La rubrica Sottosopra
Se 5 feriti ad Amsterdam sono un pogrom, cosa sono 40mila morti a Gaza?
Per debellare l’antisemitismo c’è un solo modo: Israele ponga fine al suo fondamentalismo, si comporti per davvero da Stato democratico, riconoscendo lo Stato palestinese, rispettando il diritto internazionale e convivendo in pace con i suoi vicini.
Editoriali - di Mario Capanna
Ci sono stati l’antisemitismo, i nazisti, Hitler, Auschwitz, ma loro [gli arabi] in questo cosa c’entravano? Essi vedono una sola cosa: siamo venuti e abbiamo rubato il loro Paese. Perché dovrebbero accettarlo?
(D. Ben-Gurion)
In quanto variante, fra le più spregevoli, del razzismo, ritengo (da sempre) l’antisemitismo una aberrazione in sé. Ma quando la categoria dell’antisemitismo viene usata per stravolgere la realtà dei fatti, così occultandoli, il risultato che si produce è paradossalmente non una diminuzione, ma un aumento dell’odio contro gli ebrei. Il troppo stroppia, anche in questo campo. Emblematico, al riguardo, il caso degli incidenti accaduti ad Amsterdam una settimana fa. I tifosi israeliani appartenevano al Maccabi Fanatics, notissimi hooligans che si riconoscono nelle posizioni di Itamar Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra, apertamente fascista. Ha scritto il Jerusalem Post del 5 novembre: “Agenti del Mossad si uniscono al club di Maccabi nella trasferta ad Amsterdam”. Qual era il loro scopo?
- Cosa è successo ad Amsterdam: scontri tra hooligan fanno decine di feriti e 62 arresti
- Cos’è successo ad Amsterdam: bandiere palestinesi strappate e caccia al tifoso israeliano, gli scontri per Ajax-Maccabi Tel Aviv
- L’accusa di Gideon Levy: “Il mondo odia gli israeliani per i crimini di Gaza”
- Violenza e ipocrisia, il tartufismo intellettuale di Galli Della Loggia per il suo “democratico” Israele
Prima della partita con l’Ajax, gli ultrà israeliani hanno ridotto quasi in fin di vita un taxista dall’aspetto arabo, suscitando la reazione dei suoi colleghi, hanno strappato bandiere palestinesi, cantato cori volgarmente offensivi contro palestinesi e arabi, hanno inneggiato alla carneficina in corso a Gaza gridando persino che lì non ci sono scuole perché non ci sono più bambini… e, allo stadio, hanno fischiato e acceso fumogeni, durante il minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia, come protesta contro la Spagna che ha riconosciuto lo Stato palestinese. Tutto ciò è documentato, fra l’altro, dai filmati postati sui social dagli stessi protagonisti. Questa, non altra, è stata la realtà dei fatti. Dinanzi alla quale come meravigliarsi per la reazione, giustificata o meno che la si ritenga, degli immigrati palestinesi e arabi, di fronte alle gravi e reiterate provocazioni subite? Ci sono stati dieci hooligans feriti lievemente, dimessi subito dopo il ricovero.
Niente di paragonabile, ovviamente, alle stragi di Gaza, Cisgiordania e Libano. E invece… È dilagato lo stravolgimento più menzognero e bieco. Esempio: “Amsterdam, è caccia all’ebreo. Un nuovo pogrom in Europa” (Repubblica del 9 novembre); “Caccia ai tifosi israeliani in piazza, choc ad Amsterdam” (Corriere della Sera, 9 novembre). La tendenziosità di Corriere e Repubblica è paradigmatica del livello di faziosità straripante. Ambedue i giornaloni dedicano ai fatti di Amsterdam le prime 6 – ben sei, cavoli! – pagine intere. Infarcendole di tutti gli arrampicamenti sui vetri possibili, con titoli enfatici: “Come la Notte dei cristalli” (Netanyahu); “Abbiamo fallito” (il re olandese); “Pogrom antisemita” (presidente Herzog); “Fenomeno spaventoso” (Meloni); “Incredibile atto di antisemitismo” (Von der Leyen); “Fallimento come la Shoah”; “Israele rivive l’incubo del 7 ottobre” (?!?!). Qui non siamo più alla post-verità. Siamo al pre-istupidimento intenzionalmente fabbricato a presa rapida per manipolare l’opinione pubblica. Ci fosse un Ordine dei giornalisti serio, i direttori e gli scribi dei maggiori media dovrebbero essere sanzionati con severità.
