Voto rinviato
L’audizione di Fitto a Bruxelles, il ministro meloniano si rimangia le battaglie della destra: “Qui per rappresentare l’Europa”
Per ottenere il sì del Parlamento europeo, Raffaele Fitto fa una giravolta clamorosa. Il ministro per gli Affari Europei del governo Meloni, vicepresidente esecutivo e commissario per la Coesione e le riforme designato della Commissione europea ‘bis’ di Ursula von der Leyen, nella sua “audizione di conferma”, ovvero la “interrogazione” da parte dei colleghi dell’Europarlamento, sposa totalmente il programma Ursula.
Una contraddizione evidente col voto contrario di Fratelli d’Italia e dell’Ecr, il gruppo dei Conservatori europei di cui fa parte FdI, alla stessa Commissione.
Primo dei nuovi sei candidati commissari designati a dover rispondere alle domande degli eurodeputati della commissione per lo sviluppo regionale (Regi), Fitto ha esordito marcando le distanze dall’esecutivo Meloni: una mossa per ottenere il sostegno della commissione, in particolare del gruppo S&D, i socialisti e democratici di cui fa parte anche il PD e che vede le delegazioni francesi e spagnole fortemente contrarie all’incarico di vicepresidente esecutivo per Fitto, visto come chiaro esempio dell’allargamento a destra della “maggioranza Ursula”, anche ad un Ecr che non ha votato il programma della presidente uscente.
Per questo Fitto agli europarlamentari ha chiarito il suo ruolo: “Non sono qui per rappresentare un partito politico. Non sono qui a presentare uno Stato membro. Sono qui oggi per affermare il mio impegno nei confronti dell’Europa”. Un discorso dal profilo europeista e moderato in cui Fitto parlando dei requisiti imposti ai membri della Commissione, in particolare i codici di condotta, ha aggiunto che “se confermato, li rispetterò rigorosamente agirò sempre nell’interesse esclusivo della nostra Unione e dei nostri cittadini. Sono anche consapevole che il ruolo di vicepresidente esecutivo comporta grandi responsabilità”.
Da Fitto è arrivata anche l’abiura del voto di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo sul Next Generation Eu nel 2020 e 2021. Incalzato da Valentia Palmisano, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Fitto spiegato che l’astensione dell’epoca rifletta “una posizione di attesa”, mentre “dopo l’esperienza fatta da ministro degli Affari Europei” con delega al Pnrr, “se dovessi votare domani mattina, quell’astensione sarebbe un voto favorevole”.
Fitto è finito nel mirino anche i noti rapporti del suo partito col governo autoritario di Viktor Orban in Ungheria, sempre difeso a spada tratta in sede europea, e con quello polacco di Mateusz Morawiecki, ex premier e rappresentante di Diritto e Giustizia. Questione tirata in ballo dall’eurodeputato dei Verdi Vladimir Prebilic, il quale si era detto “stupito” dall’impegno preso da Fitto “per il progetto europeo”, considerati i voti contro Polonia e Ungheria di Fratelli d’Italia proprio per la tutela dello stato di diritto. Anche qui Fitto, smarcandosi dal suo stesso partito, ha parlato dello stato di diritto come di “un valore fondante”. “Le previsioni della Carta dei diritti fondamentali, dei trattati e tutti gli strumenti di attuazione dello Stato di diritto mi vedono assolutamente d’accordo”, ha aggiunto Fitto nella sua risposta.
Chiara l’inversione a U anche sulle politiche economiche connesse al cambiamento climatico. Fitto ovviamente annuncia la condivisione del programma sulle politiche climatiche della nuova commissione Ursula, pur sottolineando che rimane “il tema del cambiamento del sistema economico e sociali e qui ci si deve adeguare ai nuovi scenari. La rigidità non ci porta da nessuna parte e infatti la discussione è sulla flessibilità”, ma comunque “nelle linee guida ci sono delle aperture alle esigenze di cui abbiamo bisogno e su quelle ci confronteremo”.
Per ora, al termine della lunga audizione, il destino di Fitto resta in sospeso. I coordinatori della commissione Affari Regionali dell’Eurocamera hanno optato per un rinvio a “data da destinarsi” per la valutazione dell’audizione del ministro del governo italiano come vicepresidente della Commissione Ue.
Anche la valutazione sulla candidata a Alto Rappresentante Ue, Kaja Kallas, è stata rinviata a data da destinarsi dai coordinatori della commissione Affari Esteri, ma l’intenzione della “maggioranza Ursula” è quella di congelare il voto su tutte e sei i vicepresidenti esecutivi in pectore.