Gli 80 anni dell'imprenditore
Massimo Moratti: “Mi manca Gino Strada, Berlusconi mi chiese di fare il sindaco di Milano”
Una vita tra le società di famiglia e l'Inter. E su Milano: "Grandi nomi, grandi firme, grandi eventi, sta diventando la città di chi sta bene"
Sport - di Redazione Web

Massimo Moratti ammette un rimpianto: quello di non aver fatto il sindaco di Milano. Glielo chiesero più volte, in più occasioni, tra gli altri il cardinal Martini, Walter Veltroni e Silvio Berlusconi – “due modi di vivere la vita, due modi diversi, ma ho ammirato la sua vitalità, la sua genialità”. Compirà 80 anni venerdì 16 maggio. In una lunga intervista a Il Corriere della Sera Moratti ha confessato: “La verità è che in generale mi è andato bene quasi tutto, ho vissuto momenti bellissimi”.
Figlio di Angelo Moratti, petroliere, presidente della Grande Inter. Massimo Moratti è uno dei suoi sei figli che come il padre è stato impegnato tra la Saras, società di famiglia, e i nerazzurri del calcio. È sposato dal 1971 con Milly Bossi, ha avuto cinque figli. La bussola della famiglia, la frase del padre: “Tutto nella vita è in prestito”.
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Nato in una Milano appena liberata dalla Seconda Guerra Mondiale. “Ha scelto una strada, forse obbligata: è la città dei grandi nomi, delle grandi firme, dei grandi eventi. Tutto bello e giusto. Ma mi sembra che stia perdendo quella sensibilità naturale, spontanea, che aveva verso la gente comune. Sta diventando la città di chi sta bene. La crisi di alcune metropoli, come Londra, ha favorito Milano e l’afflusso di grandi capitali, siamo stati anche bravi”.
Resta nel ricordo di tanti il presidente tifoso, capace di grandi sforzi economici, investimenti non ripagati prima di arrivare a vincere quasi tutto con l’Inter del Triplete di Mourinho. Ha definito Barella il giocatore più morattiano dell’Inter di oggi, apprezza molto anche Lautaro Martinez e Marcus Thuram. Ha cambiato idea rispetto all’allenatore Simone Inzaghi, “non lo consideravo adatto”. Non pensa sarà a Monaco per la finale di Champions League contro il Paris Saint Germain. Ha riconosciuto la Juventus come il vero avversario storico.
“Ho sbagliato io – ha detto a proposito della truffa che ha subito: quella in cui si erano finti un ministro per raccogliere soldi per riscattare giornalisti in prigionieri in Medio Oriente – errore grave anche mio. Ho pensato che fosse una storia vera e che potessi essere utile: bastava chiamare il ministro e chiedere direttamente a lui. Però i truffatori sono stati beccati, i soldi li abbiamo recuperati e soprattutto si è capito il sistema. Può servire agli altri per evitare la trappola”.
È preoccupato ma non disperato per il mondo di oggi, “l’Ucraina, Gaza: è tornato il mondo della forza, senza limiti”. Se dovesse scegliere una persona che non c’è più da rivedere sceglierebbe “Gino Strada. Lo sentivo vicinissimo: il coraggio, la dedizione, l’impegno. Molti non l’hanno capito. Lui curava le ferite dei bambini e non era importante da quale Paese, movimento, fazione arrivassero. Ci sarebbe bisogno di lui, adesso, con le stragi in corso”.