Il voto al commissario meloniano
Votare Fitto è un rischio: così vogliono smantellare l’Europa liberale
La domanda viene spontanea: il sostegno a Fitto è dettato davvero, come sostiene la Meloni, dall’interesse nazionale o è l’inizio, per lei, di una vera e propria strategia politica di parte?
Editoriali - di Goffredo Bettini
L’elezione di Trump, tra tanti elementi negativi che ha certamente determinato, pone all’Europa nuove responsabilità. Sicuramente, una maggiore autonomia che, ormai da tempo, sarebbe stata necessaria. Non mi pare semplice. L’Europa è attraversata da grandi contraddizioni. Fondamentali Paesi democratici hanno condiviso un fanatico atlantismo, bellicoso e oscurante le possibilità di una trattativa e della pace. Anche in queste ore, Macron ha condiviso il rilancio dello scontro bellico da parte di Biden. Una sorta di colpo di coda che, con l’invito a usare gli armamenti occidentali in territorio russo, si muove sull’orlo del precipizio. Dando la possibilità all’autocrate sovietico di minacciare un conflitto atomico.
In questo quadro, l’Europa non è in grado di indicare un sicuro indirizzo democratico; piuttosto si sta verificando, nel suo Parlamento e nel suo governo, uno possibile spostamento a destra. Hanno preso coraggio le forze conservatrici, riproponendo la centralità del ruolo delle nazioni; la diffidenza per ogni integrazione nelle politiche fondamentali e per investimenti e rischi comuni; una speranza di allentamento dell’alleanza storica tra Socialisti, Popolari e Liberali. Siamo nel mezzo di un passaggio molto complesso. Non so se alla fine i socialisti troveranno un compromesso e voteranno la Commissione proposta dalla von der Leyen, con Fitto Vicepresidente. Magari, chiedendo di ribadire in modo solenne da parte della Presidente della Commissione, che la maggioranza attuale rimane intatta e anzi, come ha chiesto Elly Schlein, viene rilanciata. Insomma: quella di Fitto sarebbe un’eccezione che conferma la regola. Anche se potrebbe aprire spazi nel futuro a possibili voti variabili sui diversi dossier.
Solo per ragionare e capire bene cosa hanno in testa i nostri avversari (che vanno sempre letti), riporto un ragionamento stringato ma chiaro di Italo Bocchino, a proposito dell’Europa, contenuto nel suo ultimo libro “Perché l’Italia è di destra”. Bocchino è uomo intelligente che, dopo la sua sfortunata avventura con Fini, si era ritirato in attività private. Durante questo periodo, abbiamo spesso dialogato per pura passione politica. Ora è molto cambiato. Ha un’irresistibile attrazione per Giorgia Meloni. Ecco cosa scrive: “Macron e Scholz fingono di non capire cosa è accaduto: da parte degli elettori europei c’è la chiara richiesta di una rivoluzione, a fronte del modello morto e sepolto del solito caminetto tra Popolari, Socialisti e Liberali, pronto a spartirsi le spoglie dell’Europa […] La nuova legislatura del Parlamento europeo sarà la più importante della storia: consentirà infatti un’operazione di normalizzazione ed evoluzione dei rapporti tra popolo ed élite, con la leader della destra italiana nel ruolo di pontiere unico e naturale tra la stantia ma inevitabile alleanza liberal-socialista-popolare-verde e la destra dura e pura del nuovo gruppo dei Patrioti. In Europa le maggioranze sono per loro natura variabili e mutano di dossier in dossier […] La maggioranza claudicante, espressione del vecchio mondo politico al tramonto, dovrà contare sulla Meloni per ricercare mediazioni che possano evitare scontri […] I conservatori europei hanno già chiarito che non accetteranno la logica del “cordone sanitario” che vorrebbe escludere dalle dinamiche democratiche il gruppo dei Patrioti […] Penso che questo compito tocchi proprio a Giorgia Meloni […] Consentire la normalizzazione del centrodestra europeo, facendo sorgere l’alba di una vera alternanza nel governo europeo”.
Allora, la domanda viene spontanea: il sostegno a Fitto è dettato davvero, come sostiene la Meloni, dall’interesse nazionale o è l’inizio, per lei, di una vera e propria strategia politica di parte? Se, dunque, si andrà a un accordo, occorre rimanere all’erta e valutare sul campo la natura dei vari esiti.