Nella prigione di Evin

Narges Mohammadi: la premio Nobel per la Pace iraniana in sciopero della fame, la protesta in carcere

L'attivista detenuta nel carcere di Evin. Ha bisogno di cure e i familiari denunciano che il trasferimento sarebbe negato perché Mohammadi rifiuta di indossare l'hijab. Ha sostenuto le proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini

Esteri - di Redazione Web

6 Novembre 2023 alle 17:19

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La premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi
La premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi

La premio Nobel per la pace Narges Mohammadi, detenuta nel carcere di Evin a Teheran, ha cominciato uno sciopero della fame. L’Istituto penitenziario è noto in quanto vi si trovano molti detenuti politici. L’attivista protesta contro i funzionari del carcere che stanno bloccando il suo trasferimento in ospedale nonostante abbia bisogno di cure mediche urgenti. A dare la notizia i familiari di Mohammadi in un comunicato.

Mohammadi soffre di problemi cardiaci e polmonari. Si trova in carcere da quasi due anni. “Narges Mohammadi oggi, attraverso un messaggio dal carcere di Evin, ha informato la sua famiglia che ha cominciato alcune ore fa uno sciopero della fame. Siamo preoccupati per le condizioni fisiche e di salute di Narges Mohammadi”. I familiari avevano fatto sapere una settimana fa che il trasferimento era bloccato per via del diniego dell’attivista a indossare l’hijab, il copricapo obbligatorio per le donne da quando nel 1979 si è instaurata la Repubblica islamica sciita retta dagli ayatollah. Secondo i familiari Mohammadi non era stata portata neanche nell’infermeria dell’ospedale ma era stata visitata nell’ala femminile della prigione.

Il premio Nobel

Il Comitato del Nobel aveva assegnato il premio a inizio ottobre all’attivista per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”. Mohammadi è nata a Zanjan nel 1972, è laureata in fisica ed è membro dell’ong Centro dei difensori dei diritti umani, la cui fondatrice Shirin Ebadi è stata anche lei premiata con il Nobel.

Mohammadi ha messo al centro del suo attivismo i diritti dei carcerati e l’abolizione della pena di morte. È stata arrestata 13 volte e condannata cinque volte per complessivi 13 anni di prigione. Secondo le accuse di familiari e attivisti è stata sottoposta anche a pene corporali, come quella di 154 frustate. Ha appoggiato le proteste esplose nell’ultimo anno in Iran dopo il caso della 22enne Mahsa Amini, a metà settembre 2022, una ragazza curda arrestata in un parco Teheran dalla polizia morale perché indossava male il velo e morta mentre si trovava in stato di detenzione.

Le proteste per la morte di Mahsa Amini

Le manifestazioni sono state le più partecipate e mediatiche dalla nascita della Repubblica islamica nel 1979. Mohammadi aveva appoggiato dal carcere le proteste. Ha inviato articoli e messaggi di solidarietà ai manifestanti. Proprio nel carcere di Evin sono stati incarcerati molti manifestanti arrestati nelle proteste. L’attivista in una lettera all’emittente britannica BBC aveva denunciato come stupri e violenze sessuali sarebbero sistematicamente utilizzati come forma di tortura nei confronti delle donne detenute nell’Istituto.

Lo scorso 28 ottobre l’agenzia di stampa iraniana IRNA aveva confermato la morte della 16enne Armita Geravand, che secondo diverse organizzazioni attive per il rispetto dei diritti umani sarebbe stata picchiata dalla polizia perché non portava il velo islamico nella metropolitana di Teheran. Un video aveva ripreso il momento del malore che però inquadrava soltanto l’esterno del treno e la banchina. Si vedeva la ragazza che scendeva e si piegava prima che venisse trasportata in barella. La ragazza era finita in coma, le autorità avevano parlato di un malore.

6 Novembre 2023

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