anni o sono feriti e malati di essere rilasciati e tornare nelle rispettive patrie. Dall’Ucraina è poi stata inviata a Mosca una lista con centinaia di bambini ucraini di cui chiede il ritorno a casa.

Nuovi colloqui tra le parti, secondo Medinskij, potrebbero tenersi tra il 20 e il 30 giugno prossimo, anche per consentire a Kiev di esaminare nel dettaglio il memorandum del Cremlino.

Sullo sfondo c’è poi la posizione degli Stati Uniti, rimasti anche questa volta fuori dal vertice, così come i delegati dei Paesi “Volenterosi”, compresa l’Italia rappresentata da Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico della premier, e dal suo vice Pietro Sferra Carini, che hanno incontrato esclusivamente la delegazione di Kiev.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato ad invocare da parte di Washington l’adozione di “misure forti” contro il Cremlino, ma su questo per ora non arrivano risposte da Donald Trump.

di: Redazione - 3 Giugno 2025

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