La premier
Meloni, nessun accordo sui dazi ma già esulta: “Qualche merito potrò dire di averlo avuto”
La Presidente del Consiglio al "Corriere della Sera" in un'intervista: "Leggo semplificazioni banali e analisi surreali, le mie preoccupazioni viaggiano spesso a un altro livello rispetto al dibattito politico italiano"
Politica - di Redazione Web

Giorgia Meloni si dà un sei perché “io non sono mai soddisfatta, soprattutto di me”. Per il Corriere della Sera la Presidente del Consiglio non ha sbagliato niente, non ci sono stati inciampi o passi falsi in quindici giorni molto intensi, forse i più intensi dalla sua investitura – è da 920 giorni alla guida del governo di centrodestra. Ha visitato la Casa Bianca, ha incontrato a Roma il vicepresidente degli USA JD Vance, ha presenziato in Vaticano ai funerali di Papa Francesco incontrando diversi leader internazionali.
“Non sarei mai stata lì – ha detto a proposito del faccia a faccia nella Basilica di San Pietro tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello dell’Ucraina Volodymyr Zelensky – Non c’entravamo noi altri leader, non so se qualcuno ha pensato di doverci essere, ma io no. Credo sia stato un momento bellissimo, e a quanto mi è stato detto dai protagonisti potrebbe anche aver rappresentato un punto di svolta. Forse l’ultimo regalo di Papa Francesco a noi tutti”.
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Ha evidenziato la necessità di fortificare la NATO, non soltanto da un punto di vista militare. E di ri-avvicinare Stati Uniti e Unione Europea. Ha ribadito la vicinanza all’Ucraina. Ha parlato dei suoi rapporti personali molto buoni con Donald Trump. Un aspetto che non la imbarazza per niente. “Quando la leader del Pd dice che ‘Trump non può essere un nostro alleato’, cosa intende esattamente? Che rompiamo i rapporti di alleanza di 70 anni e usciamo dalla Nato? Perché capisco gli slogan, ma poi bisogna anche essere conseguenti. Io non penso che le nostre alleanze fondamentali con i Paesi partner cambino in base a chi vince le elezioni. Evidentemente la sinistra sì. E in fondo non mi stupisce: per noi l’interesse nazionale viene prima di ogni cosa, per altri prevale l’appartenenza ideologica”.
La premier ha rimarcato la vocazione dell’Italia a fare da mediatrice tra Europa e USA. Ancora non sono maturi i tempi per un accordo sui dazi. “Se Roma può essere la sede giusta perché il nostro Paese viene visto come amico e in qualche modo come sede europea ma non ‘controparte’, credo che sarà un grande riconoscimento. Ma anche se fosse altrove, a Bruxelles o ovunque – questo sì me lo concedo – qualche merito penso di poter dire che lo avrò avuto comunque”.
Meloni ha detto che in vista del Primo Maggio sta lavorando a provvedimenti per contrastare incidenti e morti sul lavoro. Ha anche provato a minimizzare le spaccature interne alla maggioranza. “Leggo semplificazioni banali, analisi surreali, rispetto a un contesto che sta mettendo in discussione le certezze che avevamo. E la cosa davvero difficile, per chi si trova al mio posto, è che qualsiasi cosa accada, in qualsiasi parte del mondo, ha un impatto anche su di noi. Leggo sulla stampa di molte cose che mi preoccuperebbero, ma la verità è che le mie preoccupazioni viaggiano spesso a un altro livello rispetto al dibattito politico italiano”.