La sorella della vittima
Elena Cecchettin contro il ministro Valditara: “Propaganda alla fondazione dedicata a Giulia, uccisa da un ragazzo bianco italiano”
Il ministro dell'Istruzione aveva legato l'incremento delle violenze sessuali all'immigrazione illegale, anche se i dati dicono altro. "La sinistra la butta sempre in rissa". La risposta della sorella di Giulia Cecchettin
Cronaca - di Redazione Web
A Elena Cecchettin erano arrivati a dare della satanista. Figuriamoci della “zecca rossa”, come amano i politici di destra, visti i suoi discorsi di condanna del patriarcato e soprattutto dopo la risposta al discorso fuori luogo e strumentale del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. La sorella della ragazza di 22 anni di Vigonovo, in provincia di Padova, uccisa nel novembre del 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta, non ha fatto giri di parole: ha accusato il ministro di aver fatto propaganda nel suo videomessaggio trasmesso alla camera.
“Occorre smettere di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da un’immigrazione illegale”, ha detto il ministro del governo Meloni. Secondo i dati aggiornati al 2022 di D.i.Re., la rete di centri antiviolenza attiva in tutta Italia, i colpevoli di provenienza straniera sono il 26% del totale. Un dato che secondo il rapporto “mette in discussione lo stereotipo diffuso che vede il fenomeno della violenza maschile sulle donne ridotto a retaggio di universi culturali situati nell’altrove e nei paesi extracomunitari”.
- Valditara, il messaggio alla Fondazione Cecchettin in cui dimentica Turetta: “Più violenze sessuali per l’immigrazione illegale”
- Giulia Cecchettin, il complotto un anno dopo il femminicidio: “Filippo Turetta non esiste”
- Omicidio Giulia Cecchettin, il calendario del processo a Filippo Turetta reo confesso del femminicidio
- Omicidio di Giulia Cecchettin, inizia il processo lampo a Filippo Turetta: rischia l’ergastolo, chiesto risarcimento da un milione
I dati sui femminicidi in Italia e le parole di Valditara
Altro dato significativo: “nel 74,2% dei casi (80,5% nel 2022, 79,8% nel 2021) la violenza viene esercitata da un uomo in relazione affettiva con la donna. Se a questo dato si aggiunge la percentuale dei casi in cui l’autore è un familiare si arriva a oltre l’84%”. Per ISTAT partner, ex partner e parente rappresentano il 90% circa del totale. Valditara ha annunciato che il tema della violenza di genere sarà trattato nelle ore di educazione civica nelle scuole, senza moduli specifici o corsi di formazione per gli insegnanti. E anche se il patriarcato è ormai morto, “come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975”.
Perché Valditara, nonostante la discreta polemica seguita alle sue parole quantomeno inopportune, non si è scomposto e nel pomeriggio ha pubblicato una nota in cui ha rivendicato le parole del videomessaggio. “Non si capisce perché la sinistra la butti sempre in rissa e non sappia ragionare in termini pacati. Quanto al patriarcato, cioè ad una società fondata sul potere giuridicamente e gerarchicamente sovraordinato del padre, ribadisco che dalla riforma del 1975 non esiste più. Esiste il maschilismo contro cui si deve lottare mettendo al centro il valore di ogni persona”. E ancora un affondo di propaganda: “Mi viene il dubbio che più che lottare per la dignità della donna e contro la violenza sulle donne qualcuno a sinistra voglia solo condurre altre battaglie”.
Qui sotto il link per ascoltare il mio videomessaggio in occasione della presentazione della Fondazione “Giulia Cecchettin”.https://t.co/sU6Nrqdect
— Giuseppe Valditara (@G_Valditara) November 18, 2024
La risposta di Elena Cecchettin al ministro Valditara
Elena Cecchettin lo aveva detto già il 18 novembre di un anno fa, il giorno del ritrovamento della sorella. “È stato il vostro bravo ragazzo”. Si era esposta come una voce politica oltre che come vittima di un caso di cronaca che ebbe una risonanza enorme. “Turetta viene spesso definito come mostro – aveva ribadito in un editoriale scritto per Il Corriere della Sera – invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I ‘mostri’ non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro”.
Elena Cecchettin ha raccontato ieri in alcuni post sui social il dolore di un anno fa e di come il padre abbia provato a trasformarlo, quel dolore, in un’iniziativa. “Un anno fa, ero con una volontaria dell’associazione Penelope, che tentavo di fare colazione. Erano 6 giorni che non riuscivo a mangiare. Riceve una chiamata, mi dice ‘Elena, torniamo a casa dai’. ‘L’hanno trovata?’. ‘Sì’. Un anno fa ho ricevuto la conferma che Giulia non sarebbe tornata a casa. È stato un anno difficile, di dolore, di ricordi, di lacrime. Ma soprattutto di lotta. Lotta per lei, che non c’è più”.
L’impegno di Cecchettin e la propaganda del governo
“Oggi questa lotta prende anche la forma di un impegno. Un impegno sociale per poter iniziare un processo di cambiamento. E per tentare di impedire che nessun3 altr3 debba ricevere quella chiamata, che le nostre sorelle rimangano vive. Questo nasce soprattutto grazie a mio padre. Che nonostante non abbia mai smesso di lottare con il dolore ad oggi ha fatto tanto. per tutt3. Mio padre ha raccolto i pezzi di due anni di dolore e ha messo insieme una cosa enorme. Per aiutare le famiglie, le donne a prevenire la violenza di genere e ad aiutare chi è già in situazioni di abuso”.
“Oltre al depliant proposto (che già qua non commentiamo) cos’ha fatto in quest’anno il governo? Perché devono essere sempre le famiglie delle vittime a raccogliere le forze e a creare qualcosa di buono per il futuro? Dico solo che forse, invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e ‘per bene’, si ascoltasse non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro Paese ogni anno”. 120 le donne uccise nel 2023, 64 da partner o ex compagni, secondo report “8 marzo. Giornata internazionale dei diritti della donna. Donne vittime di violenza”, del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, Ufficio a composizione interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza.