La rubrica Sottosopra
La propaganda che ha trasformato in menzogna la politica e la verità in merce
La politica è una merce che viene fabbricata, utilizzata, venduta e comprata, inoculata in tutte le forme possibili. Così le fake news imperversano e con l’intelligenza artificiale vengono moltiplicate a piacimento.
Editoriali - di Mario Capanna

In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
(G. Orwell)
Nell’era della post-verità il mondo è permeato dalla menzogna. In una misura e a una profondità mai verificatesi in passato. Posto che mentire, come dire la verità, sono prerogative eminentemente umane, è rilevante il rapporto oggi esistente fra i due piani. I piatti della bilancia non sono pari: quello della verità sta più in basso rispetto a quello della menzogna. La disparità è generata – e alimentata – da un fattore strutturale: nella società dell’1 per cento – dove una consorteria di miliardari ultraricchi è arrivata a possedere ricchezze e beni che superano i patrimoni del 99 per cento dell’umanità – quell’1 per cento è vocato a mentire nel tentativo di “giustificare” il suo prepotere, cercando di renderlo accettabile alla grande maggioranza degli esclusi.
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Ha bisogno di mentire come risorsa decisiva per ingenerare la passività di massa, manipolando le coscienze dei singoli e dei popoli, rendendoli persuasi che, pur con dei difetti, questo è il migliore dei mondi possibili. Che resta privo di alternative, dunque è inutile ribellarsi. Poiché i detentori dell’1 per cento controllano, oltre al resto, il grosso dei media, il lavoro di mistificazione e di manipolazione riesce loro piuttosto agevolmente. Quello del potere – di ogni potere – è il piano più inclinato verso la non verità. Così i governi (e le forze politiche) molto spesso mentono, perché la politica non è più la “scienza regia”, di cui parlava Platone, ma è diventata, essenzialmente, propaganda. Che è una merce e, come tutte le merci, viene fabbricata – ovviamente da chi ha il potere di farlo – utilizzata, venduta e… comprata, inoculata in tutte le forme possibili. Così le fake news imperversano e con l’intelligenza artificiale vengono moltiplicate a piacimento.
I potenti cavalcano spesso la menzogna. Trump, ad esempio, mente quando nega l’esistenza dei mutamenti climatici: la sua finalità è permettere la libertà di inquinamento negli Usa, e così avvantaggiare la loro economia. Meloni mente quando dice che il decreto “sicurezza”, appena approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato, “è il ripristino rapido della legalità”. Aumentando (e inventando) nuovi reati e pene, mira in realtà a punire il dissenso, considerando reato grave, incredibilmente, persino la resistenza passiva dei manifestanti. (Se simili norme fossero esistite nel 1968 e nell’ “autunno caldo” del 1969, io e centinaia di migliaia di altri saremmo stati condannati al carcere a vita). Mente Netanyahu quando afferma che i massacri a Gaza e in Cisgiordania contribuiscono alla sicurezza di Israele, quando solo il rispetto integrale dei legittimi diritti dei palestinesi può permetterla.
Il termine “menzogna” viene dal verbo latino “mentiri” che, oltre a significare “mentire”, indica anche “inventare”, “favoleggiare”, “ingannare”, “affermare falsamente”. In quanto contraria e opposta alla verità, la menzogna è la negazione della realtà delle cose, dei fatti, degli avvenimenti, di tutto ciò che è aderente all’effettualità concreta. Ma: che cos’è la verità? Questo profondo tema ha percorso fin dall’inizio la riflessione filosofica. Già Aristotele affermava: “Vero è il discorso che dice le cose come sono, falso quello che dice le cose come non sono”. E aggiungeva: “Negare quello che è e affermare quello che non è, è il falso, mentre affermare quello che è e negare quello che non è, è il vero”.
La maggior parte dei pensatori, sebbene con sfumature diverse, concorda con Tommaso d’Aquino che, sulle orme di Isacco Ben Salomon, definisce la verità come “l’adeguazione dell’intelletto e della cosa”. Chi mente distorce consapevolmente la realtà effettuale e lo fa con un fine preciso: fare credere nel suo rovesciamento totale o parziale. Lo sapeva bene il tetro gerarca nazista Goebbels, che affermava: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà la verità”. Hanna Arendt colse bene questo aspetto corrosivo della menzogna. Scrisse: “Mentire continuamente non ha lo scopo di far credere alle persone una bugia, ma di garantire che nessuno creda più in nulla. Un popolo che non sa più distinguere tra verità e menzogna non può distinguere tra bene e male. E un popolo così, privato del potere di pensare e giudicare, è, senza saperlo o volerlo, completamente sottomesso all’impero della menzogna. Con persone come queste, puoi fare quello che vuoi”.
L’affermazione della studiosa ebrea calza perfettamente con la situazione del mondo oggi, stretto fra le spire della menzogna come metodo di addomesticamento di massa a servizio della prepotenza dominante. Tuttavia, come le altre creazioni malvage dell’uomo, la menzogna non è invincibile, la verità può sbarrargli il passo. Con la forza dello spirito critico che ognuno di noi può e deve costruire dentro di sé. Sapendo che solo la conoscenza e la verità ci possono rendere davvero liberi.