I dossier
Quali sono i crimini di guerra di Israele: gli atti di accusa di Human Rights Watch e Onu
L’esercito israeliano ha creato “zone cuscinetto” nella Striscia e ha danneggiato o distrutto infrastrutture e risorse necessarie a vivere per milioni di persone. Dall’Onu arriva l’accusa di “genocidio”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Crimini di guerra. Pulizia etnica. 154 pagine che inchiodano Israele. Un report dal titolo “Hopeless, Staring and Besieged: Israel’s Forced Displacement of Palestinians in Gaza” (Senza speranza, affamati e assediati: lo spostamento forzato dei palestinesi a Gaza da parte di Israele), dettagliato di 13 mesi di guerra, redatto e reso pubblico da Human rights watch (Hrw), l’Ong umanitaria americana che rese di pubblico dominio mondiale le torture di Abu Ghraib.
Il report di Human Rights Watch
Hrw stima, in un rapporto pubblicato ieri, che i ripetuti ordini di evacuazione nella Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano portino a trasferimenti forzati di popolazione, il che equivarrebbe a un “crimine di guerra”. “Human Rights Watch ha raccolto prove che funzionari israeliani stanno commettendo il crimine di guerra del trasferimento forzato di civili”, scrive Hrw, aggiungendo che “le azioni di Israele sembrano soddisfare la definizione di pulizia etnica”, anche nelle aree dove l’esercito ha ordinato ai palestinesi di andarsene e dove non potranno tornare. Nadia Hardman, una ricercatrice di Hrw, spiega che i risultati del rapporto si basano su interviste con sfollati di Gaza, immagini satellitari e resoconti pubblici condotti fino ad agosto 2024. Sebbene Israele affermi che lo sfollamento è giustificato dalla sicurezza dei civili o da imperativi militari, Hardman sostiene che «lo Stato ebraico non può semplicemente fare affidamento sulla presenza di gruppi armati per giustificare lo sfollamento dei civili. Israele dovrebbe dimostrare in ogni caso che lo sfollamento dei civili era l’unica opzione», per rispettare pienamente il diritto umanitario internazionale.
Secondo le Nazioni unite, 1,9 milioni di palestinesi erano sfollati a Gaza a ottobre 2024. Prima dell’inizio della guerra il 7 ottobre 2023, la cifra ufficiale della popolazione del territorio era di 2,4 milioni di abitanti. “Rendere sistematicamente inabitabili ampie parti di Gaza, in alcuni casi in modo permanente, equivale a una pulizia etnica”, rimarca Ahmed Benchemsi, portavoce della divisione Medio Oriente di Hrw. Il rapporto della Ong sottolinea in particolare che i corridoi di Filadelfia e Netzarim, che corrono lungo il confine egiziano e tagliano Gaza lungo il suo asse est-ovest, “sono stati rasi al suolo, estesi e sgomberati dall’esercito israeliano per creare zone cuscinetto e corridoi di sicurezza”. Il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu ha ripetutamente insistito sul fatto che le forze israeliane devono mantenere il controllo a lungo termine sul corridoio di Filadelfia. Hardman afferma che le forze israeliane hanno trasformato il corridoio centrale di Netzarim, tra Gaza City e Wadi Gaza, in una zona cuscinetto larga quattro chilometri, per lo più sgomberata dagli edifici.
Non c’è alcuna ragione militare plausibile e imperativa che giustifichi l’evacuazione di massa da parte di Israele di quasi tutta la popolazione di Gaza, spesso più volte, ha rilevato Human rights watch. Il sistema di evacuazione di Israele ha danneggiato gravemente la popolazione e spesso è servito solo a diffondere paura e ansia. Piuttosto che garantire la sicurezza dei civili sfollati, le forze israeliane hanno ripetutamente colpito i percorsi di evacuazione designati e le zone sicure. Gli ordini di evacuazione sono stati incoerenti, imprecisi e spesso non sono stati comunicati ai civili con un tempo sufficiente a consentire l’evacuazione, o addirittura non sono stati comunicati affatto. Gli ordini non hanno tenuto conto delle esigenze delle persone disabili e di quelle che non sono in grado di andarsene senza assistenza. In qualità di potenza occupante, Israele ha l’obbligo di garantire strutture adeguate per ospitare i civili sfollati, ma le autorità hanno bloccato tutti gli aiuti umanitari, l’acqua, l’elettricità e il carburante necessari per raggiungere i civili bisognosi a Gaza, tranne una piccola parte. Gli attacchi israeliani hanno danneggiato e distrutto le risorse di cui le persone hanno bisogno per sopravvivere, tra cui ospedali, scuole, infrastrutture idriche ed energetiche, panifici e terreni agricoli.
Israele ha anche l’obbligo di garantire il ritorno degli sfollati alle loro case, non appena cessano le ostilità nell’area. Invece, ha lasciato vaste zone di Gaza inabitabili. L’esercito israeliano ha intenzionalmente demolito o gravemente danneggiato le infrastrutture civili, comprese demolizioni controllate di abitazioni, con l’apparente obiettivo di creare una “zona cuscinetto” estesa lungo il perimetro di Gaza con Israele e un corridoio che dividerà Gaza. La distruzione è così consistente da indicare l’intenzione di sfollare in modo permanente molte persone. La Ong chiede ai governi di adottare sanzioni contro Israele e di condannare pubblicamente lo sfollamento forzato della popolazione civile di Gaza, definita “un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità”. Inoltre, “la comunità internazionale dovrebbe fare pressione sullo Stato ebraico affinché ponga immediatamente fine a tali crimini e rispetti i molteplici ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia”. «Nessuno può negare i crimini atroci che l’esercito israeliano sta commettendo contro i palestinesi a Gaza», conclude Hardman, sottolineando che «il trasferimento di armi e assistenza aggiuntive a Israele da parte di Stati Uniti, Germania e altri Paesi è un assegno in bianco per ulteriori atrocità e li espone sempre più al rischio di complicità».
Da Hrw all’Onu
Altro rapporto, altra gravissima accusa. La più pesante: genocidio. Il Comitato speciale delle Nazioni Unite ritiene che i metodi di guerra di Israele a Gaza siano coerenti con il genocidio. È questa la conclusione di un rapporto pubblicato sulla base delle inchieste svolte dal comitato in merito alle pratiche israeliane, determinando che le vittime civili di massa e le condizioni di pericolo di vita sono “intenzionalmente imposte” dall’esercito israeliano ai palestinesi di Gaza. “Dall’inizio della guerra, i funzionari israeliani hanno pubblicamente sostenuto politiche che privano i palestinesi delle stesse necessità richieste per sostenere la vita: cibo, acqua e carburante”, ha affermato il comitato in un comunicato stampa. “Queste dichiarazioni, insieme all’interferenza sistematica e illegale degli aiuti umanitari, rendono chiaro l’intento di Israele di strumentalizzare le forniture salvavita per guadagni politici e militari”, continua il comitato Onu.
Le conclusioni del rapporto, secondo cui Israele trattiene intenzionalmente gli aiuti dalla Striscia, usa la fame come arma di guerra ed è negligente nell’infliggere vittime civili, sono coerenti con altre condanne delle Nazioni Unite e umanitarie della condotta di Israele. Il termine “genocidio”, tuttavia, è raramente applicato alla guerra di Israele a Gaza da qualsiasi organismo collegato alle Nazioni unite.