La crisi abitativa

Occupazioni: assolti i Robin Hood dei clochard di Milano

La corte d’appello ha assolto i nove militanti del comitato Giambellino Lorenteggio dal reato più grave, ridimensionando di molto la vicenda.

Cronaca - di Frank Cimini

7 Dicembre 2024 alle 17:00

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Foto Alessandro Bremec/LaPresse
Foto Alessandro Bremec/LaPresse

Occupare case vuote fatiscenti e senza manutenzione dell’Aler (l’ente regionale per le case popolari) per darle a chi ne ha bisogno non c’entra nulla con l’associazione per delinquere ipotizzata dalla procura di Milano, e che in primo grado aveva portato a pene pesantissime anche oltre 5 anni di reclusione. Ieri mattina la corte d’appello ha assolto i nove militanti del comitato Giambellino Lorenteggio dal reato più grave, ridimensionando di molto la vicenda.

“Dopo sette anni – dicono gli avvocati Eugenio Losco, Mauro Straini, Giuseppe Pelazza – questa sentenza restituisce un pezzo di verità, il comitato Giambellino Lorenteggio è stato tante cose fuorché una associazione per delinquere”. I giudici di secondo grado hanno deciso qualche condanna per reati minori e preso atto della prescrizione per altri fatti. Insomma, la montagna ha partorito il classico topolino. “Non era vero come sosteneva l’accusa che il comitato si sostituisse allo Stato nell’assegnazione delle case – fanno osservare i legali – bensì sopperiva alle carenze dello Stato in un quartiere difficile”. Secondo la ricostruzione emersa dall’inchiesta e dal capo di imputazione, il comitato non agiva per fini di lucro ma avrebbe avuto “uno scopo comune, una propagandata giustizia sociale a tutela del diritto alla casa, volta a creare una soluzione all’emergenza abitativa parallela e contrapposta a quella offerta dalle istituzioni”.

Gli imputati considerati una sorta di “Robin Hood” erano finiti agli arresti domiciliari nel 2018, costretti a interrompere attività di studio e di lavoro perché secondo l’accusa si sarebbero adoperati “con mezzi leciti e illeciti al fine di impedire gli sgomberi di immobili abusivamente occupati e per combattere le istituzioni occupando case popolari”. Questa tesi ieri mattina è stata seccamente smentita dai giudici di appello. Siamo in una metropoli con una grandissima fame di case. Le abitazioni vuote sono in numero superiore a chi sta in graduatoria in cerca di un tetto.

Nel frattempo i grandi imprenditori edili ristrutturano cortili elevando grattacieli, in violazione delle norme urbanistiche. E, per riparare agli accertamenti giudiziari, il sindaco Beppe Sala tra una intonazione di “Bella ciao” e l’altra si allea con fascisti e leghisti affinché il Parlamento approvi la cosiddetta legge “salva Milano”, una serie di norme “ad palazzum”. Al confronto l’imputato eccellente per antonomasia appare oggi che non c’è più come un mero dilettante.

7 Dicembre 2024

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