La Procura non ricorre
Milano, definitiva l’assoluzione per gli attivisti del Giambellino
. Quanto è costata questa indagine tra anni di intercettazioni addirittura elicotteri nei giorni degli arresti? Non lo sapremo mai. Vige una sorta di segreto di Stato. L’ennesima storia di democratura.
Cronaca - di Frank Cimini

È definitiva l’assoluzione dall’accusa di associazione per delinquere dei militanti del comitato Giambellino Lorenteggio. La procura generale non ha depositato il ricorso in Cassazione contro la sentenza della corte di appello ammettendo di non avere gli elementi a supporto per farlo. Si tratta di una conclusione per certi versi clamorosa dopo che nel corso delle indagini preliminari erano state emesse misure cautelari che sconvolgevano la vita di ragazzi i quali studiavano e lavoravano.
In realtà ai rappresentanti dell’accusa non interessava arrivare prioritariamente alle condanne ma bloccare la lotta per la casa in una metropoli che ha fame di case, piena di abitazione sfitte e dove i costruttori, con la scusa di ristrutturare cortili e la complicità del Comune, erigono grattacieli di venti piani e quando vengono messi sotto inchiesta per abusi edilizi sperano nella cosiddetta legge Salva Milano. Come avevano sottolineato gli avvocati difensori il comitato non esiste più al pari della mensa popolare della scuola di calcio e di teatro. Questa è una bruttissima storia di utilizzo del processo penale nello scontro sociale e politico, dove all’opera non si sono visti interventi di garantisti ma solo accuse di “delinquenti” totalmente inventate.
Spiegano gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini: “Era il 2015 Expo prometteva un futuro di investimenti milionari e grattacieli. Per i Robin Hood del Giambellino non c’era spazio. La corte ha riconosciuto l’evidenza il comitato non era associazione a delinquere. Una verità storica che non riporterà quanto era stato costruito dalle lotte. Il Governo ha messo in cantiere una modifica del reato di occupazione di immobili che prevede fino a 7 anni di galera anche a prescindere da pirotecniche contestazioni associative. Per i comitati per il diritto alla casa potrebbe essere molto pericoloso”. La corte di appello ribaltando le condanne emesse in primo grado lo aveva scritto chiaro: “L’associazione per delinquere non sussiste”. I militanti del collettivo occupavano case fatiscenti alla manutenzione delle quali l’Aler l’ente regionale non provvedeva.
La finalità dell’indagine era terrorizzare chi lotta contro le disuguaglianze sociali metterlo in condizione di non nuocere. “Finalità di terrorismo“ si potrebbe dire mutuando le logiche di lor signori. Costi quel che costi. Ma proprio di costi sembra impossibile parlare. Quanto è costata questa indagine tra anni di intercettazioni addirittura elicotteri nei giorni degli arresti? Non lo sapremo mai. Vige una sorta di segreto di Stato. L’ennesima storia di democratura.