Le scuse che non reggono
I punti chiave della fuga di Almasri: il Falcon per riportarlo a Tripoli è andato a prenderlo prima che venisse scarcerato…
Un dubbio atroce viene: la decisione era stata concordata tra governo e magistrati? Qualcuno aveva avvertito il governo che sarebbe stata decisa la scarcerazione? Alla faccia dell’indipendenza della magistratura
Politica - di Piero Sansonetti

Cerchiamo di ricapitolare tutta la vicenda dell’“evasione” di Osama Almasri concentrandoci su tre punti chiave: gli orari nei quali è stata emessa l’ordinanza di scarcerazione ed è stata decisa l’espulsione; la possibilità che la decisione sia stata presa sulla base di una ragion di stato; il conflitto tra ragion di Stato e mandato di cattura.
1) Gli orari. Il Falcon della presidenza del Consiglio, come ci ha informato Sergio Scandura di Radio Radicale, che ha svolto su questo un’inchiesta giornalistica, è decollato da Ciampino con destinazione Torino alle 11 e 14 minuti del 21 gennaio. Non è difficile immaginare a che scopo: portare Almasri a Tripoli. Ma a quell’ora la Corte d’appello non aveva ancora deciso di scarcerare Almasri. Il provvedimento nel quale disponeva la scarcerazione (“salvo che detenuto per altre ragioni”) è stato emesso dopo le quattro del pomeriggio. I giudici hanno aspettato fino alla quarantasettesima ora successiva all’arresto, dal momento che solo dopo la quarantottesima ora era necessaria, per tenerlo in prigione, la convalida della magistratura. Il ministro Nordio, del resto, verso le quattro del pomeriggio sosteneva di non essere stato informato, ed era la scusa per spiegare la mancata comunicazione da parte sua alla Corte d’appello, che era il motivo della irritualità che ha determinato la scarcerazione. Dunque quando nessuno nel governo poteva sapere che Almasri sarebbe stato scarcerato, visto che non lo sapeva – o almeno così dichiarava – il ministro della Giustizia, Palazzo Chigi mandava un aereo di Stato per trasportare il torturatore libico a Tripoli. Come si spiega? Evidentemente Palazzo Chigi, o il Viminale (che poi emette l’ordine di espulsione) sapevano. Come? Un dubbio atroce viene: la decisione era stata concordata tra governo e magistrati? Qualcuno aveva avvertito il governo che sarebbe stata decisa la scarcerazione? Alla faccia dell’indipendenza della magistratura. È molto probabile che o dalla Procura generale o dalla Corte qualcuno fosse in contatto col governo.
2) La Ragion di Stato è stata invocata per giustificare tutta l’operazione. E diversi giuristi hanno sostenuto che essendo l’operazione Almasri realizzata per “ragion di Stato” non esistono elementi di rilevanza penale. Ma in che modo si realizza la ragion di Stato? Per quel che ne so apponendo il segreto di Stato, e in questo modo fermando la possibilità che intervenga la magistratura. Ma qui non è stato apposto il segreto di Stato, quindi si può impedire alla magistratura di indagare? La Ragion di Stato – hanno detto alcuni – esclude che ci sia un reato. Benissimo: ma chi accerta se c’è o no la Ragion di Stato? Cioè chi stabilisce se la liberazione di un criminale di guerra è necessaria per proteggere interessi nazionali o invece è necessaria per proteggere interessi personali? Per esempio alcuni giornali, come il nostro, hanno avanzato l’ipotesi che Almasri sia stato liberato per evitare che interrogato dai giudici dell’Aja potesse parlare dei rapporti opachi tra i governi italiani e i trafficanti e i torturatori libici. Magari non sarà vero, e i nostri sospetti sono ingiusti, ma chi può stabilirlo se non la magistratura?
3) Può un governo, per Ragion di Stato, disobbedire a un tribunale internazionale?