L'appello dei genitori
Cecilia Sala, l’appello ai giornalisti: colleghi per favore non fate gli sciacalli
Ai giornalisti che diventano leoni nel difendere la “ragion di giornalismo” solo quando questa battaglia non costa niente, e poi sono proni a veline e ordini dall’alto, diciamo solamente: Non eccedete nella retorica e nel cinismo, non portano da nessuna parte.
Cronaca - di Piero Sansonetti
Elisabetta Vernoni e Renato Sala, che sono il papà e la mamma di Cecilia Sala – prigioniera dell’Iran da più di due settimane – hanno chiesto il silenzio stampa. Evidentemente, sulla base delle informazioni che posseggono, ritengono che il silenzio stampa possa favorire gli sforzi che sta compiendo il governo per ottenerne il rilascio.
Noi siamo favorevoli a qualunque iniziativa possa favorire il ritorno di Cecilia in Italia. Noi siamo favorevoli a una trattativa, che è sempre legittima in questi casi. Perché siamo convinti che la “ragion di umanità” debba sempre prevalere sulla “ragion di stato”. L’antica vicenda del sequestro Moro si è incaricata di spiegarci che è così. Molti di noi più anziani, a quell’epoca – io tra questi – erano contrari alla trattativa. Hanno avuto – abbiamo avuto – il tempo per ripensarci e approdare a posizioni meno fondamentaliste e più vicine al senso di umanità e al rispetto per la vita. Per questa ragione aderiamo immediatamente alla richiesta della famiglia di Cecilia.
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Qualcuno dirà: “Ma ci sono dei principi sacri del giornalismo che non possono essere violati. Il giornalista ha il dovere di raccontare tutto quello che sa”. Che esista una “ragion giornalistica” che è superiore alla ragione umanitaria che a sua volta è superiore alla ragion di stato, francamente non ci sembra plausibile. Ai giornalisti che diventano leoni nel difendere la “ragion di giornalismo” solo quando questa battaglia non costa niente, e poi sono proni a veline e ordini dall’alto, diciamo solamente: Non eccedete nella retorica e nel cinismo, non portano da nessuna parte.