Lo "strappo" rientra
Gaza, Hamas fa marcia indietro sul cessate il fuoco: l’accordo sugli ostaggi ad Israele torna in vigore

L’incubo di una ripresa delle ostilità nella Striscia di Gaza è scongiurato. Il ritorno ai bombardamenti israeliani sull’enclave palestinese sembra infatti allontanarsi: Hamas ha comunicato oggi di aver accettato di continuare ad attuare l’accordo di cessate il fuoco e di procedere con il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza in cambio dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele secondo i tempi delineati nell’accordo.
L’intesa rischiava di saltare dopo la mossa dei giorni scorsi del gruppo radicale islamico, che aveva annunciati di non voler rilasciare come da accordi tre ostaggi israeliani nella giornata di sabato 15 febbraio denunciando numerose “violazioni” da parte del governo Netanyahu degli impegni presi per arrivare ad un cessate il fuoco di sei settimane.
La retromarcia di Hamas arriva il giorno dopo che una delegazione del movimento islamico, guidata dall’alto rappresentante Khalil al Hayya, è arrivata al Cairo per colloqui con i mediatori. Proprio in Egitto si è arrivati ad una nuova intesa grazie agli emissari locali e a quelli del Qatar: quest’ultimi, spiegano da Hamas, hanno promesso di rimuovere gli ostacoli che impediscono il flusso continuo di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
“I colloqui sono stati caratterizzati da uno spirito positivo e i fratelli mediatori in Egitto e Qatar hanno confermato che avrebbero dato seguito a tutto questo per rimuovere gli ostacoli e colmare le lacune”, si legge in una nota pubblicata su Telegram. “Di conseguenza, Hamas conferma la sua posizione continuativa di attuare l’accordo in conformità con quanto firmato, incluso lo scambio di prigionieri secondo il calendario specificato”, ha aggiunto il gruppo palestinese.
Una marcia indietro che paradossalmente non farà felice Benjamin Netanyahu: il premier israeliano era pressato dall’estrema destra messianica, in particolare col ministro della Finanze Bezalel Smotrich, che dopo il primo annuncio di Hamas sul ritiro parziale dell’accordo spingeva per una nuova invasione della Striscia con la volontà di annettere il territorio palestinese.
Un piano che d’altra parte poteva contare sul sostanziale appoggio della nuova amministrazione statunitense: Donald Trump ha in più occasioni sottolineato che la volontà di Washington è quella di trasformare la Striscia in una “Riviera del Medio Oriente” sotto il controllo americano e priva dei due milioni di palestinesi residenti nell’enclave.