Il giallo di Trieste

Liliana Resinovich, l’ultima accusa al marito: “Aggredita e soffocata dopo percosse, urti e graffi”

Il quotidiano "Il Piccolo" riporta la tesi nella richiesta di incidente probatorio. L'amico della vittima, ritrovata nel 2021, Claudio Sterpin: "Non è stato Sebastiano Visintin, ma lui sa chi è stato"

Cronaca - di Redazione Web

24 Maggio 2025 alle 18:03

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Liliana Resinovich, l’ultima accusa al marito: “Aggredita e soffocata dopo percosse, urti e graffi”

Ancora una svolta nel caso di Liliana Resinovich: secondo il quotidiano Il Piccolo, per la Procura di Trieste Sebastiano Visintin avrebbe “aggredito e soffocato” la donna scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata morta 20 giorni dopo in circostanze molto singolari e controverse in un Parco nei pressi di un ospedale. La tesi sarebbe comparsa nella richiesta di incidente probatorio avanzata dalla stessa Procura al Gip in ordine all’assunzione della testimonianza di Claudio Sterpin, amico di Resinovich. Fino a ieri Visintin aveva continuato a pubblicare sui social foto con la moglie.

La conclusione è diametralmente opposta rispetto alla precedente della Procura che avvalorava la tesi del suicidio. E va presa per quello che è, ovvero una notizia giornalistica da confermare fatta sempre salva l’innocenza di ogni indagato. Il quotidiano ha riportato la tesi dell’accusa, secondo la quale la donna sarebbe stata uccisa il giorno stesso nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni dal marito con “afferramenti, compressioni, percosse, urti e graffi, tutti indirizzati in diverse sedi del capo, alla mano destra, al torace ed agli arti”. La donna sarebbe morta per soffocazione esterna diretta come conseguenza di afferramento e compressione del volto della vittima. L’ipotesi aggiunge che Visintin avrebbe intercettato la moglie subito dopo piazzale Gioberti, dopo che le telecamere di un autobus aveva catturato la sua ultima immagine.

“Non credo sia stato lui l’artefice, non credo sia stato lui a ucciderla”, ha detto all’ANSA Sterpin. Secondo l’uomo si sarebbe trattato piuttosto di “un lavoro premeditato e fatto da più persone” ma anche che il marito “sappia benissimo chi è stato, lo abbiamo detto sia Sergio (il fratello di Liliana, ndr) che io; lui sa tutto, compreso il posto dove è stato tenuto il corpo di Liliana e chi l’ha portata” nel boschetto dell’ex OPP “la mattina del 4 gennaio. Fosse stato soltanto due giorni lì e una notte, infatti, sarebbe stato sfigurato dai cinghiali che lì pullulano”.

Non è detto che non possano essere rivalutate le testimonianze di alcuni sanitari che lavorano nel parco di San Giovanni di Trieste dove il 5 gennaio 2022 era stato ritrovato il corpo. “Questa ipotesi e i nuovi dettagli emersi sono assolutamente neutri, non ci esaltano e non ci scoraggiano”, ha fatto sapere Nicodemo Gentile, avvocato del fratello della vittima Sergio Resinovich. “Si tratta solo di un capo di imputazione che in una indagine per omicidio partita da poco è un elemento provvisorio che può cambiare in base agli sviluppi delle indagini e che va contemperato con una presunzione di non colpevolezza da riconoscere a un semplice indagato”.

L’incidente probatorio è stato richiesto in ordine all’assunzione della testimonianza di Claudio Sterpin ed è stato depositato il 21 maggio alla gip del Tribunale di Trieste Flavia Mangiante. L’ultima svolta arriva dopo quattro anni dal ritrovamento del cadavere. Fatta salva l’innocenza di chiunque fino a quando una sentenza non è passata in giudicato, secondo la ricostruzione della pm, in ossequio alla perizia depositata di recente da Cristina Cattaneo e altri periti, Liliana sarebbe stata uccisa dal marito “nel parco dell’ex ospedale psichiatrico”. Resinovich era stata ritrovata avvolta in due sacchi di quelli grandi neri per i rifiuti solidi urbani e con la testa avvolta in due sacchetti di quelli trasparenti per gli alimenti fissati con un cordino alla gola.

24 Maggio 2025

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