Lo scambio di prigionieri
Liberata Khalida Jarrar, storica attivista palestinese: “Quella cella era una tomba, il mio popolo ucciso a Gaza e in Cisgiordania”
Detenuta in isolamento per 5 mesi, in una cella di 2 metri quadrati, neanche al marito era stato consentito di farle visita. "Per andare fuori mi legavano mani e piedi, con lacci di metallo. E mi coprivano gli occhi"
Esteri - di Redazione Web

È tornata libera in condizioni quasi irriconoscibili Khalida Jarrar, attivista palestinese per la difesa dei diritti umani che proprio sui detenuti palestinesi aveva condotto importanti battaglie. Rilasciata nell’ambito del primo lotto dello scambio di prigionieri che comprendeva 90 tra uomini e donne nell’accordo tra Israele e Hamas. È stata arrestata diverse volte, anche se mai condannata per coinvolgimento nelle azioni militari del Fronte Popolare.
È infatti un personaggio storico dell’attivismo palestinese. 62 anni, membro di rilievo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione attiva dagli anni ’60 che ha attraversato guerre, trattative, accordi, intifade. Jarrar è stata deputata eletta al Parlamento palestinese nel 2006, prima che negli ultimi dieci anni venisse più volte arrestata e rilasciata.
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Le venne vietato di viaggiare all’estero nel 2007 prima che il divieto le venisse revocato e lei poté curarsi in Giordania. Nel 2021 a Jarrar fu negato un permesso su basi umanitarie per partecipare al funerale della figlia Suha. Era stata arrestata nel 2015 e rilasciata nel 2016, arrestata nel 2017 e rilasciata nel 2021. Prima dell’ultimo arresto. Jarrar era una delle 69 donne liberate dagli israeliani nell’ambito dell’accordo. L’avvocato ha descritto la sua cella come una tomba.
L’ultima volta che è stata arrestata è stato a dicembre 2023, due mesi dopo gli attacchi di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre che hanno scatenato la reazione dello Stato Ebraico. Nessuna accusa, nessun processo. Ha passato gli ultimi mesi in una cella di isolamento grande due metri quadrati, neanche al marito era stato consentito di farle visita. Accompagnata dal marito e dalla famiglia, ha deposto una corona di fiori sulla tomba della figlia morta mentre lei era detenuta.
“Per andare fuori mi legavano mani e piedi, con lacci di metallo. E mi coprivano gli occhi. Uscivo di cella per non vedere nulla – ha raccontato in un’intervista esclusiva al TG3 della Rai – È un sentimento contrastato, sono felice che mi abbiano rilasciata ma il mio popolo a Gaza e in Cisgiordania sta venendo ucciso“. Se l’accordo vale per Gaza, ridotta in macerie, in Cisgiordania intanto Israele ha lanciato l’operazione “Muro di Ferro”.