Lo scontro
Nordio sferza le toghe e annuncia stretta disciplinare: “Più sobrietà”
Sarà vietato “tenere comportamenti, ancorché legittimi, che compromettano credibilità personale e il prestigio dell’istituzione”. Zaccaro (AreaDg): “Agita il manganello contro i magistrati che partecipano al dibattito pubblico su giustizia e diritti”
Giustizia - di Angela Stella

I magistrati hanno il diritto di esprimersi liberamente, senza alcun limite? La questione torna di attualità dopo che il Ministro Nordio ha risposto ad una interrogazione di Maurizio Gasparri (Fi) che ha stigmatizzato il fatto che in un editoriale pubblicato su “Avvenire” il 29 dicembre 2024, il procuratore generale presso la Corte d’appello di Cagliari, Luigi Patronaggio, commentava, criticandola, la sentenza del Tribunale di Palermo sul caso “Open arms”.
Secondo il Guardasigilli “è fermo intendimento del Governo”, in attuazione del disegno di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, “rimettere mano al novero degli illeciti disciplinari previsti dalla legge”. In particolare sarà vietato alle toghe di “tenere comportamenti, ancorché legittimi, che compromettano la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato o il prestigio dell’istituzione giudiziaria…”. Secondo Nordio “l’imparzialità della decisione deve declinarsi anche sotto il profilo della sua apparenza, imponendo sobrietà, irreprensibilità e riservatezza dei comportamenti individuali, così da evitare il rischio di apparire condizionabili o di parte”. “Purtroppo – ha sottolineato il responsabile di Via Arenula –, non può non constatarsi che sempre più frequentemente singoli esponenti dell’ordine giudiziario ritengono di poter assumere posizioni politiche o di poter partecipare ad iniziative su temi politicamente sensibili, con un atteggiamento di forte contrapposizione all’azione di Governo”.
Il riferimento potrebbe essere alla partecipazione dell’ex presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, intervenuto in un circolo del Pd per parlare contro la riforma della separazione delle carriere. “Non si tratta – ha ripetuto Nordio- di negare ai magistrati i diritti di libertà di manifestazione del proprio pensiero e di partecipazione politica, ma solo di fare in modo che tali diritti vengano esercitati nel pieno rispetto dei principi, di pari rango, di terzietà ed imparzialità della funzione giurisdizionale e di leale collaborazione tra le Istituzioni”. Ecco quindi che “è importante introdurre dei correttivi in grado di assicurare che coloro ai quali è attribuito il potere di assumere decisioni giudiziarie capaci di produrre effetti dirompenti nella vita di qualsiasi cittadino offrano garanzia di imparzialità non soltanto nella decisione ma anche nei loro comportamenti extra-funzionali, dando prova di sobrietà, irreprensibilità e riservatezza dei comportamenti individuali”.
Ha replicato al Ministro, il Segretario di AreaDg, Giovanni Zaccaro per il quale “l’imparzialità del magistrato si deve verificare nel processo e nella motivazione delle decisioni. A me pare che la sobrietà e la irreprensibilità nei comportamenti pubblici sia un dovere di tutti coloro che agiscono per lo Stato, per i magistrati come per i politici”. E ha concluso: “Preoccupa però che il Ministro agiti il manganello disciplinare per i magistrati che partecipano, con la dovuta continenza, al dibattito pubblico in materia di giustizia e diritti. Sarà che ha paura che qualcuno spieghi ai cittadini perché la giustizia funziona male e perché la riforma Nordio è pericolosa?”