Parla la regista
Intervista a Alice Rohrwacher: “Cerco nei film i grimaldelli anti-sistema”
Membro della giuria per le opere prima, la nostra Alice si dice “curiosa ed emozionata” e parla del MeToo: “Unite possiamo cambiare le cose”
Spettacoli - di Chiara Nicoletti

Definita erede dei Lumière dallo stesso direttore del Festival di Cannes, Thierry Fremaux, Alice Rohrwacher quest’anno a Cannes presiede la Giuria delle opere prime, la Camera d’Or. Con la sorella Alba, membro della giuria del concorso ufficiale, Rohrwacher è pronta a scoprire nuove voci del cinema internazionale. La incontriamo a Cannes, ad inizio lavori.
Come si sente in questo ruolo di presidente di giuria?
Sono curiosa e emozionata di vedere quello che incontrerò perché vado verso l’ignoto e quindi è ancora più emozionante non avere delle aspettative se non la speranza di trovare, in queste opere prime, i semi di un cambiamento capaci di inceppare il sistema.
Quanto pensa che il cambiamento, in termini di parità, equità, sia reale e quanto invece finto, imposto?
Io penso che il cambiamento sia reale nel momento in cui le donne sono coalizzate e siamo usciti da una logica che è stata quella che ha impedito che il cambiamento avvenisse e che il sistema patriarcale andasse avanti: quella della “prima donna”, cioè c’è spazio per una sola donna. Per fortuna, questo meccanismo è stato sfatato e ora le donne sono coalizzate e io lotto perché ci siano sempre più registe.
Giunge la notizia della condanna di Gérard Depardieu. Che segnale rappresenta?
Io penso che sia un grande esempio non soltanto rispetto alla tematica femminile ma rispetto a ogni tematica politica, che unirsi, coalizzarsi, può cambiare le cose. Ci dicono che le parole sono solo chiacchiere ma questa è l’evidenza che l’unione ha fatto la forza e ha trasformato le parole in azioni giudiziarie. Quindi speriamo che questa cosa, anche oltre il #MeToo, possa espandersi e far sì che le proteste, le lettere, gli appelli non restino solamente tali ma si trasformino in azioni.
Come sente di essere cambiata dalla sua opera prima ad oggi?
Diciamo che io sono come Lazzaro Felice, non cambio mai ma cambia il mondo intorno a me e si svela. Quello che vedo del mio primo film, Corpo Celeste, presentato qui nel 2011, è che è stato un film completamente libero e vederne anche gli errori, l’imperfezione, è prezioso perché il primo film è veramente la possibilità più grande che abbiamo di non farci scrupoli, di esprimere con libertà la necessità che abbiamo. Per questo, ancora oggi, vederlo mi emoziona particolarmente anche se è un film molto immaturo ma ben venga. Forse la cosa peggiore che ci può succedere è fare un primo film perfetto.
Nel nostro paese dove in questo momento gli artisti si sentono sotto attacco, lei si sente libera?
Come artista mi sento libera e spregiudicata. Naturalmente ho la possibilità di co-produrre i miei film anche con altri paesi e questo quindi mi dà ancora più libertà. Se dovessi esordire adesso, non so se mi sentirei libera. Come cittadina mi sento libera perché posso votare e spero che potrò votare sempre.