Le motivazioni dei giudici argentini
Per estradare Bertulazzi si inventano un processo: le motivazioni dei giudici argentini
Per motivare il suo sì, la Corte d’Appello di Buenos Aires dice che per l’ex Br ci sarebbe la celebrazione di un nuovo processo in Italia dopo quello di 27 anni fa, ma è solo un escamotage: la legge lo vieta per chi è stato condannato in contumacia
Giustizia - di Frank Cimini

La corte di appello di Buenos Aires “ispirata” dalla procura generale di Genova pur di motivare in qualche modo il sì all’estradizione dell’ex militante delle Brigate Rosse Leonardo Bertulazzi si è letteralmente inventata che ci sarebbe la celebrazione di un nuovo processo in Italia dopo quello di tanti anni fa in cui fu condannato a 27 anni di reclusione per reati associativi e il sequestro dell’armatore Costa.
Ma si tratta di qualcosa espressamente vietato dall’ordinamento italiano dove non è possibile processare di nuovo chi è stato condannato in contumacia. A meno che Bertulazzi non chieda la revisione del processo istanza che dovrebbe essere supportata da nuove prove che non ci sono. Per cui la motivazione addotta dai giudici argentini è esclusivamente un escamotage per consegnare Leonardo Bertulazzi all’Italia concretizzando attraverso la giurisdizione quello che è un accordo politico tra governi amici. Il ministro Carlo Nordio recentemente ha incontrato il suo omologo argentino e del caso Bertulazzi avevano parlato anche Giorgia Meloni e il presidente Milei. Insomma hanno preparato un “pacchetto” che è tutto politico. Dice l’avvocato Gabriele Fuga che difese Bertulazzi: “Sono chiari i pochissimi casi in cui viene rifatto il processo al contumace e quello di Bertulazzi non è tra questi. Inoltre la norma è stata introdotta pochi anni fa e non è retroattiva”.
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Contro la decisione della corte di appello Bertulazzi ricorrerà alla Suprema Corte ma considerando il tutto non ci sono molte possibilità che la decisione venga ribaltata. Ci sarebbe ancora un altro spiraglio nel caso dovesse essere riconfermato lo status di rifugiato a Bertulazzi deciso nel 2003 poi sospeso dopo l’arrivo di Milei al potere. Ma la procedura per decidere ancora risulta bloccata proprio in concomitanza con la scelta sull’estradizione. Non è certo un caso. A questo punto i giochi sembrano fatti. Il governo italiano, chiunque stia a Palazzi Chigi, continua ad artigliare in giro per il mondo persone che avevano commesso reati negli anni 70 e ‘80. Come nel caso di Bertulazzi residente in Argentina dal 1981. A Parigi con l’operazione “Ombre Rosse” al governo italiano era andata male perché i magistrati francesi avevano rigettato una decina di estradizioni proprio a causa delle condanne in contumacia. Con l’Argentina pare stiano facendo bingo.