Il caso a Como

Il caporalato dei vigilantes nel mondo nero delle finte cooperative

Paghe orarie di 5,37 euro lordi, stipendi ridotti fino a 450 euro al mese in caso di malattia, giornate di lavoro da 20 ore, 80 ore di straordinari al mese. Minacce, intimidazioni e violenza verbale e fisica verso i lavoratori

Cronaca - di Marco Grimaldi

28 Luglio 2023 alle 13:00

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Il caporalato dei vigilantes nel mondo nero delle finte cooperative

Sveglia a mezzanotte, all’alba o nel pomeriggio se hanno lavorato di notte fino al mattino. Li trovate in divisa sotto il sole, dietro ai metal detector degli edifici pubblici o dei nostri aeroporti. Alcuni di loro hanno il porto d’armi: pattugliano gli edifici, le fabbriche e le proprietà pubbliche e private monitorando i sistemi di allarme o le telecamere di videosorveglianza. Ma c’è anche chi ha solo la divisa, per svolgere funzioni di prevenzione: sono migliaia e migliaia, invisibili agli occhi di molti, li potete vedere in ogni centro commerciale a controllare l’antitaccheggio, dietro una telecamera o davanti a un locale.

A fine giugno un’inchiesta della Guardia di finanza di Como per sfruttamento del lavoro e caporalato induce il gip di Milano a disporre il controllo giudiziario (ovvero il commissariamento) per la società Servizi Fiduciari, cooperativa del grande Gruppo comasco Sicuritalia, leader nel mercato italiano e secondo gruppo del settore in Europa per la sicurezza e la vigilanza privata. L’inchiesta rileva paghe orarie di 5,37 euro lordi, pari a circa 930 euro lordi e 650 netti al mese, ma anche stipendi ulteriormente ridotti fino a 450 euro al mese in caso di malattia, giornate di lavoro da 20 ore, 80 ore di straordinari al mese. Poi carenze igienico-sanitarie, insalubrità o pericolosità intrinseche, minacce, intimidazioni e violenza verbale e fisica verso i lavoratori.

Sono quelli che l’amministratore delegato del Gruppo, Lorenzo Manca, avrebbe chiamato “gli omini disarmati che presidiano le reception e i cantieri”, ovvero chi fa portierato semplice senz’arma: 9mila addetti alla vigilanza alle dipendenze della cooperativa Servizi Fiduciari. Ricordiamoci che è apparsa un’altra parola chiave dell’epopea: cooperativa. A questa parola si lega un imperativo: prezzi competitivi. Da questo imperativo un esito troppo scontato: sfruttamento del lavoro. Ed è proprio questa l’ipotesi di reato. Mentre i dipendenti ricevevano i loro 5,37 euro l’ora, il Gruppo Sicuritalia dal 2016 raddoppiava i suoi introiti, registrava fatturati in crescita anche durante la pandemia, fino a raggiungere più di 100mila clienti e ricavi per oltre 700 milioni e più di 17 mila dipendenti.

Il 18 luglio anche Mondialpol viene commissariata, con gli stessi capi d’accusa. Un altro colosso della vigilanza privata, con più di duemila dipendenti e duecento milioni di fatturato annuo. In attesa della convalida del decreto da parte del gip di Milano, le indagini della Guardia di finanza di Milano, ancora in corso, rilevano fenomeni di intermediazione illecita e sfruttamento, retribuzioni molto al di sotto della soglia di povertà sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato (paghe da 4,50 l’ora e turni di 12 ore), concorrenza sleale. E ancora: minacce di trasferimento se non si accettano le condizioni di lavoro imposte, doppi turni, decine di ore di straordinario per arrivare a meno di 1000 euro al mese.

Il settore della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza conta circa 100mila addetti, ma è enormemente frammentato e pullula di false cooperative e appalti al massimo ribasso. Applicano un contratto pirata? Purtroppo no. Il “Servizi Fiduciari” è un contratto collettivo nazionale firmato da Cgil e Cisl. È importante, però, stabilire quando: ovvero nel 2013. È questo stesso contratto a prevedere un trattamento economico orario di 5,49 euro lordi. Minimi salariali dichiarati incompatibili con l’articolo 36 della Costituzione da diverse sentenze. Ecco perché chiediamo spesso di rinnovare i Ccln scaduti e ormai non più adeguati al costo della vita.

Il rinnovo di questo contratto, atteso da tempo, finalmente c’è stato ed è valido da luglio. Ci sono voluti anni di mobilitazioni e scioperi, per arrivare alla firma fra Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs da una parte, e le associazioni datoriali Anivip, Assiv, Univ, Legacoop Produzione e Servizi, Agci Servizi e Confcooperative Lavoro e Servizi dall’altra. I sindacati vedono questa firma come un primo passo necessario, ma non sufficiente, e sperano che le vicende giudiziarie aiutino la contrattazione a compiere ulteriori passi avanti.

