Calcio
Cristiano Ronaldo fa 40 anni: perché non è il GOAT della storia, il più forte calciatore di sempre
Appena qualche giorno fa aveva rivendicato: "Non vedo nessuno migliore di me, lo dico con tutto il cuore". È stato il più grande atleta prestato al pallone, quello più simile a un'azienda
News - di Antonio Lamorte

Anche alle 3:00 di mattina, quando tornavano da una trasferta in Champions League, i calciatori del Real Madrid tornavano a casa. E poi c’era Cristiano Ronaldo: che invece andava al centro sportivo per un bagno di ghiaccio che avrebbe favorito i suoi tempi di recupero. Sta tutta qui la supremazia di CR7, nell’aneddoto che Carlo Ancelotti ha raccontato al Daily Mail ricordando quei tempi al Real Madrid, gli anni della decima Champions. “Non vedo nessuno migliore di me e lo dico con tutto il cuore”, ha confessato per l’ennesima volta alla trasmissione El Chiringuito l’attaccante portoghese che oggi compie 40 anni, dichiarazioni sempre buone per innescare un dibattito buono da fare al bar.
40 anni di gol, trofei, sgroppate, acrobazie, dribbling, copertine, investimenti, marchi di lusso, classifiche Forbes. “Penso di essere il giocatore più completo che sia mai esistito. Sono forte di testa, nei calci piazzati, ho un buon sinistro, sono veloce, forte fisicamente, ho una buona elevazione. C’è chi preferisce Messi, Pelé o Maradona, ma dire che io non sono un calciatore completo è una bugia”, ha detto a pochi giorni dal compleanno. Arroganza, forse. Rivendicazione, autodeterminazione che in altri sport – come in quelli da combattimento – è consuetudine, fa parte del gioco, ma non per il calcio, sport popolare in tutto il mondo anche per le sue caratteristiche che offrono a chiunque un’opportunità, la possibilità di un’immedesimazione, l’occasione di sognare di diventare come i propri idoli.
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Prospettiva più difficile per un caso però: quello di CR7. Perché troppo scolpito, troppo bello, troppo curato, troppo abbronzato, troppo veloce, troppo preparato, troppo dettagliato, troppo preciso, troppo pettinato, troppo muscoloso, troppo motivato, troppo corteggiato, troppo pagato, troppo sponsorizzato, troppo vincente: troppo perfetto. Sono stati soprattutto 40 anni di ossessione quelli di Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, dal nome ispirato dalla fede e dal Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, figlio di un giardiniere con problemi di alcolismo e di una cuoca, cresciuto a Madeira, scoperto dallo Sporting Lisbona, esploso al Manchester United, padrone del mondo con il Real Madrid, messia alla Juventus, star strapagata in Arabia Saudita: da 200 milioni all’anno l’ultimo contratto con l’Al-Nassr. Cinque Palloni d’Oro. È diventato un brand.
CR7 in Italia ha lasciato 101 gol in 134 partite con la maglietta bianconera, l’obiettivo raggiunto di diventare capocannoniere nei tre campionati più prestigiosi d’Europa, il rimpianto per una Champions che era stata assicurata nel pacchetto, una serata di Coppa indimenticabile con una tripletta all’Atlético Madrid. Non ha lasciato mai nulla al caso, ha curato il suo corpo come un tempio sacro, lo ha conservato intatto da tatuaggi per donare il midollo osseo. Proprio nel fisico è stata la sua ossessione principale, quella che lo permette ancora oggi di giocare seppur nel campionato degli sceicchi, di continuare con la Nazionale portoghese e di non escludere una clamorosa partecipazione al Mondiale 2026. “Quest’anno sto facendo tanti gol, molti anche belli, sto bene, eppure la gente continua a fare i conti, a dire che ancora mi mancano tante reti. Non mi piace. Le cose dovrebbero accadere in modo naturale. Perché anche se segnassi 920, 925 o 930 gol, il migliore della storia sarei comunque io. Arrivare a 1000 gol sarebbe incredibile, onestamente non so se succederà, vivo il presente, non posso sapere cosa succederà in futuro”.
Non perde occasione per rivendicare i suoi risultati, la sua supremazia in campo. Quando Lionel Messi ha vinto con l’Argentina il Mondiale in Qatar sembrava che il dibattito fosse chiuso. Del fenomeno argentino – hanno segnato un’epoca le sfide tra Real Madrid e Barcellona degli anni ’10 – Cristiano non ha mai avuto la tecnica innata e illuminante, come non ha avuto il passo di Pelé, la visione di gioco di Alfredo Di Stefano, l’approccio avanguardista di Johan Cruijff, il genio totale di Diego Armando Maradona, il talento smisurato di Ronaldo Luiz Nazario Da Lima. Ha avuto però tutto il resto, è senza ombra di dubbio tra i più grandi di sempre a prescindere da simpatie o gusti personali. Forse è stato il più completo, con ogni probabilità è stato il miglior atleta prestato al calcio di sempre, quello più simile a un’azienda. C’entra sempre il tifo: è chiaro che, per dire, a Napoli incoroneranno per sempre Maradona. Ci sarà sempre qualcuno al bar che non sarà d’accordo: è anche questo il bello del calcio.