La rubrica Sottosopra

Gli ultraricchi all’attacco della democrazia con le loro città-stato

Cosa c’è di più lineare del fatto che chi è straricco può fare quello che vuole? E non solo lo fa, ma ci tiene a farlo sapere, lo proclama ai quattro venti, come una sfida che, esaltando il suo potere, lo rafforza.

Editoriali - di Mario Capanna

18 Maggio 2025 alle 13:00

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AP Photo/Carolyn Kaster, File
AP Photo/Carolyn Kaster, File

La politica è la lotta per la felicità di tutti.
(P. Mujica)

Fare, semplicemente, tutto quello che vogliono, al di fuori e contro i vincoli degli Stati, senza regole che non siano quelle stabilite dal superpotere derivante dalla smisurata ricchezza accumulata: questa è la nuova strategia dei multimiliardari. Un esempio ragguardevole è costituito dal progetto “Prospera” che, dopo l’acquisto di un vasto territorio nell’isola di Roatan in Honduras, ha realizzato una città-stato del tutto indipendente, a gestione privata da parte di superricchi, governata da investitori che scrivono le proprie leggi, si sono dotati di una cripto moneta e hanno proprie forze di polizia.

La prospettiva è avveniristica. Fra l’altro: pagando 25 mila dollari, si può ottenere un trattamento genico ritardante l’invecchiamento. Lo garantisce Minicircle, una startup biotecnologica registrata nel Delaware, sapendo che il trattamento è illegale negli Usa. L’esempio honduregno sta diventando contagioso. È all’opera la Freedom Cities Coalition (Coalizione delle città libere). Trey Goff, capo del progetto Prospera, ha incontrato l’amministrazione Trump e ha dichiarato che “è interessata al progetto”. L’obiettivo è ottenere una legge che autorizzi le citta-stato tech negli Usa. Il 28% del territorio statunitense è di proprietà federale, è possibile costruirvi. D’altronde Trump, durante la campagna elettorale, aveva fatto riferimento sia ai terreni federali sia alle Freedom cities. Aveva detto: “Potremmo usare i terreni federali protetti per sviluppare dieci nuove metropoli urbane, per riaccendere l’immaginazione americana e interpretare il sogno americano”. Gli fa eco il miliardario Peter Thiel – fondatore di PayPal e consulente di Trump – che finanzia il progetto di Patri Friedman (nipote di Milton), mirante a costruire Comunità fluttuanti in mare, micro Paesi senza tasse, senza democrazia e senza regole che non siano quelle dettate dai capi.

Con questo siamo ben oltre l’ Isola delle Rose, una piattaforma di 400 metri quadrati costruita dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa in acque internazionali fra Rimini e la Jugoslavia, dichiarata Stato sovrano, con l’esperanto come lingua, un governo, una moneta e un’emissione postale. Fu minata e distrutta dal governo italiano nel 1968. Il disegno dei superricchi è molto meno ingenuo, mira a creare delle realtà di autogoverno autoritario, fuori dalla democrazia: anzi, contro la democrazia. “La libertà e la democrazia non sono compatibili”, aveva sentenziato Peter Thiel già nel 2009, in un articolo intitolato L’educazione di un libertario, dove la parola “libertario” è usata in modo distorto, per definirsi come soggetto libero di fare qualsiasi cosa, senza alcun vincolo e limite. Siamo all’inizio di una nuova fase. Il capitalismo predatorio del XX° secolo, con la sua capacità distruttiva-produttiva, era indotto, costretto dalle lotte operaie e sindacali, a garantire dei diritti ai lavoratori e ai cittadini.

All’inizio del XXI° secolo il liberismo brado neofeudale si erge a dominatore che si ritiene – e si vuole – incontrastabile, mentre domina la natura e le persone. Il tecno-liberismo neofeudale, per affermare la potenza della propria predominante ricchezza, ha bisogno di fuoriuscire da qualsiasi forma di aggregazione sociale e politica, ha la necessità di costituirsi come potere in sé, e per sé. Il processo ha cominciato a divenire palese negli anni della pandemia da Covid, quando venne praticato il principio “non possiamo salvarci tutti, ma solo alcuni”: sottinteso, i popoli benestanti. I vaccini non vennero distribuiti nei Paesi poveri del sud globale, ai quali fu addirittura impedito di produrli, con il veto tramite la detenzione dei brevetti. Fu la necropolitica imperiale dei ricchi contro i diseredati.

Dopo quella prova, il cinismo della tecno oligarchia neofeudale punta alla totale emancipazione di se stessa dal resto della società, mirando a consolidare un potere del tutto autoreferenziale, sfarinando persino il minimo che resta della democrazia liberale. Tant’è vero che difenderla assume oggi una connotazione rivoluzionaria…
Ora: nella società dell’1% alla quale siamo arrivati, dove un pugno di nababbi – molti dei quali annidati alla Casa Bianca o nelle immediate vicinanze – controlla ricchezze e beni che superano quelli del 99% dell’umanità, la situazione che si sta profilando, sebbene aberrante e pericolosa, è “logica”. Infatti: cosa c’è di più lineare del fatto che chi è straricco può fare quello che vuole? E non solo lo fa, ma ci tiene a farlo sapere, lo proclama ai quattro venti, come una sfida che, esaltando il suo potere, lo rafforza.

È definitivamente superato il tempo del capitalista che cercava di compiere di nascosto le proprie malversazioni. Il supermiliardario, al contrario, ama esibirsi. Esattamente come il feudatario nel Medioevo, che si gloriava di possedere la terra, gli animali, le donne e gli uomini. Con le sue città-stato, il satrapo plurimiliardario mira a rendere concreta l’utopia, realizzandola come “plutopia” (“ploutos”: “ricchezza”, “abbondanza” per i greci). I tecno miliardari riescono nei loro intenti grazie alla rassegnazione delle persone, persuase dal mantra “non c’è nulla da fare, il mondo va così”. Invece: il destino umano può cambiare, se i popoli decidono di irrompere da protagonisti nella storia del mondo. Come diceva Einstein: “L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi”.

 

18 Maggio 2025

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