Lo stallo di Seoul
Corea del Sud, fallisce il tentativo di arresto per l’ex presidente Yoon: polizia fermata dalle guardie del corpo
Esteri - di Carmine Di Niro
La Corea del Sud è precipitata in un caos politico-istituzionale da cui non si vede via d’uscita. L’ultimo episodio, che ha ancora origine dall’avventata mossa dell’ex presidente Yoon Suk Yeol di istituire il 3 dicembre la legge marziale, un tentativo in sostanza di “auto golpe” risolto prima con la bocciatura da parte del Parlamento del provvedimento e poi col successivo impeachment del leader del Partito del Potere Popolare lo scorso 14 dicembre, è avvenuto nella notte italiana.
Venerdì gli investigatori del Corruption Investigation Office hanno tentato di entrare nella residenza dell’ex presidente per notificargli il mandato di arresto emesso martedì da un tribunale di Seoul, che accusa Yoon di insurrezione e tradimento.
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Tentativo andato a vuoto dopo oltre sei ore di trattative: la polizia è stata infatti “respinta” dagli agenti del servizio di sicurezza presidenziale di Yoon. Davanti l’abitazione dell’ex presidente si erano radunati anche centinaia di suoi sostenitori, in un clima di tensione palpabile e con scontri tra le parti.
Di fronte allo stallo la polizia ha scelto di lasciare la residenza di Yoon, sottolineando di aver stabilito che “fosse impossibile eseguire il mandato a causa dello stallo prolungato”, in particolare col capo del servizio di sicurezza Park Chong-jun che ha negato alla polizia l’ingresso e la perquisizione dell’abitazione invocando norme sulla privacy.
Il tempo è a favore dell’ex presidente: il mandato di arresto sarà valido fino a lunedì, ma nel weekend la situazione potrebbe addirittura peggiorare, sono attesi infatti molti più sostenitori di Yoon davanti la sua abitazione per “difendere” il leader del PPP.
Yoon dopo il tentativo di instaurare la legge marziale e il successivo impeachment votato dal Parlamento sudcoreano è stato accusato dal ministero della Giustizia di insurrezione e tradimento: da allora ha rifiutato di collaborare alle indagini, e d’altra parte se riconosciuto colpevole rischierebbe l’ergastolo o anche la pena di morte.