Tragedia senza fine

La strage di bambini in Cisgiordania, dove non c’è la guerra ma i coloni hanno licenza di uccidere

Assaltano, sparano, uccidono. Non guardano alla carta d’identità. Per loro, ogni palestinese è un nemico da eliminare, anche se quel “terrorista” è un bambino

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

23 Luglio 2024 alle 17:00

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Palestinians line up for a free meal in Rafah, Gaza Strip, on Tuesday, March 12, 2024. (AP Photo/Fatima Shbair)
Palestinians line up for a free meal in Rafah, Gaza Strip, on Tuesday, March 12, 2024. (AP Photo/Fatima Shbair)

Assaltano, sparano, uccidono. Non guardano alla carta d’identità. Per loro, ogni palestinese è un nemico da eliminare, anche se quel “terrorista” è un bambino. Sono i coloni di Giudea e Samaria. Ci sono loro, oltre che l’esercito d’Israele, dietro la mattanza di bimbi. Una strage di innocenti passata sotto silenzio di fronte alla guerra di Gaza. In Cisgiordania, ufficialmente, non c’era la guerra. Ma c’è di fatto licenza di uccidere. Il dato è sconvolgente: in media è stato ucciso un bambino palestinese ogni due giorni in Cisgiordania – compresa Gerusalemme Est – dall’ottobre 2023. Sono 143 i bambini palestinesi uccisi in totale da ottobre, con un’impennata di quasi il 250% rispetto ai nove mesi precedenti, durante i quali ne erano stati ammazzati 41. Nello stesso periodo, sono stati uccisi due bambini israeliani in Cisgiordania in episodi di violenza legati al conflitto. Inoltre, più di 440 bambini palestinesi sono stati feriti con munizioni vere.

Le cifre suscitano un grave allarme per l’uso inutile ed eccessivo della forza contro i più vulnerabili. “Da anni ormai i bambini che vivono in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, sono esposti a violenze terribili”, ha dichiarato la Direttrice Generale dell’Unicef Catherine Russell. “La situazione è peggiorata in modo significativo, in coincidenza con l’escalation delle ostilità all’interno di Gaza. Ci giungono spesso notizie di bambini palestinesi arrestati mentre tornano a casa da scuola o colpiti da proiettili mentre camminano per strada. La violenza deve cessare ora”. Le vittime sono state segnalate in 10 degli 11 governatorati della Cisgiordania, con più della metà delle uccisioni avvenute a Jenin, Tulkarm e Nablus. Negli ultimi due anni, queste aree hanno visto un aumento delle operazioni di polizia di grandi dimensioni e militarizzate, il che indica un cambiamento di intensità e portata.

Le crescenti tensioni in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, si ripercuotono anche sul benessere fisico e mentale di migliaia di bambini e famiglie, che ora vivono temendo quotidianamente per la propria vita. I bambini riferiscono di avere paura di camminare nei loro quartieri o di andare a scuola. Prima del 7 ottobre 2023, i bambini della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, erano già esposti ai più alti livelli di violenza degli ultimi 20 anni, con 41 bambini palestinesi e 6 bambini israeliani uccisi nei primi 9 mesi dello scorso anno. Sono stati anche pesantemente colpiti da restrizioni di movimento e di accesso che hanno interrotto la loro quotidianità. “L’Unicef rinnova l’appello alle parti di porre immediatamente fine e prevenire ulteriori gravi violazioni contro i bambini, tra cui l’uccisione e la mutilazione dei bambini. Le parti devono attenersi ai loro obblighi di diritto internazionale per proteggere i bambini. Il diritto alla vita dei bambini deve essere sostenuto e i bambini non dovrebbero mai essere bersaglio di violenza, indipendentemente da chi siano o dove si trovino. Il vero costo della violenza nello Stato di Palestina e in Israele si misurerà in vite di bambini, quelli persi e quelli cambiati per sempre”, ha dichiarato Russell. “Ciò di cui i bambini hanno disperatamente bisogno è la fine della violenza e una soluzione politica duratura alla crisi, in modo che possano raggiungere il loro massimo potenziale in pace e sicurezza”.

Bambini dalla vita spezzata. Come Muhye Sidqi Tibakhi, 12 anni, colpito a Ram (Gerusalemme est) da un proiettile rivestito di gomma sparato da distanza ravvicinata da agenti della guardia di frontiera israeliana durante scontri con dimostranti palestinesi. Noor, una madre che vive con la sua famiglia nel campo profughi di Jenin, dice: “Ancora oggi, alcuni bambini dormono con le mani alzate. Questo perché, durante le recenti incursioni nel campo, i soldati israeliani irrompevano nelle case e chiedevano a tutti i membri della famiglia di alzare le mani in aria e arrendersi. I bambini, di conseguenza, ora dormono inconsciamente con le mani alzate”. Così muore l’infanzia nella dimenticata Cisgiordania.

23 Luglio 2024

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