Dimezzati i controlli di sicurezza sul lavoro
Mondo Convenienza, l’ennesimo caso di sfruttamento nelle grandi aziende
Orario di lavoro sulle 12/14 ore al giorno, nessun contratto, maltrattamenti verso chi si lamenta delle condizioni disumane. Un sistema di esternalizzazione sempre più diffuso di cui approfittano soprattutto i grandi marchi
Cronaca - di Marco Grimaldi
Siamo a Quarrata in provincia di Pistoia. Qui la Vot International a conduzione cinese ha tre stabilimenti dove produce materassi e divani per Mondo Convenienza. Da Quarrata partono quotidianamente i container che riforniscono direttamente i depositi Mondo Convenienza di tutta Italia. Lo dicono le bolle di trasporto e i codici a barre con gli indirizzi di destinazione, che corrispondono tutti a depositi MC. Da quattro giorni gli operai della Vot sono in sciopero.
Lunedì scorso, uno di loro è stato aggredito dopo essersi rivolto al sindacato per protestare contro orari di lavoro insostenibili, dalle 12 alle 14 ore al giorno. Nel piazzale davanti allo stabilimento di via Giotto i manifestanti in presidio hanno montato delle tende e acceso un fuoco. Sono decisi a continuare a oltranza. Perché questa storia è marcia fin nelle fondamenta. Ognuno dei tre stabilimenti Vot International di Quarrata è in appalto a società fittizie, intestate a prestanomi che sistematicamente le chiudono e riaprono. Prestanomi che spesso si avvalgono anche di caporali pakistani, come la gran parte dei dipendenti. Nessuno con un contratto a tempo indeterminato, quasi nessuno che parli italiano. Ma chi riesce a farsi capire racconta di lavoratori cacciati da un giorno all’altro a seguito di malori.
L’ultimo cambio di ragioni sociali e partita Iva è avvenuto solo un mese fa, a seguito di un controllo dell’ispettorato del Lavoro. Controllo che ovviamente aveva riscontrato pesanti irregolarità e condizioni di sfruttamento, determinando la sospensione dell’attività. La settimana seguente, le ditte sono state chiuse e riaperte con una nuova ragione sociale. Licenziati i lavoratori che avevano “parlato” dopo il controllo. Ma lo sfruttamento è continuato, identico a prima. La procura indaga? È una storia marcia ed è una storia troppo simile alle tante già denunciate in Toscana, soprattutto in provincia di Prato, nel distretto del tessile. Un “far west” fatto di migliaia di aziende con un ciclo di vita breve programmato, che eludono sistematicamente e scientemente i controlli operando al di fuori della legge e traggono il loro profitto da uno sfruttamento illimitato. Come abbiamo raccontato più volte sulle pagine de l’Unità qui all’ordine del giorno ci sono anche spranghe, bastoni, coltelli, tirapugni contro i lavoratori che osano protestare.
Come spesso accade, dietro ai fornitori e ai caporali operano grandi colossi, multinazionali o marchi nazionali rinomati. Il distretto dell’eccellenza e quello della schiavitù e dell’illegalità non sono mondi paralleli, contrapposti e separati, ma in molti casi intrecciati, interconnessi, complementari. Nel caso di Vot International, abbiamo Mondo Convenienza (che di eccellente ha poco, bisogna dire). Due giorni fa Iris mobili, la società commerciale di Mondo Convenienza Holding Spa, ha diramato una breve nota nella quale spiega di aver “formulato richiesta di chiarimento al proprio fornitore rispetto ai fatti che avrebbero coinvolto la catena di approvvigionamento dello stesso”. Sono curioso di sapere che spiegazioni darà il fornitore e che provvedimenti prenderà Mondo Convenienza, una Holding che non si distingue per correttezza nei confronti dei lavoratori, come ben sappiamo da tempo.
Lo sappiamo da quando è insorto il settore della logistica che di quel “mondo sofferenza” è il corpo: facchini, montatori e autisti esternalizzati, assunti tramite ditte in appalto in condizioni di sfruttamento, hanno lottato per passare dal contratto per le pulizie “Multiservizi” con una paga inferiore ai 7 euro lordi l’ora a quello della logistica, che gli spettava. Anche loro sono in grandissimo numero stranieri. È più facile ricattarli. Perdere il posto per loro significa perdere tutto. Questa storia marcia, lo diciamo da troppo tempo, ha le sue radici in un sistema di esternalizzazioni sempre più diffuso. Nelle catene degli appalti e dei subappalti, sia pubblici sia privati, alberga la quasi totalità del lavoro povero. Lì si addensano gli incidenti sul lavoro di maggior gravità, spesso mortali. Lì si concentrano gli abusi, le irregolarità e, in qualche caso, persino le infiltrazioni della criminalità organizzata. Un meccanismo su cui si dovrebbe intervenire a livello normativo, una volta per tutte, ma che il governo non intende sradicare, ma anzi incoraggia.
La ministra Calderone, ieri in aula, rispondendomi al question time sulle lavoratrici che confezionano Kinder Sorpresa per la Proteco, società che opera in appalto per la Ferrero, ha assicurato che si procederà a dei controlli. Viene da ridere (o da piangere) pensando alle ispezioni annuali dimezzate negli ultimi otto anni (dai 221.476 del 2014 ai 100.192 del 2022) e a un piano dei fabbisogni che parla di 2.632 ispettori che mancano per garantire il servizio. E poi, quale efficacia possono avere i controlli se le leggi consentono le pratiche che sono l’anticamera del lavoro povero, dello sfruttamento, perfino del caporalato? L’outsourcing dilaga in tutto il mondo del lavoro e il governo ha dato l’ultima spinta, con la possibilità per le aziende di disporre del 100% di lavoratori somministrati.
Quando si dovrebbe imporre per legge la parità di trattamento economico tra i dipendenti della ditta appaltante e quelli della ditta appaltatrice, far sì che le esternalizzazioni tornino a rispondere a una logica di specializzazione, eliminare gli appalti a cascata, impedire agli imprenditori di scegliere contratti poveri à la carte, senza alcuna attinenza con le mansioni dei lavoratori. Vogliono un esercito di lavoratori fantasma, senza diritti, senza voce. Ma quei fantasmi parlano e continueranno a battere alle porte di chi non vuole sentire.