Calcio
Chi è Rodri, il Pallone d’Oro a sorpresa: dagli esordi al Manchester City di Guardiola all’Europeo con la Spagna
I favoriti Vinicius Jr. e Jude Bellingham hanno disertato la cerimonia. Quella di Rodri, mediano regista, sarebbe una scelta atipica per il premio di solito assegnato ad attaccanti e fantasisti
Sport - di Redazione Web
A sorpresa, contra todo pronóstico, il Pallone d’Oro va a Rodri, o Rodrigo, com’è meglio conosciuto Rodrigo Hernández Cascante, calciatore spagnolo, tesserato con il Manchester City, al momento fermo per un grave infortunio, di ruolo centrocampista. Non un funambolo come Vinicius Jr., non un tuttocampista come Jude Bellingham, che infatti hanno entrambi disertato la cerimonia di premiazione del più importante premio individuale del mondo del calcio assegnato ogni anno all’atleta considerato migliore al mondo.
Non l’hanno presa bene insomma al Real Madrid, i Blancos che hanno vinto l’ultima Champions League, la 15esima, battendo già ai quarti il Manchester City di Pep Guardiola. Certo poteva succedere soltanto con un giocatore dell’allenatore considerato da molti il migliore al mondo, Pep Guardiola, che un centrocampista di ordine e impostazione vincesse il Pallone d’Oro. E certo è anche che sarà anche per l’Europeo vinto con ampio merito dalla Spagna, nonostante Rodri sia uscito alla ripresa della finale contro l’Inghilterra a causa di un infortunio. Tutti gli indizi, intanto, portavano a lui già da prima della cerimonia. La diserzione di Vinicius Jr. e Bellingham a questo aveva fatto pensare.
- Spagna campione dell’Europeo: 2 a 1 all’Inghilterra, quarta Coppa, nessuno come le Furie Rosse
- Chi è Lamine Yamal, il baby fenomeno della Spagna a neanche 17 anni: Barcellona, la foto con Messi, il rischio multa all’Europeo
- Imprendibile Real Madrid: 2 a 0 al Borussia Dortmund e 15esima Champions League, la quinta per Ancelotti
- Se sei nero devi essere per forza simpatico: Vinícius Jr combatte da solo contro il razzismo
Chi è Rodri
“Quando si tratta di calcio, sono un drogato. Se sono normale è probabilmente nel senso che non mi interessano i social media o le scarpe da ginnastica da 400 sterline. Da quando ero bambino, ho semplicemente inseguito un sentimento. Non ho detto: ‘Oh, voglio fare il calciatore così posso avere una Ferrari’. No, è stato perché ciò che i miei eroi facevano in campo mi faceva sentire vivo”, ha raccontato a The Player’s Tribune. Ha cominciato a giocare Villanueva de la Cañada, un sobborgo di Madrid, dov’è nato nel giugno del 1996.
Quindi è passato al Rayo Majadahonda con i fratelli Lucas e Theo Hernández, entrambi diventati calciatori di livello internazionale. Pur essendo entrato nelle giovanili dell’Atlético Madrid, venne scartato perché considerato troppo esile fisicamente. È passato dal C. D. Roda e al Castellòn prima di arrivare alle giovanili del Villareal, dove ha giocato per due stagioni con la squadra B. Quando si è trasferito a Villareal si è iscritto anche all’Università Jaume I, una condizione imposta dai genitori se voleva continuare a giocare. Quando si trasferì a vivere in una residenza per studenti, non raccontò a tutti di essere un calciatore professionista: alcuni lo scoprirono soltanto quando lo videro in campo, in televisione.
Ha esordito in prima squadra in Coppa del Re, in Liga nell’aprile del 2016. Il ritorno all’Atlético Madrid nel maggio 2018, col quale vince subito la Supercoppa UEFA, ma l’anno dopo è già al Manchester City per una clausola rescissoria di 70 milioni di euro. Da subito titolare inamovibile, ha vinto con la squadra di Pep Guardiola quattro Premier League, due Community Schield, due Coppa di Lega, una Coppa d’Inghilterra, una Supercoppa UEFA. La serata più importante della sua carriera il 10 giugno 2023, quando con un gol ha deciso la finale di Champions League giocata contro l’Inter.
Agli Europei del 2024 è stato eletto miglior calciatore della manifestazione, nonostante abbia visto la seconda parte della finale vinta dalla Spagna contro l’Inghilterra dalla panchina a causa di un infortunio. Con la maglia della Roja aveva già vinto l’Europeo Under-19 nel 2015 in Grecia, era diventato il calciatore più giovane del Villareal a vestire la maglia della Nazionale e giocato tutte le quattro sfide disputate dagli spagnoli ai Mondiali del 2022. Niente di paragonabile alla vittoria della scorsa estate: “Quando vinci per il tuo Paese, è un’emozione diversa. Sono tornato alle mie radici […] Ti rendi conto che non hai reso felice solo una città, ma un intero Paese. Così tante persone diverse. Così tante generazioni diverse”.
Il Pallone d’Oro a Rodri
Rodri è un mediano, un centrocampista, un regista piazzato davanti alla difesa. All’occorrenza può essere schierato anche da difensore centrale. È un giocatore di ordine e precisione, tempistica e tecnica. Detta il ritmo del gioco alla squadra, imposta e costruisce. Alto un metro e 91 centimetri, è competitivo anche nel gioco aereo. Grande recuperatore di palloni, non si può parlare di un calciatore dalle spiccate doti offensive: è poco incline alla conclusione. Anche per questo la sua vittoria risulta decisamente atipica e inaspettata perché di solito è riservata ad attaccanti e fantasisti.
Ha detto, sempre a The Player’s Tribune: “Nei momenti belli non impari, ti diverti e basta. Nei momenti brutti, quando soffri davvero, è allora che cresci davvero”. Al momento è fermo ai box, infortunato: lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, con annessa lesione al menisco. Prevista operazione e riabilitazione che impegneranno gran parte se non tutta la stagione in corso. Rodri è stato anche squalificato dalla FIFA con il compagno di Nazionale Alvaro Morata per aver intonato il coro “Gibilterra è spagnola!“ nel corso dei festeggiamenti della vittoria dell’Europeo.