In carcere in Iran da 16 giorni

Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio stampa per la “fase delicata” delle trattative: Iran vuole rilascio Abedini

Cronaca - di Redazione

3 Gennaio 2025 alle 15:40 - Ultimo agg. 3 Gennaio 2025 alle 17:32

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Photo credits: Giuliano Del Gatto/Imagoeconomica
Photo credits: Giuliano Del Gatto/Imagoeconomica

Silenzio stampa, è questa la richiesta della famiglia di Cecilia Sala ai colleghi della figlia 29enne, dal 19 dicembre in stato di arresto in Iran, reclusa nel carcere di Evin in condizioni pessime e con accuse strumentali di aver “violato la legge della Repubblica islamica”.

Elisabetta Vernoni e Renato Sala, madre e padre della giornalista de Il Foglio in un messaggio chiedono il silenzio ai colleghi della figlia a causa di una “fase molto delicata” nelle trattative tra governo italiano e il regime di Teheran.

La richiesta di silenzio stampa

“La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante – scrivono i genitori in un messaggio diffuso alla stampa – Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo”.

Quindi la parte chiave, con la richiesta di silenzio stampa: “La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”.

L’Italia chiede la liberazione di Cecilia

A seguito del vertice tenuto a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni assieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a quello della Giustizia Carlo Nordio, dal governo italiano è stata ribadita la richiesta al regime dell’Ayatollah Khamenei di liberare la giornalista. A seguire la Meloni aveva incontrato la madre di Cecilia Sala, Elisabetta Vernoni.

Oggi invece l’ambasciatrice italiana in Iran Paola Amadei, che ha già potuto incontrare una volta Cecilia Sala in carcere, è stata ricevuta al ministero degli Esteri di Teheran. Amadei è stata ricevuta dal direttore generale per l’Europa del ministero al quale ha rinnovato la richiesta di rilascio immediato della giornalista e il miglioramento delle condizioni della sua detenzione, oltre alla possibilità di effettuare altre visite consolari.

Il collegamento con Abedini

La reclusione di Cecilia Sala è apertamente collegata all’arresto in Italia, avvenuto il 16 dicembre, tre giorni prima del fermo della giornalista, del cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, fermato all’aeroporto di Malpensa su richiesta degli Stati Uniti.

Attualmente detenuto nel carcere milanese di Opera, secondo le autorità di Washington, che ne chiedono l’estradizione, avrebbe creato una società schermo attraverso la quale acquistare componenti tecnologiche per la costruzione dei droni utilizzati dai pasdaran iraniani, compresi quelli costati la vita a tre soldati americani nell’attacco del 28 gennaio 2024 in Giordania.

Oggi Abedini ha incontrato il suo avvocato Alfredo De Francesco, che lo ha informato del parere negativo ai domiciliari, non vincolante, della Procura generale di Milano. Una decisione in tal senso sarà presa dalla Corte di Appello di Milano, che ha fissato l’udienza sulla richiesta di domiciliari il prossimo 15 gennaio.

Il ruolo di Nordio

Una partita più diplomatica e politica che giudiziaria. I Guardiani della Rivoluzione ai quali Abedini avrebbe fornito secondo le autorità americane “componenti elettroniche per la fornitura di armi letali” sono considerati organizzazione terrorista negli Stati Uniti ma non in Italia.

In base al principio della “doppia incriminazione”, per cui l’illecito di cui è accusato l’estradando deve essere tale sia nel Paese che chiede l’estradizione che in quello che deve concederla, ci sarebbe pertanto un margine legale per il ministro della Giustizia Carlo Nordio per negare l’estradizione.

L’Iran: “Roma rilasci Abedini”

Non si è fatta attendere anche la reazione iraniana. Nel corso dell’incontro con l’ambasciatrice italiana a Teheran Paola Amadei il direttore generale per l’Europa del ministero degli Esteri di Teheran ha protestato ufficialmente per l’arresto di Abedini , definendolo “illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili Usa“, aspettandosi che “Roma rigetti la politica sugli ostaggi degli Stati Uniti e crei le condizioni per il rilascio” del cittadino iraniano.

“Gli Usa prendono in ostaggio gli iraniani nel mondo, imponendo le loro leggi in altri paesi: questo non solo danneggerà i legami Iran-Italia, ma è contro le leggi internazionali”, le parole del dirigente secondo quanto riporta l’agenzia stampa iraniana Irna.

di: Redazione - 3 Gennaio 2025

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