Che cosa ha fruttato rispetto alla miserevole situazione di partenza? Un aumento delle retribuzioni di 140 euro a buste paga da 950 euro lordi. Un aumento dilazionato in tre anni per rimanere comunque sotto i 7 euro lordi orari. Per ottenere uno stipendio dignitoso i lavoratori saranno in ogni caso costretti a fare molto di più delle 173 ore mensili, circa dieci ore di straordinari a settimana in media. Esattamente come il Multiservizi imposto ai lavoratori di Mondo Convenienza, il “Servizi fiduciari” è un Ccln povero, più volte dichiarato non conforme al dettato costituzionale in tema di retribuzione. E continuerà a esserlo. Eppure, Sicuritalia e Cosmopol avevano addirittura deciso di abbandonarlo per aderire ad Ani-Sicurezza di Confimpresa, un contratto ‘pirata’ ancor meno retribuito.

Nel 2013 il Servizi fiduciari nasceva già con un elemento di dumping con l’obiettivo di far emergere il settore. Sicuritalia, usando la cooperativa e la normativa connessa, ha sistematicamente derogato a quello stesso contratto: i soci lavoratori, di anno in anno, hanno approvato deroghe sotto la minaccia di un dissesto economico-finanziario della cooperativa e ripercussioni sui livelli occupazionali.
Riprendiamo una parola segnata prima: cooperativa. Aggiungiamo un aggettivo fondamentale: finta. Più volte i rappresentanti sindacali di Servizi Fiduciari hanno denunciato prassi assembleari a scapito dei soci lavoratori. Indagini della Guardia di finanza hanno fatto emergere “la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa e la sua eterodirezione da parte dei vertici della principale società committente”. Io la penso da sempre nello stesso modo: se c’è un padrone, non siamo in presenza di una cooperativa e quella truffa ai danni delle lavoratrici e dei lavoratori va sventata.

“Con o senza pistola sul tavolo o nella fondina, siamo troppo deboli in questo braccio di ferro”, mi dice al telefono una delegata della CGIL.
Addirittura, Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl hanno avviato una class action contro le aziende del settore proprio sulla parte salariale che riguarda i servizi fiduciari su cui hanno firmato il Ccnl: in sostanza si chiede a un giudice di dichiarare “illegale” una parte del contratto e disapplicarla. Il fatto è che – come ha scritto Giuseppe Martelli sulla rivista Jacobin – la contrattazione si fonda su un principio che in buona parte del terziario povero non vale: redistribuire la ricchezza che l’impresa produce tramite la creazione e la vendita di valore aggiunto.

La verità è che ci sono settori – servizi, pulizie, accoglienza, vigilanza, ristorazione, accoglienza – dove non esiste valore da estrarre e vale la logica del massimo ribasso. Qui il principio per fissare il salario dovrebbe essere questo: può un essere vivente prestare quanto ha di più prezioso (il proprio tempo) per meno di 9 euro l’ora? Ed è la stessa Filcams Cgil a insistere sull’introduzione del salario minimo legale per sostenere la contrattazione collettiva. Secondo l’Istat, sono oltre 3 milioni i lavoratori con retribuzioni orarie al di sotto dei 9 euro lordi. Nei servizi, dove il valore degli appalti è sempre più al ribasso, una legge come questa sarebbe decisiva.

Non parliamo esattamente di un mercato marginale e nemmeno completamente slegato dal pubblico. Poste Italiane, Intesa Sanpaolo sono clienti Mondialpol. A Sicuritalia appaltano la vigilanza alcune Regioni, oltre a Carrefour, Lidl, Barilla, Telecom ed Esselunga. Esselunga che, per inciso, è indagata per una frode fiscale sull’Iva attuata proprio grazie a cooperative come la Servizi Fiduciari. Quando lo Stato è “stazione appaltante”, evidentemente si avvantaggia di questo dumping.

Vale soprattutto per il Multiservizi usato per le pulizie di ospedali, uffici regionali, sedi Inps, agenzie delle entrate. Portare la paga minima a 9 euro determinerebbe un’esplosione del costo nelle gare d’appalto pubbliche? Certamente aumenterebbe la spesa. Ma è un “prezzo” che dobbiamo pagare. Perché se lo Stato non ha la forza di dire ai privati che il lavoro non può essere pagato 4 euro e mezzo l’ora, che l’articolo 36 della Costituzione va osservato, e addirittura diventa produttore di lavoro povero, il fallimento è del senso stesso dell’istanza pubblica.

Il governo Meloni può continuare a rinviare, chiedere tempo per un confronto che non ha mai aperto, o scappare sotto l’ombrellone sperando che le opposizioni cambino argomento. Ma non ci si può nascondere per sempre e noi non molleremo. Perché ci riguarda e riguarda una grande parte del Paese. Serve un salario minimo legale. Per loro, per la contrattazione collettiva, ma anche per tutte e tutti noi.

* Deputato Alleanza Verdi Sinistra

28 Luglio 2023

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