La riunione
Vertice di Parigi sull’Ucraina, Meloni da Macron tra dubbi e ambiguità: boccia il formato e si schiera con Vance
Esteri - di Redazione

Con i piedi in due scarpe, divisa tra le difficoltà nel non rompere con la commissione europea di Ursula von der Leyen, che l’ha ricompensata con una vicepresidenza a Raffaele Fitto e con un sostanziale allargamento a destra della maggioranza, e la volontà di mantenere i rapporti privilegiati con la nuova amministrazione Trump, lei che è stata l’unica leader europea invitata alla cerimonia di insediamento del 20 gennaio a Washington.
È una Giorgia Meloni divisa quella che oggi sarà presente al vertice straordinario di Parigi convocato dal presidente francese Emmanuel Macron per discutere di Ucraina e di una risposta comune dell’UE di fronte ai piani della Casa Bianca, con Donald Trump pronto a negoziati con la Russia di Vladimir Putin in cui l’Europa verrebbe di fatto tagliata fuori dalle trattative.
La premier ci sarà ma, fa filtrare, non condivide la mossa di Macron. La tesi è che la risposta europea a Trump sarebbe dovuta essere quella di un Consiglio europeo straordinario da tenere a Bruxelles, per non dare la sensazione di istituzioni “con diversi centri di potere, il che equivale a nessun centro reale di potere”, scrive il Corriere della Sera facendo filtrare il Meloni-pensiero.
Non piace il formato del vertice di Parigi, che tiene fuori diversi Paesi Ue: in Francia saranno presenti il padroni di casa Emmanuel Macron assieme alla premier Meloni, il tedesco Olaf Scholz, il polacco Donald Tusk, lo spagnolo Pedro Sanchez, l’olandese Dick Schoof, la danese Mette Frederiksen, oltre alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, il premier britannico Keir Starmer e il segretario della Nato Mark Rutte.
Meloni che vuole marcare le distanze degli alleati europei anche sul giudizio nei confronti del discorso tenuto alla Conferenza di Monaco dal vicepresidente Usa J.D. Vance, un attacco senza precedenti alle istituzioni Ue. Sempre il Corriere sottolinea come, al di là dei toni e del linguaggio, la premier ha “in gran parte condiviso” il discorso del vice di Donald Trump, a partire dalla battaglia sul “free speech”, la libertà di parola che secondo Vance e l’estrema destra americana sarebbe a rischio sia negli Stati Uniti che nel Vecchio Continente a causa di una presunta “censura woke”.