Il Piano di Netanyahu

Cosa c’è dietro l’operazione ‘Muro di Ferro’: così Netanyahu vuole annettere la Cisgiordania

Cisgiordania ancora nel mirino, Netanyahu: “Un altro passo per la sicurezza in Giudea e Samaria”. Smotrich: “Operazione intensa e continua per proteggere i coloni”. L’ultradestra conta sul pieno appoggio dalla nuova amministrazione americana. Esplosioni a Jenin, arresti in varie città

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

23 Gennaio 2025 alle 15:00

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AP Photo/Majdi Mohammed
AP Photo/Majdi Mohammed

La denominazione ufficiale è Muro di ferro”. Ma quella reale è “Annessione della Cisgiordania”. A proposito del Medio Oriente, dopo l’accordo di cessate il fuoco per Gaza, “ciò che non è ancora chiaro è quale sarà il futuro delle relazioni fra israeliani e palestinesi”. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, parlando al World Economic Forum di Davos. Guterres ha ipotizzato due opzioni di scenari: “Una possibilità è quella che ci sia l’annessione della Cisgiordania e probabilmente una sorta di limbo a Gaza, il che, ovviamente, è contrario al diritto internazionale e significherebbe che non ci sarà mai la pace in Medio Oriente. L’altra possibilità – e ancora siamo in tempo – è quella di un’Autorità palestinese rivitalizzata e un approccio aperto da parte del governo israeliano per poter ancora considerare una soluzione a due Stati. Non è chiaro come si svilupperanno le cose”, ha spiegato il numero uno delle Nazioni unite. “Per me è chiaro che Israele non è principalmente interessato a Gaza, ma è principalmente interessato alla Cisgiordania”, ha aggiunto poco dopo.

Il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi ha affermato ieri che “mantenere la sicurezza della Cisgiordania” è una “priorità assoluta”, perché il caos in quest’area potrebbe “destabilizzare l’intera regione”. Interrogato da un delegato palestinese al World Economic Forum di Davos su una possibile strategia in atto con i paesi vicini per proteggere la Cisgiordania, Safadi ha risposto: “La Cisgiordania è stata sotto i nostri occhi fin dal primo giorno. Come sapete, abbiamo un enorme interesse per la Cisgiordania. È al nostro confine. Potrebbe destabilizzare l’intera regione. E ancora, abbiamo lavorato molto, molto duramente, anche direttamente con gli israeliani, con i nostri amici americani, con i nostri amici europei e con i palestinesi, per assicurarci che la Cisgiordania non esploda”. “Se esplodesse”, ha insistito il capo della diplomazia di Amman, “penso che parleremmo di un conflitto ancora più ampio”.

Il direttore per la Cisgiordania dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Roland Friedrich, ha denunciato ieri che, dopo un mese di incursioni, il campo profughi di Jenin, nel nord del territorio, è «quasi inabitabile, con circa 2.000 famiglie sfollate da metà dicembre. L’Unrwa non è stata in grado di fornire un servizio completo al campo durante questo periodo». Annotava ieri Haaretz: “Anche il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto la sua parte nell’incoraggiare la violenza dei coloni. Martedì ha revocato le sanzioni imposte dall’amministrazione Biden ai coloni che si erano resi protagonisti di violenze contro i palestinesi in Cisgiordania. Possiamo solo sperare che l’amministrazione Trump si ravveda presto e si renda conto che se vuole promuovere la pace globale, sicuramente in Medio Oriente, l’impresa degli insediamenti è un serio ostacolo”. I titolo dell’editoriale è: Il governo di Netanyahu e l’amministrazione Trump favoriscono il terrorismo ebraico in Cisgiordania.

L’estrema destra israeliana sa di poter contare sull’appoggio della nuova amministrazione americana. Mike Huckabee, nuovo ambasciatore di Trump in Israele, ha dichiarato che “non esiste una cosa chiamata Cisgiordania”, dopo aver affermato, durante una visita in Israele nel 2017, che “non esiste un’identità palestinese”. Ancora più netta è stata la neo ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, la deputata di New York Elise Stefanik. Interrogata dal senatore del Maryland Chris Van Hollen nell’ambito dell’audizione per la conferma al Senato, infatti, Stefanik ha confermato il suo pieno sostegno alle rivendicazioni israeliane di diritti biblici sull’intera Cisgiordania.  Stefanik ha criticato ciò che ha definito “il persistente pregiudizio dell’Onu contro Israele”, osservando il numero sproporzionato di risoluzioni che la prendono di mira. “Gli Stati Uniti devono stare incondizionatamente con Israele all’Onu”, ha affermato. “Come ambasciatrice, lavorerò instancabilmente per contrastare gli attacchi unilaterali contro il nostro alleato più stretto e garantire che le Nazioni Unite rispettino il mandato di promuovere la pace e la sicurezza in modo equo”.

Il rumore delle armi non si spegne. L’operazione “‘Muro di ferro”, è destinata a durare diversi giorni e il primo bilancio è di almeno una decina di vittime e 40 feriti. “È un altro passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati, rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria, ha affermato il primo ministro usando il nome ebraico con cui Israele rivendica il possesso della Cisgiordania. Aggiungendo poi che Israele continuerà a operare in modo “sistematico e deciso” contro “l’asse iraniano ovunque invii le sue armi”. Secondo molti osservatori la decisione di Netanyahu è una sorta di compensazione nei confronti dell’estrema destra, fortemente critica sul via libera all’accordo per la tregua a Gaza. Non a caso il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha affermato che l’operazione militare sarà “intensa e continua” con l’obiettivo di proteggere i “coloni” e gli “insediamenti” israeliani, che ha descritto come una “zona cuscinetto di sicurezza” per lo Stato ebraico. Hamas dal canto suo ha chiesto la “mobilitazione generale” dei “combattenti della resistenza” per “affrontare l’aggressione dell’occupazione sionista a Jenin”.

Sparatorie ed esplosioni sono ancora in corso a Jenin, Lo dice in una intervista all’Afp il governatore di Jenin, Kamal Abu al-Rub. “La situazione è molto difficile, l’esercito di occupazione ha spianato tutte le strade che portano al campo di Jenin e all’ospedale governativo. Ci sono sparatorie ed esplosioni”, ha detto Al-Rub. Alcuni abitanti di Jenin hanno raccontato che le truppe israeliane hanno circondato un ospedale privato, l’Al-Amal, e di averlo poi visto in fiamme. Nelle retrovie israeliane la polizia ha arrestato una ventina di palestinesi in altre città della Cisgiordania, tra cui la giornalista di Hebron Farah Abu Ayyash. Il portavoce ufficiale di Abu Mazen, Nabil Abu Rudeineh, ha dichiarato che «questi crimini commessi dalle milizie terroristiche coloniali e dall’esercito di occupazione fanno parte dell’aggressione in corso da parte dello Stato di occupazione israeliano contro il popolo palestinese».

“Bene il cessate il fuoco a Gaza, ma dall’ottobre del 2023 è stato oscurato quello che accade in Cisgiordania. Il rischio è che cessino le armi nella Striscia ma non nei territori occupati”, rimarca il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. Gli attacchi dell’esercito israeliano in Cisgiordania successivi al 7 ottobre 2023 hanno ucciso più di 800 persone, molte delle quali erano minorenni.

23 Gennaio 2025

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