Calcio
Athletic Bilbao: nazionalismo e resistenza al calcio global, perché nella squadra spagnola possono giocarci solo baschi
Attesa questa sera allo Stadio Olimpico per gli ottavi di finale di Europa League contro la Roma. La regola aura messa in discussione, criticata, ma mai cancellata del club che resta un unicum al mondo
News - di Redazione Web

Difficile anche chiamarli spagnoli, ricordarli spagnoli considerata non soltanto la tormentata storia di queste terre con il Regno, con Madrid, ma tenendo ben presente la condizione senza compromessi che permette di poter entrare in squadra e indossare la maglietta di un club tra i più integrati e simbiotici e intransigenti e integralisti per ragioni geografico-politiche al mondo. Condizioni che lo rendono qualcosa in più di un club di calcio, o almeno così osservano puntualmente tifosi e commentatori. Peraltro, l’Athletic Bilbao, che questa sera scenderà in campo per l’Europa League a Roma, è riuscito a mantenere nonostante queste restrizioni identitarie un livello alto, molto competitivo.
Perché il club accetta in squadra soltanto calciatori provenienti dalle sette province dell’Euskal Herria (la Regione che comprende Paesi Baschi, parte della Navarra e Francia pirenaica, abitata da baschi, circa due milioni di abitanti in tutto) o formatisi nelle giovanili di una società basca. Una regola anche politica: l’identità basca è stata anche perseguitata, oggetto di normalizzazione durante la dittatura franquista. E malgrado questa ferrea regola in vigore dal 1912 e mai rivista, la bacheca vanta otto campionati spagnoli, 24 Coppe del Re e tre Supercoppe di Spagna. Per tre volte il club ha sfiorato un titolo europeo: nel 1977 la Coppa UEFA persa contro la Juventus e nel 2012 l’Europa League persa contro l’Atletico Madrid. L’Athletic è una delle tre squadre con Real Madrid e Barcellona a non esser mai retrocessa nella serie cadetta.
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Non che la regola non sia mai stata messa in discussione: è stata criticata in passato, additata come la causa dei problemi a livello di risultati della squadra quando i risultati, per l’appunto, latitavano. L’epoca d’oro della squadra si è chiusa nel 1984, con l’ultima vittoria della Liga. La globalizzazione del calcio ha fatto il resto. I dirigenti, nel 2010, proposero anche di effettuare un sondaggio tra i tifosi sulla regola aura dell’appartenenza: le risposte furono al 93% negative. Una condizione che spesso ha eretto la fisionomia della squadra a baluardo contro il calcio inteso soltanto come business, ormai lontano dall’idea romantica dell’attaccamento alla maglia.
La società è molto solida anche grazie a un florido settore giovanile: tra il 2015 e il 2017 il club ha passato 667 giorni senza concludere un solo acquisto per la prima squadra. E puntualmente riesce in plusvalenze da capogiro come con Javi Martinez, Kepa, Ander Herrera. Il prossimo potrebbe essere Nico Williams, attaccante esterno di origini ghanesi protagonista anche della Nazionale Roja. I più forti che crescono nell’Accademia passano sempre almeno un anno nel Bilbao Athletic, la squadra iscritta alla terza serie del campionato spagnolo. Alcuni vengono dati in prestito nei campionati minori ad altre squadre basche.
I baschi questa sera arriveranno allo Stadio Olimpico di Roma dove ad attenderli per l’andata degli ottavi di finale di Europa League ci saranno i giallorossi allenati da Claudio Ranieri. A centrocampo manca Paredes, in attacco Dovbyk potrebbe affiancare Dybala. Angelino e Saelemaekers sulle fasce. Gli spagnoli invece non hanno recuperato Sancet, hanno recuperato Nico Williams, protagonista assoluto degli ultimi Europei di calcio. Berenguer in attacco. In porta la certezza Unai Simon. Il ritorno al San Mamés, il nuovo stadio da 60mila posti costruito nel 2013, il prossimo 13 marzo. Allo stesso stadio di Bilbao si terrà inoltre la finale della competizione: un’occasione più unica che rara.