I due ragazzi di Potere Operaio

Chi era Franco Piperno, il ricordo di Oreste Scalzone: “Uomo dal pensiero luminoso e complesso”

“Non ho mai conosciuto nessuno che avesse un pensiero così luminoso e complesso. Quanti luoghi comuni su di lui, ma un giorno capirete chi era”

Interviste - di Graziella Balestrieri

15 Gennaio 2025 alle 12:00

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Photo credits: Alessandro Paris/Imagoeconomica
Photo credits: Alessandro Paris/Imagoeconomica

Franco Piperno, fisico, saggista, docente universitario presso l’Università della Calabria, assessore alla cultura al comune di Cosenza durante i mandati di Giacomo Mancini ed Eva Catizone, fondatore e ideologo, insieme a Toni Negri e Oreste Scalzone del gruppo della sinistra extraparlamentare Potere Operaio. Fu uno dei leader del ’68 romano e partecipò alle lotte della Fiat nel 1969. Tentò con Lanfranco Pace un’operazione di mediazione politica nel sequestro Moro. Nel 1979, per sfuggire al “processo del 7 aprile “, nel quale scrittori e intellettuali legati alla sinistra extraparlamentare furono accusati di aver ispirato se non coordinato atti di terrorismo negli Anni di Piombo, si rifugiò in Francia. Franco Piperno fu condannato a due anni per associazione sovversiva.

A ricordarlo, con sofferenza e un senso enorme di mancanza, e a parlare di questo vuoto che lascia la sua figura come amico e intellettuale, oggi è Oreste Scalzone, amico fraterno, ed esponente di spicco insieme a Piperno di quegli anni, di quei movimenti, di quelle lotte, di quella ideologia, di quella parte di storia che perde un uomo fondamentale ma la cui eredità, dice Scalzone, non andrà perduta. Scalzone è stata una figura di primo piano del Sessantotto a Roma. Fu ferito gravemente dai fascisti durante un assalto all’Università guidato da Giorgio Almirante. I picchiatori di Almirante assaltarono la facoltà di Lettere ma furono respinti dagli studenti, e allora si rifugiarono nella facoltà di Giurisprudenza che fu assediata dai ragazzi di sinistra. Dalla finestra del terzo piano lanciarono un banco che pesava almeno 30 chili e che colpì Scalzone, che per miracolo non morì ma ebbe la schiena spezzata. Oggi Scalzone vive in Francia, ha 78 anni.

Franco Piperno: chi è stato per lei?
Ho conosciuto Franco all’inizio del ‘68 e sono stato folgorato da questo suo pensiero luminoso e da questo suo pensiero complesso. Le due cose andavano assieme, pensiero complesso e pensiero luminoso, e sono rimasto colpito da questo, tanto è vero che Franco è divenuto per me un maestro e devo dire un fratello maggiore, malgrado lui si schermisse. Oggi il vuoto è immenso, come un risucchio, malgrado si sapesse già da molte settimane che non c’era possibilità di salvezza, nessuna via di scampo, comunque il vuoto arriva addosso come fosse inatteso.

L’ultima volta che l’ha sentito?
Negli ultimi periodi, quando lui era in ospedale, non riusciva a venire al telefono e parlare, quindi io parlavo con Marta, la sua compagna o con Enzo, uno dei suoi due fratelli, che vive a Cosenza. Potevo parlare con loro, e Franco in qualche modo assentiva, ma con un grande sforzo di presenza. Prima ci siamo sentiti, ci siamo scritti. Ma era già in condizioni precarie, perché il Parkinson non perdona e non gli lasciava tregua, ci sentivamo prima insomma, diciamo prima che sopravvenisse questa polmonite ribelle ad ogni cura e che ci fosse uno stato di sofferenza che, mi dice suo fratello Enzo, come una piccola consolazione, è cessato negli ultimi giorni. Talmente erano gravi le condizioni, tanto la respirazione era superficiale, che alla fine non c’era più neanche la sofferenza, c’era questa denutrizione, c’era questo stato di cui ho appena detto.

Per chi non ha vissuto quegli anni, come spiegare la figura di Franco Piperno: quanto è stata importante allora e quanto lo sarà?
Dovrei trasmettere l’idea di questa grandezza. Franco è stato una eccezione straordinaria. Nel senso che è riuscito a coniugare il sapere da scientifico, da astrofisico, con un impegno, una attenzione, una elaborazione, una pratica di movimento sociale. E questo rimarrà, marcherà anche il futuro, indubbiamente. Una figura come Franco non passa così, una figura come quella di Franco non può passare senza segnare profondamente l’epoca. Questo credo che vada detto forte e ripetuto oggi.

Franco Piperno andrebbe ricordato non solo per quella parte di mondo (oggi eredi, in un certo senso) che voi avete ispirato e a cui avete dato forma e vita, ma anche per quella parte che voi avete combattuto?
Sì, andrebbe ricordato anche da quella parte che abbiamo combattuto. Credo che Franco vada ricordato, assolutamente, perché la profondità di pensiero di Franco è indubbiamente non aggirabile. Ricordare che Franco è stato inseguito, all’epoca di Cossiga, con mandati di cattura. Si è rifugiato prima in Francia e poi in Canada. È stato un perseguitato politico, come qualcuno ha osservato in alcuni commenti dopo la sua perdita. Franco Piperno è una figura imprescindibile nella storia del nostro paese e non solo.

Perché, secondo lei, c’è ancora poca chiarezza nel raccontare quegli anni (parliamo del ’68 e poi degli anni di piombo). Perché ancora c’è questa difficoltà?
È difficile darle una risposta, veramente difficile. È certo che c’è la difficoltà ma probabilmente è destinata a dissiparsi…

Ma questa difficoltà di racconto deriva dal fatto che c’è stata molta violenza, morti … da ambo le parti?
Credo che ormai questo sia molto distante e non possa dar luogo a un regolamento di conti a questa distanza di tempo, non mi pare…

Perché si insiste a voler descrivere Toni Negri o appunto Franco Piperno con il termine di “cattivo maestro”?
È solo un luogo comune. Questo è diventato una definizione comune, un banalissimo luogo comune, come un tormentone.

C’erano differenze tra voi due?
Le rispondo come già fatto in precedenza, perché in queste parole c’è tutto: per me Franco, e credo avessi ragione io, è stato ed è un fratello maggiore e un maestro.

Mi scusi se glielo dico… però sa, si sente proprio che pesa tantissimo per lei questa perdita…
Lo so. Sì, sento molto questo vuoto, molto. Anche se si sapeva, se era già prevista, anche se erano molte settimane, gli ultimi mesi, nei quali si sapeva che non sarebbe potuto uscire da questo finale, anche se tutto già si sapeva. nel momento in cui l’assenza arriva, il colpo che arriva è un colpo di tipo fatale, per me è una perdita fortissima, non riesco a dirle altro, è una perdita fortissima, un colpo di tipo fatale.

15 Gennaio 2025

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