La polemica

Aldo Cazzullo “allergico” ai partigiani comunisti, ma i numeri lo smentiscono…

Le penna del “Corriere” s’indigna con un lettore colpevole di aver sottolineato che la resistenza fu soprattutto comunista. Ma i fatti, che dovrebbe conoscere, parlano chiaro

Politica - di Michele Prospero

18 Aprile 2025 alle 19:30

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Photo credits: Sergio Oliverio/Imagoeconomica
Photo credits: Sergio Oliverio/Imagoeconomica

Tra la Bibbia, Dante, pennacchi, mostrine e giornate particolari, Aldo Cazzullo deve aver trovato una finestra anche per un rapido apprendistato nelle arti magiche. Con un colpo ad effetto, degno dei seguaci provetti delle scienze dell’occulto, egli mette a tacere un suo incauto lettore. Costui aveva osato rammentare che “i comunisti furono la maggioranza” nella Resistenza.

Punto nelle viscere dal semplice risuonare del nome “comunista”, il polemista cuneese sbotta: “Non è vero”. Lo stesso dì, sempre sul Corriere, la penna che è solita esibirsi con una fanfara risorgimentale di complemento ricama sulla “genialità che Goebbels possiede”. Quindi, quasi stregato dall’inventore di quella “poderosa macchina propagandistica”, si lancia pure lui in una fatata opera di mistificazione, che rimpicciolisce il sacrificio dei rossi nella lotta armata del ’43-’45. Tempo fa Cazzullo, da par suo, aveva emesso una sentenza senza appello: “Considero il comunismo un sistema orribile, una dittatura opprimente. Non mi affascina il mito del comunismo italiano, secondo cui un’idea sbagliata e spesso criminale da Trieste alle Kurili diventava in Italia giusta o almeno nobile”. Addirittura!

Adesso, sulle orme del “geniale Goebbels”, il cultore di inni, spalline e stivaloni tenta a sua volta di fabbricare una contro-verità per negare il ruolo preponderante avuto nella guerra di liberazione dai tanti adepti di quella concezione “criminale”. Non c’erano solo i compagni nati a Livorno nel ’21 a rimpolpare le file delle formazioni partigiane, certo, ma senza di loro nessuna azione di rivolta sarebbe stata mai immaginabile. Sui 4671 condannati dal Tribunale speciale i comunisti erano ben 4030. E, nel conteggio dei partecipanti all’insurrezione, Togliatti poteva rivendicare la testarda trasparenza della matematica: “Le nostre unità partigiane furono le Brigate Garibaldi, 575 di numero. Le unità di Giustizia e Libertà furono 198; le unità autonome 255; le unità Matteotti (socialiste) 70; le Brigate del popolo 54. Dei 256.000 partigiani combattenti in Italia e all’estero, i garibaldini furono 153.600. Dei 70.930 caduti, i garibaldini 42.558. Dei 30.697 feriti, 18.416 i garibaldini. Delle 387 medaglie d’oro, assegnate ai viventi o alla memoria, 93 furono assegnate a nostri combattenti; 217 medaglie d’argento su 852 assegnate”.

Per Cazzullo l’aritmetica risulta una tecnica più ardua da maneggiare rispetto al Vecchio e al Nuovo Testamento, alla Divina Commedia, all’intera storia universale. E però, non di rado, le cifre sono l’unico strumento utile per decretare la maggioranza. Ai comunisti si deve un tributo di sangue e di prigione così elevato da indurre Umberto Saba a cantare in versi: “Falce martello e la stella d’Italia / ornano nuovi la sala. Ma quanto/ dolore per quel segno su quel muro!”.

 

18 Aprile 2025

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