Il voto

Corea del Sud, le presidenziali al progressista Lee Jae-myung: tonfo dei conservatori dopo lo scandalo della legge marziale

Esteri - di Carmine Di Niro

3 Giugno 2025 alle 16:21

Condividi l'articolo

Corea del Sud, le presidenziali al progressista Lee Jae-myung: tonfo dei conservatori dopo lo scandalo della legge marziale

In Corea del Sud vince il centrosinistra. È questo l’esito del voto delle elezioni presidenziali secondo gli exit poll diffusi alla chiusura dei seggi e che d’altra parte ribadiscono quello che era emerso in queste settimane in tutti i sondaggi.

Ai seggi stati aperti dalle 6 di mattina ora locale e chiusi alle 20 (le 23 di lunedì e le 13 di martedì italiane) si sono reati il 77,8 per cento degli aventi diritto, percentuale praticamente identica a quelle delle elezioni del 2022: l’esito però questa volta si è ribaltato.

A vincere è stato il Partito Democratico del candidato progressista Lee Jae-myung, con il 51,7 per cento: il suo principale avversario, Kim Moon-soo del Partito del Potere Popolare, si sarebbe fermato al 39,3 per cento. Terzo, con il 7,7%, Lee Jun-seok, candidato della piccola formazione conservatrice New Reform Party e terzo principale candidato.

Un risultato che tra i media di Seoul era dato quasi per scontato: troppo rilevanti gli effetti della disastrosa presidenza di Yoon Suk-yeol, l’ormai ex presidente coreano destituito lo scorso 4 aprile dalla Corte Costituzionale.

L’ex leader del Partito del Potere Popolare si rese protagonista il 3 dicembre scorso di un tentato “auto-golpe”, quando annunciò l’imposizione della legge marziale nel Paese, misura che di fatto proibiva qualsiasi attività politica permettendo al governo di prendere il controllo della stampa. Una decisione ribaltata in poche ore dopo enormi proteste di piazza e il voto contrario del Parlamento, anche dei deputati del suo stesso partito.

Yoon aveva giustificato quella decisione con l’obiettivo di voler fermare presunte operazioni ostili della Corea del Nord: in realtà era apparso chiaro che quello dell’ex presidente era un tentativo di reprimere le forze di centrosinistra in Parlamento, che detenevano la maggioranza nell’Assemblea nazionale dopo la vittoria alle parlamentari dell’aprile 2024, impedendo così ai conservatori di approvare i provvedimenti della loro agenda politica.

Nel Partito del Potere Popolare, travolto dallo scandalo, aveva provato a candidarsi Han Duck-soo, primo ministro e poi presidente ad interim dopo l’impeachment di Yoon Suk-yeol: scampato a sua volta ad una procedura di impeachment, votata in Parlamento ma bloccata dalla Corte Costituzionale, l’ex presidente ad interim aveva infine rinunciato alla candidatura, spingendo il partito a scegliere Kim Moon-soo, ex ministro del Lavoro.

Nel campo del Partito Democratico da mesi ormai si puntava al ritorno alle urne per strappare la presidenza ai conservatori: la scelta di Lee Jae-myung, che già nel 2022 perse di un soffio le presidenziali, era scontata. Eppure anche il prossimo leader del Paese è una figura a dir poco discussa: avvocato 61enne, in politica da quasi venti anni, è al centro di più processi per corruzione e altri reati, mentre i conservatori lo accusano strumentalmente di voler avvicinare il Paese a Cina e Corea del Nord, con cui Seoul è in conflitto dalla sua fondazione ormai 75 anni fa.

3 Giugno 2025

Condividi l'articolo