Vittima numero 12 del 2015
Pescara, detenuto si uccide in carcere: rivolta nel penitenziario con materassi a fuoco e intossicati

Questa volta l’ennesimo suicidio in un carcere italiano non è passato sotto silenzio. A Pescara, dove un giovane detenuto egiziano 24enne, con problemi di tossicodipendenza, si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella, è scoppiata una rivolta.
Il suicidio, il 12esimo da inizio 2025, è avvenuto questa mattina. Quando la notizia si è sparsa gli altri detenuti del carcere San Donato hanno messo in piedi una rivolta: alcuni degli “ospiti” sono riusciti a raggiungere il tetto, altri hanno dato fuoco ai materassi, come conferma Francesco Lo Piccolo, direttore della rivista ”Voci di dentro”, che ospita contributi da tutte le carceri d’Italia e che era a Pescara quando sono scoppiati i tumulti.
“C’è la polizia – racconta all’Adnkronos Lo Piccolo – e un forte clima di tensione. C’è anche il viavai di ambulanze che portano in ospedale i detenuti rimasti intossicati. Tutto ciò è frutto di anni di mala gestione da parte dell’amministrazione penitenziaria. I problemi si sono aggravati e sono stati ignorati: qui dovrebbero esserci 240 detenuti e invece ce ne sono 440, il doppio. Addirittura ci sono celle con sei persone che non hanno neppure brande, ma i materassi sono stati messi a terra. Una situazione che che era già al limite”.
Dopo una trattativa nel primissimo pomeriggio è poi tornata la normalità nel carcere.
A fare la drammatica “conta” delle morti negli istituti di pena è il Segretario della Uilpa Pp, Gennarino De Fazio: “Con quello di oggi sono ben 12 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, cui bisogna aggiungere un operatore, mentre non si contano le tensioni. Per dare un dato, nel 2024 sono state 3.500 le aggressioni subite dalla polizia penitenziaria. Tutto ciò non sta trovando un argine concreto da parte del Governo, che agisce con placebo e improbabili progetti verosimilmente destinati a fallire, ma più probabilmente a complicare ulteriormente il già drammatico stato delle cose per l’utenza e per il personale”, spiega De Fazio.
La ricetta del sindacalista è ormai da tempo la stessa, ovvero la richiesta di “deflazionare la densità detentiva, sono 16mila i ristretti oltre i posti disponibili, necessita potenziare gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di più di 18mila unità, va garantita l’assistenza sanitaria e vanno avviate riforme complessive dell’intero sistema d’esecuzione penale, particolarmente, di quello inframurario. È impensabile continuare così”, denuncia De Fazio.