Approvato in via definitiva
Intercettazioni, finalmente un freno ma su Paragon il governo tace
Forza Italia esulta per il via libera al ddl che fissa a 45 giorni la durata complessiva degli ascolti. Opposizioni e toghe all’attacco
Giustizia - di Angela Stella

Due notti fa la maggioranza parlamentare alla Camera ha approvato in via definitiva il ddl che prevede che le intercettazioni telefoniche e ambientali “non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”.
Primo firmatario del ddl il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin che così ha commentato: “Con la legge approvata le intercettazioni tornano alla loro funzione originaria, perché non devono servire a cercare il reato ma a cercare la prova del reato. Questa è davvero una riforma epocale, un’autentica rivoluzione copernicana. Dedico questa importantissima riforma a due persone che non ci sono più: il presidente Silvio Berlusconi e l’avvocato Niccolò Ghedini”. Risultato rivendicato anche da Pietro Pittalis, vicepresidente della commissione Giustizia, intervenendo ieri alla conferenza stampa di presentazione dell’evento nazionale del movimento azzurro, “La Riforma della Giustizia di Forza Italia”: “A due anni dall’inizio di questa legislatura, abbiamo approvato provvedimenti importantissimi in tema di giustizia: l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, la modifica del reato di traffico di influenze illecite, la non impugnabilità delle sentenze da parte del Pubblico Ministero, quelle di primo grado per i reati cosiddetti a citazione diretta, e importanti modifiche in tema di durata e proroga delle intercettazioni, come il provvedimento approvato ieri notte”.
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Polemiche invece dalle opposizioni e dalla magistratura. Per il capogruppo del Partito democratico nella commissione Giustizia della Camera, Federico Gianassi, “il Governo Meloni infligge un colpo durissimo alla lotta contro la criminalità. Il limite di 45 giorni introdotto nel nostro ordinamento per le intercettazioni, peraltro anche per reati gravissimi come omicidio, sequestro di persona, violenza contro le donne, è una scelta politica che mette a rischio le indagini e l’individuazione degli autori di reati gravi e si spiega solo in ragione del pregiudizio della destra italiana verso la magistratura e verso il principio di autonomia e indipendenza che la sorreggono”.
La maggioranza, ha proseguito il deputato dem, “poteva correggere questa deriva, avrebbe potuto accogliere gli emendamenti che chiedevano di escludere l’omicidio e i reati del Codice Rosso dal limite alle Intercettazioni. Ma ha scelto di bocciarli, dimostrando una grave irresponsabilità. In un Paese nel quale la destra non dà risposte davanti a casi come quello di Paragon è davvero incredibile che le energie di governo e maggioranza siano dedicate a contrastare le Intercettazioni regolari, che rispondono ai requisiti di legge e che sono autorizzate dalla magistratura”. Per il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, si tratta di “una scelta del governo sicuramente legittima, ma che indubbiamente rende più difficile per certi reati l’accertamento della verità: penso alla rapine, penso alle violenze sessuali o ai maltrattamenti sui minori in ambito familiare”.