L'assemblea permanente

Lavoratori sfruttati, il governo riferisca su “Mondo sofferenza”

Finte cooperative, stipendi da fame, infortuni non denunciati. La Procura di Ivrea apre un fascicolo per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. C’è l’ipotesi di maltrattamenti e discriminazione razziale

Politica - di Marco Grimaldi

12 Luglio 2023 alle 17:00

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Lavoratori sfruttati, il governo riferisca su “Mondo sofferenza”

“Solidarietà ai lavoratori della Gkn da I Gigli” è lo striscione che il Centro Commerciale di via Fratelli Cervi ha deciso di esporre sulla propria struttura di fronte all’azienda campigiana dove, da due anni, i lavoratori Gkn sono in assemblea permanente contro i licenziamenti comunicati dall’azienda vai mail.

Questo fine settimana ero lì, per partecipare a “Luglio insorgo quando voglio”. Mentre ascoltavo gli interventi degli artisti accorsi alla due giorni, tra operai, giornalisti, attivisti e semplici cittadini e studenti da tutta Italia, ho sentito gridare una ventina di lavoratori: “senza diritti, niente consegne, lunedì sciopero, martedì sciopero…”. E così sono salite sul palco le voci di quel “Mondo Sofferenza”, ormai tristemente note alle cronache almeno dal 2014, anno del primo sciopero al magazzino proprio di Campi Bisenzio.

Facchini, montatori e autisti hanno raccontato di turni massacranti (12 ore per sei giorni la settimana), stipendi da fame e straordinari non pagati come tali ma necessari per raggiungere un salario dignitoso, assenza di strumenti di lavoro (montacarichi e carrelli di sostegno), infortuni non denunciati. La saga orribile di Mondo Convenienza – la ditta specializzata nella grande distribuzione di mobili e complementi d’arredo che tutti e tutte conoscono – dura da molto e prosegue. “La nostra forza è il prezzo”, recita il claim più famoso del mobilificio low cost. A che prezzo, però? sulle spalle di chi?

L’azienda, sulle prime, diceva di non essere responsabile di quei lavoratori. Strano che indossino le divise e guidino camion con il logo dell’azienda… circostanza ricorrente: i servizi sono esternalizzati. L’effetto? I lavoratori, assunti tramite la ditta RL2, sono in condizioni di sfruttamento, mentre l’azienda fattura 1,2 miliardo di euro l’anno, più del colosso Ikea. L’appalto utilizza il contratto “Pulizie Multiservizi”, con una paga inferiore ai 7 euro lordi l’ora (per la precisione, 1180 lordi mensili per un facchino montatore, 1304 per un autista montatore), invece di inquadrare i lavoratori nel CCLN della logistica, assai più retribuito. Il Multiservizi sottrae ai dipendenti diritti e rimborsi che aumenterebbero nettamente lo stipendio mensile.

Come se non bastasse, l’azienda usa propri regolamenti per andare in deroga in senso peggiorativo al contratto stesso: ferie tagliate, malattia non retribuita, sanzioni disciplinari, “fermi tecnici” arbitrari e non pagati, indennità di trasferta su base mensile anziché giornaliera (con effetti pesantissimi sulla busta paga). I dipendenti, lo sappiamo bene, sono in grandissimo numero stranieri. Dalla conservazione del posto di lavoro dipende il mantenimento o il rinnovo dei permessi di soggiorno, il che coincide con una condizione di ricattabilità assoluta: perdere il posto per loro significa perdere molto di più.

Solo pochi giorni fa, alle proteste dei dipendenti in sciopero da più di un mese, si è risposto ancora una volta con violenza. Polizia in assetto antisommossa e responsabili dell’azienda hanno aggredito un lavoratore pakistano, cui sono stati assegnati 40 giorni di prognosi: “colpito con calci e scarpe, infortunistica a collo, torace e braccio con secondaria infrazione gomito sinistro”. Così dice il referto. La chiusura da parte dell’azienda nei confronti delle rivendicazioni sindacali è totale, che si tratti di sigle di base o confederali. L’intenzione di mantenere intatto il sistema di sfruttamento e controllo è evidente.

Nel frattempo, varie indagini coinvolgono Mondo Convenienza. La Procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone accusate di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nel magazzino di Calderara di Reno per fatti commessi tra il 2017 e il 2018: per contrarre tempi e costi nelle forniture ai clienti della merca in consegna, l’azienda avrebbe fatto ricorso a facchini, forniti da alcune cooperative, con retribuzioni difformi da quanto previsti dai contratti. Inoltre, si contestano turni interminabili, violazioni nella sicurezza sul lavoro, metodi degradanti e umilianti di controllo a distanza per costringere i lavoratori alla consegna di tutti i pacchi entro la giornata. In una parola: caporalato.

Anche la Procura di Ivrea sta procedendo per gli stessi capi d’accusa e non solo: si ipotizzano anche maltrattamenti e l’aggravante della discriminazione razziale. Solo qualche giorno fa, dopo gli scontri davanti ai cancelli di Campi Bisenzio, ho chiesto un’informativa urgente da parte della Ministra del Lavoro per fare luce non solo sui continui casi di sfruttamento che riguardano Mondo Convenienza, ma sulla realtà vastissima delle finte cooperative, degli appalti e subappalti e di tutte le forme di esternalizzazione che quasi sempre hanno lo scopo di risparmiare sul costo e le tutele del lavoro. Il tema delle esternalizzazioni, in particolare nel mondo della logistica, è cruciale in questa vicenda.

È quel fenomeno per cui, nel processo dalla produzione alla vendita, il passaggio intermedio dei beni dai magazzini al negozio o direttamente nelle nostre case deve avvenire nella maniera più efficiente, più veloce e soprattutto meno costosa possibile. Così le imprese produttrici risparmiano il costo di una gestione diretta della distribuzione appaltandola ad altre imprese, che a loro volta minimizzano i costi agendo sul lavoro, ossia intensificando i ritmi e riducendo le paghe. Questo è un meccanismo su cui si dovrebbe intervenire a livello normativo, una volta per tutte. Tuttavia, c’è anche, credo, da fare una riflessione sempre più urgente sui salari e sui contratti.

I detrattori del salario minimo legale dicono che non serve, a volte argomentano che la contrattazione collettiva nazionale basta e avanza, oppure che dall’introduzione del salario minimo verrebbe danneggiata. La realtà però racconta altro: non solo l’universo dei contratti pirata è in espansione. La costellazione di “Mondo Sofferenza” mostra che, anche laddove vige un contratto collettivo nazionale siglato dai sindacati più rappresentativi, il salario può essere molto, troppo basso, e per integrarlo vengono chieste prestazioni extra contratto. Mi sono seduto a parlare con i lavoratori di Mondo Convenienza, quel pomeriggio di un’estate che per loro è ancora più torrida.

“Vuoi arrivare a 1400 euro? Sali quelle scale, a fine giornata, da solo, con 100 chili sulle spalle” mi ha detto uno dei rappresentanti del sindacato di base SiCobas, che seguono la vertenza. Ecco un bel caso per la neonata Commissione d’inchiesta sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il momento di introdurre in Italia un salario minimo legale è adesso. Gli italiani e le italiane, di sinistra e di destra, lo vogliono. Il Governo deve accettare di aprire una discussione. E noi, i progressisti, i democratici e gli ecologisti, dobbiamo ricordarci che finché non daremo risposte a quei facchini non saremo mai credibili.

* Deputato Alleanza Verdi e Sinistra

12 Luglio 2023

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