Respinta la sfiducia

Schlein contro Nordio: “Su Almasri ha mentito, Meloni gli ha ordinato di difenderlo?”

Il ministro si difende in Aula: “Sembra l’Inquisizione, attacchi smodati per fermare la separazione delle carriere”. Pd, Avs, Iv, +E, 5s accusano: “Ha coperto il boia libico, deve dimettersi perché ha mentito agli italiani e al Parlamento e ha coperto il boia libico”

Politica - di Redazione Web

27 Marzo 2025 alle 10:44

Condividi l'articolo

Schlein contro Nordio: “Su Almasri ha mentito, Meloni gli ha ordinato di difenderlo?”

Pubblichiamo ampi stralci del discorso pronunciato ieri alla Camera dalla segretaria del Pd

Signor Ministro, la sua difesa d’ufficio di un torturatore libico accusato di aver picchiato, torturato, stuprato e ucciso personalmente detenuti a Mittiga è stata una della pagine più vergognose che questo Parlamento abbia dovuto sopportare. I fatti però sono incontrovertibili, e per quante omissioni, falsità, tentativi di coprire, di sviare, lei e il governo di cui fa parte abbiate provato a mettere in campo, i fatti restano quelli e sono chiari: contravvenendo a una esplicita richiesta di arresto da parte della Corte penale internazionale e a causa della sua mancata risposta alle sollecitazioni del Procuratore generale, l’arresto di Almasri non è stato convalidato e Almasri è stato non solo liberato, ma addirittura riportato a Tripoli con un Falcon 900 italiano e tutti gli onori. Libero di continuare – e fossi in lei ministro mi toglierebbe il sonno – di continuare ad uccidere, torturare e stuprare. Come fa a restare ancora al suo posto? A causa delle vostre omissioni, la procura presso la Corte Penale Internazionale ha chiesto di deferire l’Italia all’Assemblea degli Stati e al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per non aver rispettato l’obbligo di collaborare.

Perché non ha trasmesso gli atti e ha permesso la scarcerazione? Perché, se il problema fosse davvero stato un cavillo procedurale, non ha provveduto a farlo riarrestare il minuto dopo? Perché ha mentito al Paese con una nota delle 16 in cui affermava di che stava valutando gli atti ricevuti dalla Corte, quando già dalle 11.13 l’aereo Falcon 900 autorizzato da palazzo Chigi attendeva all’aeroporto di Torino il torturatore libico per riportarlo a casa? Prima ci ha spiegato di non aver fatto in tempo a leggere le carte perché erano in inglese, poi che le aveva lette così bene da aver rinvenuto dei vizi insanabili. E se le accuse erano tanto sbagliate perché lo avete rimpatriato in tutta fretta per ragioni di sicurezza? Per sicurezza i criminali è meglio scarcerarli e riportarli in Libia dove possono torturare? Non fa una piega. L’art. 4 della legge 237 parla chiaro: il ministro deve trasmettere gli atti, non valutarli. Ci ha accusato di non aver letto le carte ma lei, ministro, non ha letto la legge. Negli articoli 2,3,4 che ha citato non si parla mai di informazione preventiva. Poteva in qualsiasi momento trasmettere gli atti e non l’ha fatto: chi le ha chiesto di stare fermo? Chi ha deciso di riportarlo con volo di stato in Libia? È stata Giorgia Meloni? La verità è che avevate paura che smettessero di fare il lavoro sporco in libia. Che paese vogliamo essere: dalla parte dei torturati o dei torturatori?

È evidente che Nordio ha gravi responsabilità in questa vicenda. Invece col solito vittimismo vi siete limitati ad attaccare i magistrati per coprire la vostra scelta politica. Vi siete spinti persino ad attaccare la Corte Penale Internazionale nata proprio qui da Roma, il progetto di una giustizia penale internazionale, sulla convinzione che esistono dei crimini percepiti come lesivi di valori universali. Da quando è stato nominato ministro della Giustizia ha rinnegato se stesso ogni giorno: le sue teorie contro l’eccessivo numero delle norme penali, sull’inutilità del costante innalzamento delle pene, o a favore della riduzione della carcerazione preventiva, che predicava da garantista prima di entrare al Governo, sono state completamente sconfessate e tradite dalle sue stesse scelte. Sì ministro, perché c’è la sua firma sotto il decreto Rave, c’è la sua firma sotto il decreto Cutro che rende più difficile salvare i naufraghi dal mare, e c’è ancora la sua firma sotto il decreto Caivano che aumenta le pene e prevede il carcere anche per i minori. Così come è sua la firma sul cosiddetto decreto carceri, un guscio vuoto che non affronta minimamente il dramma dei nostri istituti di pena ormai al collasso, dove la dignità umana viene calpestata ogni giorno, con numeri di suicidi e atti di autolesionismo mai visti prima tra i detenuti e tra gli agenti di polizia penitenziaria.

Lei, signor ministro, è diventato l’alfiere del populismo panpenalista, che invece che affrontare i problemi punta demagogicamente a provvedimenti spot, moltiplicando le nuove fattispecie di reato, con un costante inasprimento delle pene e sempre più carcere. Il carcere come risposta a tutto. Del resto sono le due impostazioni di questa Destra: da un lato una torsione securitaria. E dall’altra la forte insofferenza verso ogni forma di controllo: la magistratura da punire, il parlamento e l’opposizione visti come un intralcio, il sindacato un ostacolo, il servizio pubblico ridotto a propaganda, i pesi e contrappesi costituzionali delle fastidiose perdite di tempo. Ma cos’altro deve succedere perché lei presenti le sue dimissioni? Forse che il suo sottosegretario Delmastro critichi apertamente le sue riforme? Ah no, questo è già successo. E neanche in quel caso lei si è dimesso. Nessuno dei due. E sono costretta a domandare per l’ennesima volta: dov’è la Presidente del Consiglio? Perché non è qui in quest’Aula mentre si discute di fatti gravissimi, che minano la credibilità internazionale del nostro Paese? Perché fugge, mentre i suoi ministri sono chiamati ad assumersi la responsabilità delle scelte che lei ha imposto o avallato stando coperta nell’ombra? L’Italia merita un governo che non abbia un ministro della Giustizia che libera torturatori e mette in carcere i minori, che attacca i giudici e non ottempera agli obblighi di legge. Un governo che non abbia una ministra del Turismo rinviata a giudizio per falso in bilancio e indagata per truffa aggravata ai danni dello Stato. E che non abbia un’altra ministra che mente sulla sua laurea che sarebbe stata ottenuta senza pagare la retta e facendo gli esami di domenica. Lei ministro non può continuare a ricoprire il ruolo di ministro della Giustizia. Per questo chiediamo le sue dimissioni e voteremo la sfiducia. Non perché la riteniamo l’unico responsabile dei disastri del Governo, ma perché lei doveva evitarli e ha scelto di non farlo. Ha scelto la ragion di partito su quella del diritto. Voteremo la sfiducia a Nordio con convinzione, come atto di serietà e di rispetto per il Paese, per lealtà verso un’Italia migliore di chi la governa.

27 Marzo 2025

Condividi l'articolo