La serie tv
Luca Marinelli: “Interpretare Mussolini? Doloroso, era un attore, Dio Patria Famiglia un inganno della politica”
L'attore interpreta il dittatore fascista nella serie diretta da Joe Wright. "Vedo tanti parallelismi e sono preoccupato perché, studiando semplicemente quei sei anni di storia, si capisce che tutto può degenerare rapidamente e la libertà ci può essere tolta in un tempo molto breve"
Cinema - di Redazione Web
Per Luca Marinelli il personaggio di Benito Mussolini è stato il più difficile da interpretare finora nella sua carriera di attore. “Sospendere il giudizio, avvicinarsi il più possibile a quest’anima alla quale devi dare un corpo, che sia un personaggio della realtà o della fantasia. In questo caso è stata una cosa per me veramente dolorosa, veramente forte, che naturalmente mi aspettavo, ma non pensavo di vivere con tanta intensità. Non mi volevo avvicinare a Mussolini e purtroppo ho dovuto farlo”.
È lui il protagonista della serie tv in otto puntate, sarà trasmessa da Sky e Now dal 10 gennaio. È tratta da M. Il figlio del secolo, romanzo vincitore del Premio Strega scritto dallo scrittore Antonio Scurati. È stata diretta dal regista Joe Wright, prodotta da Sky Studios e The Apartment, distribuita da Fremantle. Una serie quasi sempre al buio, senza sole, per visitare “le parti oscure dell’essere umano” che, pur con tutte le sue debolezze, quando tratta di scegliere fa sempre “scelte criminali“.
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Per interpretarlo, Marinelli ha fatto riferimento al racconto pubblico ma anche alla vita privata del Duce del fascismo. ” È stato abbastanza scioccante – ha raccontato in una lunga intervista a Il Corriere della Sera – mi sembrava che lui non fosse mai sincero, neanche con sé stesso. Sembra sempre su un palcoscenico, anche quando è in famiglia, perché lui ha sempre una maschera che indossa”. In qualche maniera gli è sembrato di interpretare un attore, una specie di inventore del populismo che si serviva della triade “Dio Patria Famiglia” tanto declamata anche oggi.
“Mussolini non crede in Dio, anzi lo provoca: durante un comizio disse ‘Signore fulminami adesso, ti do solo un minuto’ e cominciò a guardare l’orologio. Dio non è qualcosa che lui prendesse in considerazione. La famiglia la vediamo, lui ha amanti da tutte le parti, figli non riconosciuti ovunque. Patria? Mussolini ha un disprezzo totale per le persone, sono solo un mezzo, questa patria declamata è solo uno strumento, reso passivo, per arrivare a qualcosa che ha a che fare con la propria affermazione personale. Il potere come fine. Tre grandi inganni usati dalla politica. Ieri come oggi”
E sul pericolo che la storia possa ripetersi: “Vedo tanti parallelismi e sono preoccupato perché, studiando semplicemente quei sei anni di storia, si capisce che tutto può degenerare rapidamente e la libertà ci può essere tolta in un tempo molto breve. Quindi non so se le cose possano ripetersi nella esatta stessa maniera. In alcune parti del mondo oggi ci sono delle dittature. E sono troppe, questo assolutamente sì. Quello che faccio è un invito a me personalmente, l’invito a essere sempre presente. A chi vedrà la serie, di leggerla come il racconto di ciò che è stato, ma anche di ciò che possiamo evitare si ripresenti”.
La serie si chiude con il discorso del 3 gennaio 1925 – 100 anni fa – alla Camera dei Deputati che determinò la nascita, secondo la storiografia, del fascismo come dittatura: quando Benito Mussolini si assunse la “responsabilità politica, morale e storica” del clima nel quale venne commesso l’assassinio di Giacomo Matteotti, socialista, tra i leader dell’opposizione al fascismo in Parlamento, rapito l’estate precedente e ritrovato ucciso dopo che aveva denunciato brogli e violenze nelle elezioni del 1924 che portarno al governo Mussolini.