La narrazione fedifraga degli avvenimenti di Amsterdam costituisce un esempio eclatante di antisemitismo indotto dall’oltranzismo dei filosemiti auto-osannanti che, essendo più realisti del re, sono fra i principali nemici di Israele, quelli che più lo danneggiano. Fu il ministro degli Esteri israeliano Abba Eban (laburista, eh!) a stabilire, negli anni Settanta, l’equazione antisionismo=antisemitismo. Da allora ogni critica alla politica dei governi israeliani è stata fatta equivalere, né più né meno, all’antisemitismo. Il che induce una studiosa ebrea come Anna Foa a porre il quesito stringente: “Se tutto è antisemitismo, dov’è l’antisemitismo?”. Quello ingenerato dai filosemiti (e dagli ultrafilosemiti) è l’antisemitismo più sottile: la sua dilatazione onnipervasiva, la sua dimensione per così dire metafisica, la supponenza di una sua quasi ubiquità, pensate e praticate nell’illusione di giovare a Israele come una corazza, in realtà ne divengono il più insidioso cavallo di Troia. Per una ragione semplicissima: la sua manifesta incredibilità.
È precisamente così che il filosemitismo esagerato (o brado) finisce con l’alimentare il suo contrario, l’antisemitismo, appunto. Prendiamo il caso della foto, comparsa con grande rilievo sui media di tutto il mondo (dalla Bbc alla Cnn ecc.), di un gruppo di esagitati che ad Amsterdam colpiscono in modo selvaggio un malcapitato a terra. La didascalia suonava: caccia all’ebreo da parte di bande magrebine. Fax news totale. Si tratta esattamente dell’opposto: gli aggressori sono tifosi israeliani che pestano un olandese di origine palestinese, come precisato dall’autrice dello scatto Annette De Graaf. Ora: prendiamo il caso del New York Times, che ha rimosso la foto dal proprio sito, mantenendo però la descrizione falsa della notizia. Non è, questo, un caso da manuale di tartufismo filosemita destinato a fare scaturire il suo opposto?
Un ebreo democratico di acuta intelligenza, come Stefano Levi Della Torre, a proposito della narrazione dei fatti di Amsterdam, ha scritto: “È un’estrema banalizzazione della memoria della Shoah e dell’antisemitismo (che pure è una minaccia reale). Una banalizzazione ad uso della destra ebraica e israeliana, della destra in genere che appena può coglie l’occasione di esibirsi ‘filosemita’ a copertura della sua tradizione antisemita; ad uso di Netanyahu che ha il problema di ricostituire non solo la deterrenza di Israele attraverso la strage e il terrore di Stato, ma anche l’immagine di vittima di un Israele che la sua politica ha presentato al mondo come carnefice”. Coincidenza di ragionamento. Questo antisemitismo di complemento, incentivato dai filosemiti sfrenati (nel senso proprio di “senza freni”) occulta fra l’altro l’antisemitismo di Israele nei confronti dei palestinesi, che sono anch’essi semiti.
È la ragione per cui, su queste colonne, ho scritto che Israele, con lo sterminio di Gaza e la feroce apartheid praticata in Cisgiordania, è la più indefessa fabbrica di antisemitismo. Mi consola aver trovato conforto nelle parole di Edith Bruck. La straordinaria intellettuale ebrea ha scritto: “Il premier Netanyahu sta distruggendo Israele, nato dalle ceneri di Auschwitz. […] Non sono per nulla d’accordo con il suo operato. […] Le sue scelte hanno suscitato uno tsunami di antisemitismo”, eppure nessuno lo ferma (corsivo mio). Particolarmente corrosivo è l’antisemitismo favorito dal filosemitismo omissivo, consistente nell’occultare notizie rilevanti sfavorevoli a Israele.
L’ultimo esempio in ordine di tempo: l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che riconosce il diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione e impone il ritiro dell’esercito israeliano da tutti i territori occupati. Hanno votato a favore ben 170 Paesi, contro solo 6 (Usa, Israele, Argentina e… grandi potenze come la Micronesia…). Nessun media italiano ha riportato la notizia. Il mondo guarda e vede queste verità. Vede il chiasso mediatico dei filosemiti sull’inesistente pogrom antiebraico in Olanda, vede l’Occidente consentire a Israele ogni infamia e proteggerne ogni delitto in violazione del diritto internazionale. E reagisce di conseguenza. Determinando due tendenze inedite: non si era mai vista una solidarietà così planetaria a sostegno del popolo palestinese e, insieme, un isolamento così planetario nei confronti di Israele, degli Usa e dell’Europa.
Noi occidentali rappresentiamo tra sì e no il 10 per cento dell’umanità. …Godiamo… del disprezzo del 90 per cento della grande famiglia umana. Siamo potenti, ma declinanti, mentre crescono i Paesi Brics… I popoli vogliono andare in un’altra direzione, quella del multipolarismo e di una democrazia reale. Per debellare l’antisemitismo c’è un solo modo: Israele ponga fine al suo fondamentalismo, si comporti per davvero da Stato democratico, riconoscendo lo Stato palestinese, rispettando il diritto internazionale e convivendo in pace con i suoi vicini.