Il 3 dicembre la sentenza
Omicidio Giulia Cecchettin, il calendario del processo a Filippo Turetta reo confesso del femminicidio
Nessun testimone sarà sentito, no alla costituzione di parte civile di comuni e associazioni. Il 22enne reo confesso per l’omicidio dell’ex fidanzata ieri non era in aula, sarà sentito il 25 e il 28 ottobre. Il padre di Giulia: “Nessuna vendetta”
Cronaca - di Angela Stella
È iniziato ieri mattina in Corte d’Assise a Venezia il processo a carico di Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò (Venezia). Il 22enne è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere, porto d’armi e sequestro di persona. Rischia l’ergastolo. I giudici hanno accolto l’accordo tra la Procura e la difesa di non sentire nessun testimone, dando per assodato tutto quanto emerso nelle indagini e confluito nel fascicolo della Procura. Sì unanime anche all’esame dell’imputato.
La conseguenza è un calendario sprint di quattro udienze tra l’ascolto di Turetta, la requisitoria, l’intervento delle parti civili e l’arringa. La sentenza, come comunicato dalla Corte, dovrebbe arrivare il 3 dicembre. Ma il primo dato rilevante da registrare è che i giudici non hanno ammesso la costituzione di parte civile dei Comuni di Fossó e Vigonovo, né delle Associazioni Penelope Italia Odv, Udi-Aps, I care we care. Dalla parte di Marianna come parti civili. «Credo che un caso di questo tipo, tragico, che ha interessato i prossimi congiunti di Giulia Cecchettin, debba aiutare la nostra comunità a capire che Turetta merita una pena e non un processo mediatico, e che Filippo Turetta non debba diventare il vessillo di una battaglia culturale contro la battaglia di genere».
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Questo è uno dei passaggi con cui il difensore di Filippo Turetta, l’avvocato Giovanni Caruso, si è opposto alla costituzione di associazioni ed enti come parti civili nel processo. Poi, parlando con i cronisti, ha precisato che il suo assistito «verrà in aula quando sarà il momento, oggi (ieri, ndr) visto il contingentamento gli ho suggerito io di non venire. Non è una mancanza di rispetto verso la Corte né dei prossimi congiunti di Giulia Cecchettin. È detenuto e sta scontando ed espiando la sua pena. Sarà una pena consistente ed importante, una pena di giustizia che deciderà la Corte d’Assise di Venezia». Il suo esame è previsto per il 25 e 28 ottobre. Il legale non ha chiesto una perizia psichiatrica per il ragazzo e ha smentito che il suo assistito dal carcere abbia potuto dire: «Il mio pensiero va alla mia famiglia, a mio fratello e ai miei genitori, che vengono continuamente fermati dai giornalisti».
Secondo dato rilevante, le importanti dichiarazioni del procuratore di Venezia Bruno Cherchi: «Questo non è il processo contro i femminicidi ma un processo contro il singolo che si chiama Turetta e che risponderà dei reati che gli sono stati contestati». «Se si sposta questo quadro a obiettivi più ampi si snatura totalmente il processo» – ha aggiunto il magistrato. – «Il processo non è uno studio sociologico, che si fa in altre sedi, il processo è l’accertamento di responsabilità dei singoli. Questa è la posizione della procura, e lo è fin dall’inizio, quando abbiamo detto che il processo deve svolgersi in aule giudiziarie con i diritti che anche l’imputato ha, secondo la Costituzione e il codice di procedura penale. La spettacolarizzazione di questi eventi, che comprendo che colpiscano l’opinione pubblica per la loro gravità, e si inseriscono in contesti più ampi che sicuramente devono essere valutati, non deve però snaturare il processo e i diritti ad esso connesso perché esistono processi importanti, certamente come questo, in cui si tratta di una contestazione di omicidio premeditato, particolarmente delicata e grave, che deve essere svolta nell’aula di giustizia e non altrove».
Di giustizia e non ritorsione ha parlato Gino Cecchettin, padre della vittima: «Non mi auguro nessun tipo di vendetta o di favore, sono sicuro che i giudici decideranno al meglio. Ho piena fiducia nelle istituzioni, la pena che decideranno i giudici sarà quella giusta». L’uomo, tramite un’istanza presentata dal suo legale, ha richiesto un milione di euro come risarcimento dei danni subiti per l’omicidio della figlia.