La mozione
Mussolini non è più cittadino onorario di Salò, la città della Repubblica Sociale Italiana: 100 anni dopo l’onorificenza
Il voto nella città per 20 anni governata dal centrodestra, soltanto dalla scorsa estate dal centrosinistra. Il sindaco: "Niente ideologia, un momento unificante che riafferma i valori di amore verso libertà e democrazia"
News - di Redazione Web

Il Comune di Salò, in provincia di Brescia, ha revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. A esprimersi, nella serata di ieri, il Consiglio Comunale della cittadina affacciata sulla sponda lombarda del Lago di Garda e capitale della Repubblica Sociale Italiana durante gli ultimi anni della II Guerra Mondiale. La votazione è stata accolta dagli applausi, in Consiglio Comunale, e da qualche fischio. Per quanto ogni anno alcuni Comuni decidano di revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini, quello di Salò è un caso particolare perché la Repubblica Sociale Italiana è anche chiamata Repubblica di Salò.
L’appuntamento con la storia era fissato a ieri sera, oltre 100 anni dopo l’onorificenza. Salò divenne alla fine della II Guerra Mondiale l’8 settembre del 1943, capitale della Repubblica Sociale Italiana, appendice terminale del regime fascista controllato dalla Germania nazista che governava i territori controllati dai tedeschi in Italia dopo la firma dell’armistizio con le forze Alleate. Ma il legame tra la cittadina e il Duce veniva da molto prima, da una ventina d’anni prima addirittura.
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Il commissario prefettizio Salvatore Punzo, mandato a Salò per fondare la sezione locale del Partito Fascista, firmò il conferimento della cittadinanza onoraria a Mussolini nel maggio del 1924, pochi giorni prima della scomparsa di Giacomo Matteotti. Proprio con il discorso in cui Mussolini, nel gennaio del 1925, si assunse la responsabilità dell’omicidio del deputato socialista, nacque ufficialmente la dittatura fascista. E nella vicina Gargnano Mussolini soggiornò anche per alcuni giorni in quello che è diventato un albergo di lusso.
Dodici i voti a favore della mozione presentata da Tiberio Evoli, consigliere della maggioranza di centrosinistra che governa la cittadina dal 2024, dopo vent’anni di amministrazioni di centrodestra che non avevano mai preso in considerazione la revoca e che l’avevano respinta ogni volta che era stata proposta dalla minoranza. Tutti appartenenti alle liste civiche, una delle quali vicina a Fratelli d’Italia, i tre consiglieri che si sono detti contrari e quello astenuto.
“Le idee rappresentate dalla cittadinanza onoraria a Mussolini non hanno più spazio nell’Italia e nella Salò di oggi – le parole del sindaco, Francesco Cagnini, riportate dall’ANSA – Questa è un’iniziativa portata avanti da un’Amministrazione guidata da un sindaco nato 50 anni dopo la liberazione del 1945, che non può quindi in nessun modo vedere questo passaggio come una contrapposizione ideologica, bensì come un momento unificante, che riafferma i valori di amore verso la libertà e la democrazia, veri cardini della nostra Carta costituzionale. Con la revoca ribadiamo i principi e i valori costituzionali che dovrebbero essere condivisi da tutti, più volte ribaditi anche di recente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e che sono altamente ‘civici‘, ovvero patrimonio di tutti. Alla luce dei valori costituzionali e democratici che, come amministratori, siamo chiamati a rappresentare, Benito Mussolini non merita alcuna onorificenza dal Comune di Salò. La revoca è un passaggio che non merita ulteriori parole, giustificazioni né tantomeno giudizi. Andava semplicemente ed evidentemente fatta”.
Come si interroga l’ANSA, adesso ci si chiede se l’iniziativa di Salò possa ispirare tanti altri Comuni in tutta Italia che durante il Ventennio assegnarono il riconoscimento della cittadinanza onoraria a Mussolini. A Brescia, per esempio, il consigliere del Partito Democratico Andrea Curcio ha firmato una mozione che sollecita la revoca della cittadinanza onoraria.